Capitolo I - Il primo incontro

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CAPITOLO I

IL PRIMO INCONTRO

La prima settimana di Lidya al campo passò tra feriti veri e improvvisazioni. La sera, quando tornava nel suo alloggio e si fissava allo specchio, si sentiva un pesce fuor d'acqua. Non aveva idea di come avrebbe fatto a portare a termine quella piccola missione e cominciava a pensare che andare lì fosse stata una pessima idea. Ma anche l'unica a cui lei e Tony erano riusciti a pensare.

Il suo amico le aveva dato una specie di piccolo tablet mormorando termini tecnici che lei non conosceva e, quando gli aveva chiesto di spiegarle di che cavolo stesse blaterando, lui le aveva detto che quello era l'aggeggio che avrebbe permesso loro di comunicare nonostante gli anni di distanza.

Le aveva spiegato a grandi linee come funzionasse, e visto che funzionava esattamente come un cellulare, per Lidya impararne l'utilizzo era stato abbastanza semplice.

Da quando era lì aveva fatto la conoscenza di diverse infermiere, e aveva scoperto che molte di loro non disdegnavano le attenzioni che i soldati riservavano loro. Molte, tutte ragazze giovani e di bell'aspetto, erano convinte che una volta finita la guerra, i soldati a cui si erano concesse, le avrebbero sposate facendo di loro rispettabili mogli di militari. Lidya sperava che fosse vero, ma temeva il contrario.

Tra le sue colleghe molte sognavano il grande amore con il famigerato Capitan America, molte altre puntavano al Sergente Barnes, Lidya aveva dovuto imparare a tacere ogni volta che un commento su Steve veniva fuori dalle bocche di quelle donne. Era stata la parte più difficile.

Il ritorno di Steve e della sua squadra era previsto da lì a qualche ora, con loro ci sarebbero stati anche l'Agente Carter e il colonnello Phillips e quella stessa sera si sarebbe tenuta una specie di festa in loro onore, nell'unico bar presente all'accampamento. Tutti erano invitati a partecipare. Lidya non era sicura di volerlo fare.

Non era sicura di quasi nulla a dire il vero, e quei timori la disorientavano. Sistemò con fare nervoso delle garze, controllò che ci fosse tutto il necessario, perché immaginò che ci sarebbero stati feriti al ritorno della squadra. Forse avrebbe dovuto ricucire un uomo o due e fu grata che allo S.H.I.E.L.D. le avessero insegnato a farlo. Era preparata al sangue, a quello sì, non era preparata a tutto il resto.

Quando Steve e Barnes fecero il loro ingresso in infermeria, infatti, le ci volle un attimo per ricordarsi di muoversi. E di respirare. Aveva visto Steve in abiti militari soltanto in alcune fotografie e le era sembrato che fosse nato per indossare quella divisa. Ma vederlo di persona diede tutto un altro significato alla sua sensazione: irradiava potere e calma. Benevolenza e forza. Era affascinante, esattamente nel suo elemento.

"Salve" le disse aiutando Barnes a sedersi su un lettino. "Ha bisogno di aiuto."

L'altro scosse il capo "Sto bene" bofonchiò prima di guardarla, "o forse no" sul suo viso sporco prese forma un sorriso malizioso che era difficile non cogliere. "Ciao. Sei nuova, vero?"

Lidya respirò a fondo, si impose di non fissare Steve più del dovuto, anche se tutto quello che desiderava fare era stringerlo tra le braccia. Sorrise a Barnes: "Sono arrivata la settimana scorsa" spiegò afferrando una garza pulita e premendola delicatamente sulla fronte ferita del migliore amico del Capitano.

"Starà bene?" chiese proprio lui.

La donna sorrise annuendo. "Starà bene. Pulirò la ferita e gli metterò un cerotto. Poi ci vorrà un po' di riposo, oppure un po' di alcol, e sarà come nuovo."

Bucky ridacchiò. "Sono Bucky. Tu sei?"

Lei ci pensò prima di rispondere, per non pronunciare il nome sbagliato. "Adele". Il suo sguardo venne attirato da qualcosa alla sua destra. Vide che Steve si stava toccando il fianco sinistro, la sua mano grande si sporcò di sangue. "È ferito" gli disse.

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