CAPITOLO 5: BAMBOLA

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Capitolo 5: Bambola

"Non capisco come sia possibile!" Soggiunse l'uomo.

Era sorpreso di vedere l'essenza di Maryjane macchiarsi di un colore nerastro appena parte della sua saliva l'aveva sfiorata.

Distratto da quel fenomeno, in attesa di una possibile risposta, era rimasto abbracciato a lei con uno dei due corni appoggiato sulla sua spalla. La teneva avvolta da una forma demoniaca che da sempre gli era appartenuta, insieme ricordavano le forme scalpellate dell'Apollo e Dafne. Quello che si percepiva dalla loro posa scultorea poteva essere un amplesso passionale e libidinoso, un'eterna lotta fra il mondo terreno e il mondo sovrannaturale, tra la vita e la morte, la forza e la debolezza, eppure, l'unico che poteva avere la meglio in quel luogo dimenticato sia da Dio che dall'uomo era solo un invalicabile muro d'odio.

Ancora in trappola, la vittima non poté che balbettare un forzato: "Ecco beh..."

Non sapeva esattamente che cosa volesse dire, ma era certa che la situazione più che spaventarla la stava imbarazzando.

"Te la sei scampata di nuovo, umana. Non posso certamente farti fuori dopo aver scoperto un dettaglio tanto notevole."

Rimaneva ancora incollato a quella piccola cassa toracica come se quel fastidioso pappagallino avesse trovato la posizione perfetta sul suo nuovo trespolo.

"Credo che dovremmo sbrigarci a raggiungere la sala del giudizio. Voglio sottoporti alla pesatura dato che fra poco arriveranno altri malcapitati."

La confusione che si era venuta a creare nella testa di Maryjane era diventata un caos dilagante.

L'avrebbe uccisa? Avrebbe aspettato un po' per poi torturarla e divorarla? Che diavolo significava quella roba nera che era apparsa sul collo? E cosa non meno importante delle altre, cos'era quella situazione tanto scomoda?

La giovane non riusciva a muoversi fa le grinfie del giovane, ma si scosse un po' per fargli notare in che spiacevole condizione fossero.

"Vogliamo camminare così?" Sentenziò ancora leggermente tremante.

"Non preoccuparti, volevo solo affrontare più da vicino il problema sfruttandolo a fondo."

Si vedeva che stava chiaramente mentendo, anche perché si era finalmente scollato con uno scatto troppo veloce per essere stato ragionato in precedenza.

tentò di riprendere, con un po' di difficoltà, la sua eleganza e compostezza, sistemò la camicia e il bavero della giacca che, nel frattempo, si era per chissà quale motivo gonfiata nella zona delle spalle.

Spostandosi così fulmineamente, aveva strappato un pezzetto di qualcosa simile alla carne da un fianco di Maryjane.

Silenziosa non aveva nemmeno fiatato anche se il sangue, ancora contenuto in lei, non aveva saputo celare la sofferenza che, invece, uno sguardo più pacato aveva tentato vanamente di nascondere.

"Scusami", ancora quella parola. Era la seconda volta che la sentiva nella giornata, ma il precedente episodio non era riuscito ad ammortizzare il suo pesante effetto.

Quella volta, però, furono le labbra sanguigne dell'uomo a sortire questa macabra sensazione. Aveva pronunciato, senza pensarci troppo, tre sillabe, una dietro l'altra, un centesimo di secondo che era riuscito a farlo dubitare della sua cattiveria sconfinata.

"Ti fa male?" Pareva che non fosse nemmeno lui a ragionare. Cosa diamine stava combinando? Prima dirle che l'avrebbe stuprata senza pietà smembrandola e poi per un graffio stava facendo tutte queste storie?

Dal taglio che la donna copriva frettolosamente si scorgeva un invisibile luccichio, una flebile fiammella che inspiegabilmente faceva capolino verso l'esterno. Era una lucina bianca che brillava come fosse una pietra screziata.

SETTE GIORNI ALL'INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora