Not like the movies - 2

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"Entri pure."
Mi chiusi la porta dietro le spalle, dirigendomi così verso le due poltrone deposte di fronte alla scrivania.
Finalmente, dopo una colazione dolcissima a suon di battute, baci e tanta tenerezza, ero arrivata all'università con qualche minuto di ritardo.
Per fortuna Joe aveva il turno di pulizie all'ospedale, se no non mi avrebbe fatto uscire dal suo appartamento così facilmente.
Scossi la testa, riportando la mia attenzione al presente. Mi sedetti sulla poltrona con fare sconsolato e intimidito, come se fossi seduta di fronte al patibolo.
Mr Green non mi aveva ancora calcolata minimamente, continuava a digitare freneticamente i tasti del suo portatile fin quando lo chiuse con forza, per inchiodarmi con uno sguardo di fuoco.
L'aria pesava e il mio cuore pulsava fin sopra al mio respiro.
Avevo paura, troppa paura.
"Miss Stevenson cosa vuole diventare da grande?"
Rimasi interdetta per qualche minuto, completamente spaesata dalla sua domanda.
Forse non era arrabbiato come sospettavo.
"Ho troppi sogni che cerco di inseguire da anni. Scrivere, sì... Mi piacerebbe davvero poter vivere della mia passione e donare qualcosa al mondo. Però, sono anche una persona pragmatica e so che non posso solamente rifugiarmi dietro ad un sogno bello, ma anche difficile da realizzare. Mi piacerebbe insegnare, ecco. Letteratura sia in inglese che straniera."
Arrossii per quelle rivelazioni così personali. Il suo invece sguardo rimase serio e immobile tutto il tempo.
"Crede che i sogni si realizzeranno solo con l'immaginazione e per puro e pietoso miracolo?"
Mi torturai le mani, prima di concentrarmi su un portapenne vecchio e in legno.
Ma cosa voleva da me?
Non mi aveva mai tratta con quella freddezza e serietà e mi sentivo tremendamente a disagio.
Era per caso il suo modo per farmi sentire in colpa per quello stupido racconto?
"No. So bene che devo anche fare qualcosa di tangibile per realizzarli. Ecco, mi spiace per il concorso ma ..."
Venni interrotta dal suo pugno che si avventò contro la vecchia scrivania.
"E secondo lei dopo avermi consegnato quel racconto da bambina, io devo prendere sul serio le sue parole? Miss Stevenson, io ho creduto in lei dal primo momento in cui l'ho vista. Lei mi ha aiutato a rifondare il club, a credere di nuovo nei giovani e nella mia amata scrittura. Allora, mi dica sinceramente: perché io dovrei giocarmi la carriera per promuovere questo tipo di concorsi, se gli stessi partecipanti non ci credono davvero?"
Strinsi un mano talmente forte da sentire le unghie contro la mia pelle. Mi sentivo ferita da quelle parole, in qualche modo sminuita del mio sogno e della mia passione.
"Deve credermi, non l'ho fatto per prenderla in giro."
Lui si alzò in piedi di scatto, puntandomi un dito contro.
"NON VOLEVA PRENDERMI IN GIRO? Allora cosa voleva dimostrare con quel gesto?"
Il bello di tutta quell'assurda situazione era che io non riuscivo a supportare la mia tesi. Non riuscivo a rispondere a Mr Green, perché in fondo la pensavo come lui.
"Perché sono una fifona, ecco perché. Perché quando entra in circolo l'ansia e la paura, non ragiono più e reagisco d'istinto. Ho avuto mille idee diverse per quel maledetto concorso e nemmeno una era quella giusta. Sono troppo lunatica, complessata e ansiosa per essere una brava scrittrice."
Sospirai, soffermandomi con lo sguardo verso la finestra dietro la scrivania.
Era difficile ammettere le proprie debolezze di fronte ad un persona che credeva così tanto nelle tue capacità; era difficile non deludere le aspettative altrui.
Io scrivevo per me stessa e perché mi piaceva. Ma come facevo a scrivere qualcosa che avrebbero letto altri?
Come potevo essere tranquilla sapendo che mi avrebbero giudicata solamente per le mie parole?
Mi torturai un'unghia attendendo le parole di Mr Green che tardarono ad arrivare.
Un tonfo, uno spostamento d'aria e una serie di passi mi fecero voltare di nuovo verso di lui.
Si muoveva per il perimetro della stanza, sostenendosi il mento con una mano.
La sua piccola statura e la corporatura grossa, lo rendevano quasi buffo.
Si fermò poi di scatto vicino a me, guardandomi con decisione.
"Se non ci prova, non lo saprà mai. Se non ha il coraggio di ricevere critiche, non vivrà mai veramente, Miss. Lei ha un dono, un carattere e una luminosità rara. Io non voglio certamente sprecare il mio tempo con dei nullafacenti o persone incapaci. Io credo in lei, credo nella mia passione e credo nel nostro club.
E' stata la prima ad alzare la mano, se lo ricorda? Bene, mi mostri quanto vale la sua parola. Quanto Hanna Stevenson sia una ragazza capace di lottare per quello in cui crede."
Mi sorrise con il cuore e mi venne quasi da piangere per tutta quell'ammirazione, a mio dire, immotivata.
Credere in sé stessi non è mai facile, soprattutto se sei cresciuta con persone che ti giudicavano per ogni tua azione. Non avevo genitori amorevoli che mi consigliavano cosa fare o come risolvere i piccoli problemi della vita.
Sono cresciuta solamente con le mie forze e soprattutto con le mie enormi insicurezze. Il mondo fa paura a tutti, ma una bambina che lo affronta da sola fin dalla nascita, parte con qualcosa in meno. E la mia autostima ne era la prova.
La mancanza di fiducia e di amore dei miei genitori nei miei confronti, mi aveva condizionata di riflesso facendomi amare poco e rispettare ancora meno.
Ma ci stavo lavorando da un po' e prima o poi avrei raggiunto la maturità tale da amarmi come persona e trattarmi come un'amica e non una nemica.
Nonostante tutto, uscii dall'ufficio con uno strano turbamento.
Passai così una buona mezz'ora a piangere sotto quel salice piangente che aveva ospitato per tutto l'inverno la solitudine di Joe.
Mr Green aveva ragione su tutto.
Io... Io valevo qualcosa.
Sarei diventata qualcuno nella mia vita.
Era finita l'epoca dei rimpianti e dei ripensamenti, dovevo cominciare a pensare seriamente al futuro.
Cosa volevo fare?
Sicuramente piangere non mi faceva crescere. Mi asciugai così gli occhi e mi persi tra le nuvole vaporose di quella mattina di metà febbraio.
La primavera era arrivata e anche nel mio cuore fece capolino un nuovo tipo di calore seguito anche dalla consapevolezza.
Ce l'avrei fatta.
Avrei vinto contro il destino ad ogni costo.

Inked Love - Amore d'inchiostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora