CAPITOLO VII
IL RISVEGLIO
Lidya entrò a passi lenti dentro il bar. O meglio, quello che ne rimaneva. Sapeva che avrebbe trovato Steve lì, o forse era più che altro una speranza. Aveva un vago ricordo di un episodio che qualcuno le aveva raccontato, ma non avrebbe saputo dire chi, non in quel momento. Respirò a fondo e lo vide: era seduto ad un tavolo, una bottiglia di liquido scuro aperta, un bicchiere pieno e uno vuoto. E gli occhi colmi di lacrime. Leggeri singhiozzi lo scuotevano ad un ritmo regolare. Povero Steve, perché doveva sempre soffrire in quel modo? Non poteva, semplicemente, essere felice?
"Se sei qui per parlare, puoi anche andartene" le disse quando la notò "non ne ho alcuna voglia, Adele."
Lei annuì piano, ingoiò le lacrime che minacciarono di venire fuori quando sentì la sua voce spezzata dal pianto. "Vorrà dire che rimarremo in silenzio. Okay?"
Lui le rivolse lo sguardo più triste che gli avesse mai visto. Ma le lacrime sembrarono calmarsi, i singhiozzi anche. "Okay" mormorò.
Lidya aprì gli occhi piano, la luce le diede fastidio. Non sapeva dove fosse, e si chiese se quello che aveva appena sognato fosse un ricordo oppure semplicemente un'illusione. Aveva sete ed era sudata, sentiva i capelli appiccicati alla nuca, le mani formicolare un po'. Mosse piano le dita, per liberarsi della sensazione e deglutì la secchezza che sentiva in bocca.
"Era ora che ti svegliassi" le disse qualcuno. E, quella voce, la conosceva fin troppo bene. Sapeva anche cosa significava.
"Tony" mugugnò girando poco il capo in direzione del suono. "Se sei qui significa che è successo qualcosa e non mi sono fatta sentire per almeno dieci giorni."
"Non ricordi nulla?"
"Ricordo che ero stanca e sono andata a fare una passeggiata" lei gli fece cenno di aiutarla e lui le porse le mani tirandola piano, fino a che non fu seduta al centro del letto. "Dall'altra parte del fiume c'è un grande albero, mi sono seduta ai suoi piedi. E poi più niente..."
"E poi ha iniziato a piovere. Ha piovuto per ore e tu non ti sei presentata a mensa. E così, la tua amica Clementine" fece una pausa, "è un vulcano, comunque. E continua a flirtare con me" aggiunse prima di tornare al punto della questione. "Dicevo, la tua amica Clementine si è preoccupata, ha dato l'allarme e sono venuti a cercarti. Eri svenuta, ai piedi dell'albero."
"Svenuta?"
"Sì, hai avuto la febbre tifoide."
Lidya si passò una mano sul viso. "Vuoi dire che sono rimasta, addormentata, qui per dieci giorni?"
"No, ci sei rimasta per una settimana."
"Quindi hai deciso di venire prima del previsto?"
"Non proprio."
"Okay senti, me lo dici dopo" la donna provò a mettersi in piedi, ma le girò la testa e così tornò a sedersi. "Credo che Steve ricordi qualcosa. Non so bene quanto di preciso, ma credo che ricordi."
Tony respirò a fondo. "Perché lo credi?" le domandò versandole un bicchiere di acqua.
"Perché il mio cellulare è caduto nell'acqua qualche settimana fa. Non sapevo come fare e così ho chiesto a tuo padre di darmi una mano. L'hai conosciuto, a proposito?"
"Sì, è stato... strano."
"Stai bene?"
"Sì, vai avanti a raccontare."
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Capitan America | Going Back
FanficLA STORIA NON E' INCOMPLETA. MA NON SO SCRIVERE A COMANDO, QUINDI MAN MANO CHE L'ISPIRAZIONE ARRIVA, LA AGGIORNERO'. SIATE PAZIENTI, GRAZIE. Tony Stark e Lidya Abel hanno una missione e quella missione richiede un viaggio nel tempo fino al 1940, all...