Capitolo 1
🎵 I don't care - Justin Bieber ft Ed Sheeran
《Sophie stai serena, davvero non arriverò in ritardo》
Avevo il telefono incastrato tra la spalla e la guancia destra e con le mani nell'armadio cercavo di prendere piu velocemente possibile gli outfits che avrei potuto utilizzare durante quelle due settimane.
Mi cadde la scatola delle mie decoltè nere e il tonfo non sfuggì al mio interlocutore che prontamente iniziò a urlare.
《Mia! Avevi detto che eri in auto! Quasi in aereoporto! Manca meno di un'ora al tuo imbarco》
《Lo so. Lo so》 protestai infilando le scarpe in valigia e cercando invano di chiuderla, perché come sempre per evitare di scegliere avevo messo più cose del previsto.
Scesi le scale di casa di corsa e presi al volo il cappotto.
《Avvisami quando arrivi in aereoporto》
Le sentii dire mentre chiudevo la porta di casa alle mie spalle.
《Sissignore》 risposi prendendola in giro
《Ah ehm Mia》
《Merda! Il portatile》 dissi sbattendomi il palmo della mano sulle tempie. E tornai correndo verso casa trascinando la valigia.
《Ok te lo dico dopo》
《Si bhe ecco sarabbe meglio Sophie, sono proprio di corsa》
《Oh ma davvero?che novità!》 Rispose ironica.
《Ah ah divertente》 le risposi riaprendo il portone
《Avvisami se riuscirai a decollare》
《Certo! Ah! E So》 dissi prendendo il portatile da sopra la penisola in cucina dove lo avevo lasciato insieme all'agenda.
《Si?》
《Ricordami di non farti prenotare mai più nessun mio volo, sai troppi orari e mi metti ansia》 dissi sorridendo mentre chiudevo il bagagliaio dell'auto.
《Ah bell..》 cercò di rispondermi
Sorrisi. Ovviamente stavo scherzando. Sophie era la mia salvezza sempre e mi conosceva meglio di chiunque altro.
《Prima di cena sarò li da te》
《Lo spero》concluse e potevo quasi vederla sorridere anche se eravamo a chilometri di distanza, perché del resto nemmeno io la conoscevo poco.
《Fai buon viaggio Mia》
《Grazie》dissi e chiusi la chiamata buttando il cellulare nel sedile accanto
《Se arrivo ad imbarcarmi》 dissi tra me e me accendendo la radio.{ MIA }

Ero riuscita a prendere il primo aereo solo perché in aereoporto c'era stato un guasto al sistema durante l'imbarco con una signora in sedia a rotelle, e ovviamente non potevano lasciarla a terra, per cui recuperai grazie a quella signora il tempo che quel dannato traffico mi aveva fatto perdere lungo il tragitto da casa all'aereoporto, dove al solito credevo di poter volere e di avere la Batmobile.
Dovevo ringraziare la signora se non avrei passato le vacanze in casa e per non aver perso un'amica.
Sophie mi avrebbe uccisa se non avessi passato le feste con lei, specialmente quest'anno.
Feci qualche chiamata mentre ero seduta al Bar dell'aereoporto, aspettando un cliente col quale avevo fissato un appuntamento proprio approfittando del buco di tre ore che avrei dovuto passare in quell'aereoporto prima della coincidenza.
《Le porto ancora qualcosa?》chiese il ragazzo al bancone.
《Un altro caffè grazie e una spremuta》 risposi.
《Arrivano subito》 sorrise gentile.《Signorina Davis》 sentii chiamarmi alle mie spalle
《Signor Tomson, la stavo aspettando》
dissi alzandomi di poco perché non me ne diede il tempo e stringendogli energicamente la mano.
Da una stretta di mano si capiscono tante cose.
《Vogliamo accomodarci ?》 chiesi indicandogli dei tavoli un pò più appartati rispetto al bancone al quale ero seduta.
