Capitolo 2: Due occhi rossi

213 15 0
                                    


𝓛𝓾𝓬𝓲𝓾𝓼

La luce si accende e illumina il palco, dove sono intrecciati tanti fili colorati, mentre nel teatro si diffonde una musica leggera e piacevole. Tra il giallo dei fari e i vari colori spicca una figura esile. Indossa un vestito nero con paillettes bianche che brillano con le luci. Si addentra tra i fili e quando la musica diventa più grave inizia ad aggrovigliarsi, fino a venire intrappolata. All'improvviso, la musica si abbassa e la ragazza con i capelli corvini sul palco alza la testa.

Non so se quella strana cosa che consiste nel guardare la felicità da lontano senza mai riuscire a raggiungerla sia malinconia. È cosi che mi sento. Quella è Lisandra Mikelaus. Quella è la mia Ateyo.

Mi sono lasciato coinvolgere dalla folle idea di Milena e mi trovo in uno stupido teatro, con delle lenti colorate negli occhi, in mezzo a un centinaio di umani. Al mio fianco c'è la matrigna di Lisandra e alla mia sinistra mia moglie Milena.

«Tanti fili, una testa

Tanti fili, una persona

Tanti fili portano alla distruzione», sospira mentre si divincola tra i fili.

«18. Non è di certo un caso se questo numero è stato identificato come porta sfiga.18. Diciotto anni è quell'età in cui non capisci più nulla: può essere nel lato positivo o nel lato negativo. Ovviamente, con la fortuna che ho, sono nel lato negativo. 18 è l'età in cui una sola frase, un'azione o addirittura una parola... Basta una sola, piccola, insignificante parola per cambiare il senso di un'intera giornata o addirittura di un'intera vita. 18 è l'età in cui si ha la strana abitudine di non raccontare nulla a nessuno di come ci sente veramente. Si ha la tempesta dentro e nessuno lo nota.18 è l'età in cui si è più ipocriti, perché si finge con gli altri e si mente a se stessi.». Inspira profondamente e guarda verso il fondo della sala. La musica si alza e pian piano, con agilità, riesce a uscire dai fili, creando un grosso gomitolo intrecciato.

È veramente brava.

La musica si abbassa.

«...Ma non mi piacque il vil secol mai.Probabilmente nessuno saprà di chi è questo meraviglioso verso. Beh, è di Vittorio Alfieri, un poeta preromantico del Settecento. Penso che ognuno di noi abbia studiato letteratura italiana al liceo, giusto? Bene. Allora perché tutti la odiano? È considerata lunga e noiosa, ma non è mai stata guardata dal mio punto di vista. Ho sempre provato a capire veramente cosa volesse dire ogni singolo poeta e ogni singola volta mi ritrovavo in ogni singola parola. Persino in Manzoni, considerato il massimo della noia dalla mia generazione». Dal pubblico si alza una risata collettiva.

«Perché una parte della società adolescenziale si sente come Alfieri? Quanto ci ho pensato... Non potete credere a quanto mi sono scervellata per trovare una risposta. Sapete qual è l'unica soluzione? RESPIRARE.

Ci sono domande quali Come fai ad andare avanti? oppure Cosa ti spinge a non sederti e non mollare tutto?

Quantecazzodi volte ho pensato di andare via e mollare tutto, ma no, sono ancora qui.

Alcuni di noi sono sempre stati considerati INFERIORI, insieme a mille altri aggettivi di cui non sto qua a parlare, altrimenti questo monologo diventerebbe più lungo dei Promessi sposi, ma sapete qual è il vero problema mio e dei miei coetanei? SIAMO NOI STESSI», afferma con decisione e una punta di frustrazione.

«È tutta colpa nostra.

È colpa nostra perché diamo a queste persone il potere di agire, facendoci stare ancor peggio di quanto ci facciamo male noi stessi.

Legami di Sangue: Il contattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora