Capitolo-II

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LA REALTÀ COME CAOS

Innanzitutto per Pirandello non esiste una realtà oggettiva, organizzata e conoscibile attraverso la scienza. La realtà è dominata dal caos, non è regolata da leggi, è soggettiva, cioè cambia a secondo di chi la guarda. Quindi Pirandello pur partendo dai modelli veristi (Verga e Capuana) poi li supera perché se non esiste una realtà oggettiva, non può esistere neppure uno scrittore che la descrive oggettivamente (come pretendevano di fare i veristi). La realtà è inconoscibile. Abbiamo detto che per Pirandello non esiste una realtà oggettiva. Ogni uomo ha una sua visione personale, soggettiva della realtà, ha una fede, un'ideologia politica, delle convinzioni (altrimenti non potrebbe vivere). Per dire ciò Pirandello usa la metafora del "lanternino": ogni uomo vive come se avesse una piccola lanterna accesa sulla testa che proietta un fascio di luce. Quel fascio di luce è la sua visione dell'esistenza: più sono forti le certezze dell'uomo più intensa è la luce, più aumentano i dubbi più la luce si fa fioca, fino a spegnersi...
Se l'io è frantumato e la realtà è inconoscibile, non è possibile nessun tipo di rappresentazione oggettiva. L'unica chiave per interpretare la realtà è l'Umorismo che non va confuso con la comicità:

comicità: è "avvertimento del contrario", cioè rido dinanzi ad una situazione diversa da come dovrebbe essere (una vecchia sigora truccata e vestita come una ragazzina)
umorismo: è "sentimento del contrario": cioè rifletto su quella situazione strana e grottesca e il mio riso si trasforma in un "sorriso amaro" pieno di malinconia, scopro il dramma che si nasconde dietro quel fatto ridicolo (la vecchia signora si trucca e si veste da ragazza perché ha paura di perdere il marito più giovane di lei).
Insomma l'umorismo ci fa scoprire il dramma che si nasconde dietro ogni situazione apparentemente ridicola o contraddittoria. Mattia Pascal che non riesce a cambiare vita e ad essere Adriano Meis perché gli mancano i documenti che attestino la sua identità incarna una situazione apparentemente ridicola ma, se riflettiamo, la sua è una situazione drammatica: è l'uomo che non riesce ad essere se stesso e che per vivere ha bisogno di un "pezzo di carta". Vitangelo Moscarda che giunge alla follia perché scopre che gli pende il naso ci fa ridere, ma anche qui, se riflettiamo, comprendiamo che il poveretto proprio a causa di quel dettaglio senza importanza si accorge che la sua identità è frantumata, non si riconosce, non sa più chi è, non ha più certezze.

Quindi l'umorismo nasce dalla "riflessione" ed è l'unico modo per descrivere la realtà. In definitiva, Pirandello segna il fondamentale passaggio dal "romanzo verista" al "romanzo umoristico"; dal romanzo ottocentesco, col suo carattere oggettivo e il suo andamento lineare, al moderno romanzo della "crisi", fondato sull'interiorità del personaggio e sul suo male di vivere.

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