《No va bene qui 》rispose 《Mi dispiace signorina Davis ma non ho molto tempo da dedicarle》
《Signorina il suo caffè e la sua spremuta 》
《Grazie》dissi al ragazzo mentre l'uomo che mi aveva raggiunta si accomodava nello sgabello accanto al mio poggiando la sua valigetta ai piedi.
《Non si preoccupi》 risposi
《Giusto il tempo di qualche domanda》dissi prendendo la mia agenda tra le mani.
《Dite tutti cosi voi giornalisti》 sorrise beffardo.
Ricambiai il sorriso incapace di smentire quella che alla fin dei conti era una inesorabile verità per la categoria alla quale appartenevo.
《Le porto qualcosa signore?》
《Si, un Martini perfavore》
《Certo, subito》rispose il ragazzo.
I dieci minuti successivi furono un insieme di caffè, martini, convenevoli, sorrisi beffardi, domande, parole nero su bianco, qualche sguardo ammicante, un altro martini e ancora domande finché...
《Passo》 rispose l'uomo sulla cinquantina che stavo intervistando.
《Mi scusi?》
《Ho detto 'Passo'》
《Non capisco. Le ripeto la domanda》
《Signorina Davis io ho capito perfettamente la sua domanda e le ho risposto..》 disse fissando su di me quello sguardo che fino all'attimo prima era stato a tratti solare, a tratti malizioso ma che adesso ardeva.
《Non vuole rispondere alla mia domanda Signor Tomson, vedo che le..》
《Stia attenta a come parla signorina Davis, il suo visino d'angelo e i suoi occhi vispi non sono il passaporto per i segreti della gente, soprattutto quelli pericolosi》 disse mentre si era alzato di colpo alzando un po la voce visibilmente infastidito e prendendomi per un braccio.
《Mi lasci》riuscii a dire guardando la sua mano possente stringere il mio avambraccio. 《Intende intimidirmi?》
《Si sbaglia signorina Davis intendo esserle d'aiuto, la prossima volta che sentirà dire 'passo' le conviene darmi ascolto》 disse strattonando il mio braccio e avvicinandosi al mio viso.
Rimasi con lo sguardo puntato nei suoi occhi per non far vedere quanto la sua reazione e la sua presa mi stessero spaventando più delle sue parole.《C'è qualche problema qui?》avvertii una voce maschile alle mie spalle e solo in quel momento distolsi lo sguardo dal mio interlocutore per puntarlo sulla mano che aveva appena agguantato il braccio dell'uomo che mi stava di fronte, che mi teneva ancora stretta.
Lo vidi stringere il braccio per fargli allentare la presa sul mio.
《E lei cosa vuole?》chiese il signor Tomson
《Credo che la signorina le abbia chiesto di lasciarla》 disse il ragazzo accanto a me ignorando la domanda.
Il Signor Tomson lasciò il mio braccio e si aggiustò la cravatta e la giacca.
《Il mio tempo qui è scaduto signori》 disse riprendendo la sua valigetta. Non era uomo al quale piaceva avere magagne, si rese conto di aver avuto una reazione ambigua e che l'intervento di quel giovane sconosciuto non avrebbe giovato trovandosi in un luogo pubblico e con qualche occhiata indiscreta che ovviamente lo puntava dai tavolini circostanti
《Ho un aereo da prendere,con permesso signori》 fece un cenno col capo come a voler essere educato ma si vedeva che era visibilmente alterato per la situazione.
E se ne andò.
Sospirai visibilmente visto che il mio petto scese di botto e il ragazzo del bar e quello accanto a me non dovette sfuggire, perché mentre il primo mi allungava un bicchiere d'acqua, il secondo si sedeva accanto a me proprio nello sgabello occupato poco prima dal Signor Tomson e mi fissava.
Alzai lo sguardo e fu quella la prima volta che incontrai i suoi occhi.
STAI LEGGENDO
Abbracci mancati
RomanceI suoi muscoli si contrassero mentre si posizionava per tirare lungo il tavolo da biliardo al centro della sala, con la stecca tra le mani. Fissò la punta, la posizionò, si concentrò, sfiorò la biglia e passarono pochi istanti in cui immaginai la s...