CAPITOLO 1: DECESSO

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Ogni giorno, nel mondo, migliaia di esseri umani nascono e per mantenere il naturale equilibrio altrettanti terminano il loro cammino.

Da secoli le domande fondamentali che l'uomo si pone sono: che cosa c'è dopo la morte? Esiste un seguito? Dopo che l'anima esaurisce il tempo da trascorrere nel mondo terreno si separa dal corpo per poi raggiungere l'aldilà? In base ad alcuni studi si è ipotizzato che il suo peso oscilli tra i 47 e i 105 g, più l'animo è denso più è probabile finire tra i gironi dell'inferno. Era il 1875 quando arrivò nella sede di primo giudizio una giovane donna che sembrava essere morta all'età di soli 26 anni. Aveva ancora la morbida acconciatura che le adornava i capelli fin dai primi bagliori della giornata, probabilmente il suo funerale doveva essere avvenuto da poco. Dalle spalle le scendeva un soffice velo bianco che si ripiegava sul corsetto e sui lembi del vestitino. L'anelito vitale era scomparso già da un paio di ore e sul suo braccio c'era tatuata una serie di numeri: 25 02 1875, una data che le sarebbe rimasta impressa per l'eternità. Era sola e dinanzi a lei erano poste quattro fioche che candele come fosse ancora nella camera funeraria. Solitamente i morti vengono catalogati tramite la schedatura delle anime e poi inviati alla sede di primo giudizio attraverso il fiume acheronte, ma la situazione pareva essere diversa. La giovane si era ritrovata con gli occhi socchiusi ad aleggiare su morbidi i panni profumati, il luogo che la incorniciava però aveva tutta l'aria di essere qualcosa di molto simile ad un cimitero. L'unica morte della giornata: la sua. Una cosa del tutto strana poiché, solitamente, in quella sede si presentavano migliaia di anime in attesa di giudizio. I piccoli occhi sollevarono due bianchissime palpebre e si interrogarono sul perché si trovasse esattamente lì, i muscoli parevano ancora quasi del tutto in rigor mortis e l'unica cosa che riuscì a fare fu roteare due iridi verdastre e luminose per raggiungere la parte più alta del soffitto. Una voce non troppo profonda raggiunse flebile le sue orecchie e istintivamente fu costretta a richiudere gli occhi per fingere di essere ancora immersa in quel placido sonno eterno. Una mano fredda le palpò i palmi ancora più ghiacciati e il suono, che prima sembrava essere sommesso, si caricò di enfasi rimbombando: "È sola?"

Una vocina più gracchiante prontamente rispose ricca di una sottile timidezza:

"Pare di sì mio signore... ma, ma non l'ho accompagnata io. L'ho rinvenuta distesa sulle sponde del fiume ancora con il suo abito funebre e non sapendo come comportarmi ho deciso di adagiare il corpo su questi panni e attendere i suoi ordini. Non...non si è ancora destata."

Concluse il basso ometto che, subito dopo, fece un passo indietro allontanandosi da quel giaciglio arrangiato. L'altro pareva essere più alto, la sua parlata faceva più fatica a raggiungere la donna. Era lì fermo a cercare una spiegazione mentre si toccava il mento accarezzandolo dolcemente. La mano smise di tormentare il labbro dell'individuo misterioso e gli lasciò continuare la conversazione.

"È stata catalogata. Sembra tutto in regola, mh... guarda: 25 02 1875"

le sollevo così il braccio destro per accertarsi che ci fosse la data del suo decesso per poi riprendere il discorso: "E tu, sei proprio sicuro di non aver visto questa ragazza salire sulla barca?"

Il vecchio alzò lo sguardo per incrociare gli occhi funesti del padrone, intimidito lo spostò velocemente e balbettò qualcosa: "No, mio signore! Le assicuro che non ho visto nessuno mettere piede sul mio vascello oggi".

L'altro, altezzoso, posò il braccio della ragazza e ponendolo sul suo ventre, continuò a parlare:

"Certo che è strano, non che mi fidi troppo di te..."

SETTE GIORNI ALL'INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora