Emozioni

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Casa di Regina non era poi così distante, eppure sembrava non arrivare mai. Durante tutto il tragitto la professoressa provava e riprovava mentalmente tutto il discorso che aveva in testa, per essere sicura di non trovarsi impreparata di fronte alla donna che le faceva venire le palpitazioni con uno sguardo, o con una semplice e microscopica smorfia di quella bocca rosso fuoco.
Il momento era arrivato. Casa di Regina era lì. Ora doveva solo trovare il coraggio di uscire dall'auto per affrontarla. La delusione si impadronì del suo corpo, la rabbia iniziò a salire, non aveva mai litigato con Sean. Quella donna era la causa di tutto, doveva soffrire per come l'aveva trattata e per quello che aveva fatto al suo amico.

Forza Sarah, fatti valere! Nessuno può calpestarti!

Regina, dopo la doccia, si era preparata per la notte e stava sdraiata sul letto al piano superiore della casa, a pancia in su, mani lungo i fianchi e sguardo fisso al soffitto. Cercava di non pensare, ma mille emozioni le invadevano il corpo. I suoi pensieri furono interrotti da un suono, un rumore, per la precisione. Qualcuno aveva bussato alla porta.

Chi sarà a quest'ora?! Forse Sean è tornato!?

Prese la vestaglia, si infilò le ciabatte e corse giù per le scale. Arrivata all'ultimo scalino tentennò prima di procedere. Aveva paura, non sapeva né cosa dire al suo ormai ex ragazzo, né come comportarsi. Di una cosa era certa: Regina Walker non doveva mai mostrarsi debole. Ogni volta che lo aveva fatto, lei o le persone a lei vicine si erano fatte male o si erano prese gioco di lei. Si mascherò con l' espressione più dura e sicura che aveva ed aprì la porta di scatto, impegnandosi a non scomporsi una volta che avesse incrociato gli occhi del suo ospite.
Rimase di stucco. Alla porta si ritrovò l'unica persona che sapeva farle battere il cuore come un martello pneumatico: la donna dagli occhi dal colore indefinito, un colore indescrivibile per la sua bellezza. Un piccolo sorriso spontaneo, che spense subito, le increspò le labbra, ma forse Sarah neanche aveva fatto in tempo a notarlo.

"Buonasera, miss Spencer".

"Ciao Regina. Posso entrare?".

La preside osservò il viso teso e preoccupato della professoressa. Rabbrividì per l'aria fresca che entrava dalla porta e si spostò leggermente per permettere a Sarah di entrare.
Sarah entrò ringraziando a voce bassa, si levò la giacca e rimase in piedi davanti al divano, mentre Regina prendeva qualcosa da bere.
Erano entrambe imbarazzate ed impacciate. Non sapevano bene come comportarsi né cosa pensare, non facevano altro che emettere sospiri profondi ad intervalli quasi regolari.

"Ecco, prendi - le disse la mora porgendole il bicchiere - Scusa l'abbigliamento, ma non aspettavo nessuno".

"Tranquilla, non mi scandalizzo, anzi" rispose Sarah senza neanche guardare la preside che arrossì.

"Prego, siediti pure. A cosa devo la tua visita?".

"Non ho voglia di sedermi. Ho parlato con Sean, o meglio era lì mentr-"

"Ha parlato anche con me, mi ha det-"

"Non interrompermi. Portami rispetto almeno questa volta."

Sarah era determinata, sicura di tutto ciò che pretendeva e voleva da Regina. Anche se non riusciva a guardarla negli occhi, voleva ripetere per filo e per segno il discorso che si era prefissata in macchina.

"Era lì mentre ne parlavo con Meghan. Sa del bacio, sa che avevamo bevuto e che mi sento una merda nei suoi confronti. So che è un uomo intelligente e spero di non perderlo, perchè io a lui ci tengo davvero. Mi sento veramente un'idiota ad essere caduta in un tranello nato da una stupida, e seguito da una che, a quanto pare, è più stupida di lei. Sono venuta qui per dirti che da oggi in poi per me fuori da scuola non esisti. Purtroppo rimani la preside della scuola in cui lavoro, ma fuori da lì non sei nessuno. Per me sarà come se fossi morta.

Gli occhi dell'altraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora