《Ritardi inaspettati e oggetti smarriti》

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Capitolo 2
🎵 "Suitcase" - di James TW

Ero seduto al bar dell'aereoporto infastidito dal fatto che il mio volo era stato appena cancellato e quello con il quale me lo avevano rimpiazzato era in ritardo.
Avevo lavorato per due ore di fila senza staccare gli occhi dal pc che avevo davanti sul tavolino insieme al terzo caffè lungo che mi ero fatto portare.
I miei occhi ne avevano risentito, cosi misi gli occhiali da riposo e chiudendo il pc, presi il libro che avevo in borsa per distrarmi un pò.

Ero a pagina 83 quando qualcosa mi fece distrarre

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Ero a pagina 83 quando qualcosa mi fece distrarre.
Ebbi un tonfo al cuore nel sentire quel suono.
Una parte di me ebbe l'istinto di girarsi per assicurarsi che non fossi pazzo o avessi allucinazioni, ma il mio corpo sembrava paralizzato.
Sentii di nuovo quel suono e stavolta, cosciente che non era uno scherzo del mio subconscio, della stanchezza delle ultime settinane né dei miei più nascosti desideri, mi voltai nella direzione di quel suono.

Una risata.

Ed era chiaro che appartenesse ad una donna, ma non era la stessa che aveva invaso i miei pensieri.
Il mio cuore si spezzò per l'ennesima volta nel prendere coscienza di quella inevitabile verità.

Non era lei.

Ammirai la figura alla quale apparteneva quella familiare risata e poi con un sorriso malinconico ripresi la mia lettura cercando di distrarmi.
Con mia sorpresa mi ritrovai più volte ad alzare gli occhi dal libro verso quella donna al bancone che mi aveva precedentenente distratto.
Lunghi capelli castani con dei riflessi piu chiari su qualche ciocca, una gonna a vita alta e una camicetta appena sbottonata sul davanti.
Ordinò un caffè e una spremuta, mentre era intenta a scrivere su una moleskine.
'Tornò al suo ufficio ma aprendo la porta trov..' provai a continuare a leggere ma mi ritrovai ad alzare nuovamente lo sguardo e per un attimo persi di vista la ragazza al bancone, perché una figura maschile, un uomo sulla cinquantina l'aveva nascosta completamente.
Le si sedette accanto dopo aver stretto vigorosamente la sua mano, sembravano essersi appena conosciuti.
Passarono dieci minuti buoni nei quali mi ritrovai ad osservare quei due soggetti e a cercare di captare le loro parole.
Quando decisi di chiedere un altro caffè e mi avvicinai al bancone sentii distintamente quelle parole però, ma soprattutto vidi la mano dell'uomo afferrare prepotentemente il braccio della ragazza
-"mi lasci,cerca di intimidirmi?"
"Si sbaglia signorina Davis intendo esserle d'aiuto, la prossima volta che sentirà dire 'passo' le conviene darmi ascolto"-
Non so perché lo feci, ma il mio braccio poco distante da loro non riuscì a stare fermo e si mosse verso di loro, afferrando quello dell'uomo.
L'uomo risultò visibilmente infastidito dal mio intervento ma cercò di svignarsela per non dare troppo nell'occhio, dato che alcuni clienti del bar si erano voltati ad osservare la scena.
Vidi il viso della ragazza per intero per la prima volta quando dopo essermi seduto al suo fianco si voltò a guardarmi.
Fino a quel momento infatti avevo solo visto le sue spalle e il viso di profilo.
Il ragazzo al bancone le allungò un bicchiere d'acqua.
Lo prese ma non poté nascondere il tremolio della sua mano, del tutto contrastante con la fermezza del suo sguardo poco prima su quell'uomo.
La vidi berlo tutto d'un sorso chiudendo gli occhi e vidi i suoi muscoli rilassarsi anche se di poco.
《Tutto apposto signorina?》chiese il ragazzo al bancone sorridendole, mentre un cliente poco distante da noi richiamava la sua attenzione.
《Si grazie》sorrise per rassicurarlo indicando il bicchiere.
《 Quanto le dev..》
《Faccio io》risposi al ragazzo precedendo la sua risposta
Il ragazzo del bar si allontanò raggiungendo il cliente spasientito.
《Ha gia fatto abbastanza》 furono le prime parole che quella sconosciuta dalla risata familiare mi rivolse con un tono quasi duro, voltandosi per la prima volta a guardarmi.

《Chi le ha fatto pensare di potersi intromettere?》
Rimasi senza parole a quella sua affermazione.
Dalle sue labbra uscivano queste parole, ma i suoi occhi dicevano altro.
《Mi era parso di capire che quell'uomo la stesse .. 》mi interruppe
《Le è parso male》esordì.
Il barrista tornò da noi per porgermi il mio quarto caffè della giornata 《Ecco a lei signore》.
Lo ringraziai con un cenno, ma nel prendere la tazza dal bancone la urtai impercettibilmente e senza volerlo le macchiai la gonna
《Ma che fa..》 disse alzandosi come una furia
《Mi scusi. Io non volevo》dissi mentre rimettevo la tazza sul bancone e mi avvicinavo a lei.
《Lasci stare, ho un aereo da prendere》disse prendendo la valigetta ai suoi piedi 《e comunque era un appuntamento di lavoro e con il suo interv..》
Il suo cellulare squillò interrompendo la nostra conversazione iniziata sicuramente male.
Lampeggiava la scritta "Boss" per cui capii che doveva rispondere.
《La ringrazio comunque》indicò il bancone perché mi ero offerto di pagarle quanto aveva preso, ma mi parve di capire dai suoi occhi che il suo grazie non era solo per quello ma non l'avrebbe mai ammesso dopo che le avevo macchiato il completo.
《Di niente》risposi mentre già si era allontanata a grandi passi iniziando la conversazione telefonica con il suo capo.

Rimasi a fissarla per un paio di secondi mentre camminava velocemente sui suoi tacchi,poi mi allontanai verso la mia iniziale postazione al tavolo che ospitava ancora le mie cose.
《Signore》sentii richiamare la mia attenzione di nuovo verso il bancone
《Si?》
《 La sua moleskine》 disse alzando l'oggetto nella mia direzione.
《No,non..》
Non era la mia, era quella dove la ragazza alla quale mi accorsi non avevo nemmeno fatto in tempo a chiedere il nome, stava scrivendo prima.
《Grazie》risposi gentilmente prendendola.

Abbracci mancatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora