Baby, you're all that I want

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I riflettori si spensero, ma noi continuammo a baciarci incuranti del mondo che crollava e della folla che si disperdeva per le strade affollate.
Eravamo tu ed io e il resto era solo insignificante polvere.

Grazie per esserci state e per aver fatto incrociare le vostre strade con la mia.

A me stessa.

Ero seduta da troppo tempo su quella sedia scomoda e consunta. Il mio cuore era inferocito, il mio respiro decisamente impaurito ed il mio corpo era la rappresentazione più vivida dell'ansia che provavo.
Pareti grigi, macchiate, a tratti intervallate da cartelloni di vecchie rappresentazioni teatrali che mi circondavano in una morsa letale.
Dov'erano finiti tutti?
Respirai profondamente, chiudendo gli occhi e riaprendoli poi con più determinazione o almeno fingendo e pavoneggiando una forza che non riusciva proprio ad intersecarsi dentro la mia anima agitata.
"Miss Stevenson?"
Mi voltai verso la mia destra, per scontrarmi con la figura accovacciata di Mr Green che mi sorrideva incoraggiante.
"Mi dica."
Di tutta risposta, l'omaccione al mio fianco mi accarezzò una mano con timidezza e affetto. "È il ritratto dell'agitazione. Vuole un bicchiere d'acqua?"
Cercai di simulare un sorriso sincero, ma le mie labbra non effettuarono nemmeno quel compito così banale.
Mossi solo impercettibilmente la testa e vidi scomparire la figura di Mr Green dietro una tenda scura.
Presi un grosso respiro e finalmente i miei occhi si focalizzarono sulla realtà.
Ero seduta di fianco ad altre quattro persone, tutte esattamente nella mia situazione emotiva.
Finalmente il tanto e temuto finale del mio piccolo e intricato percorso era arrivato. Quel diavolo di concorso che mi aveva svenato, emozionato e fatto progressivamente impazzire si stava concludendo davanti ai miei occhi spalancati ed intimoriti.
Dietro al sipario di quel piccolo teatro, si estendeva una discreta platea che parlottava ed emetteva piccole lamentele per il ritardo che – a causa di piccoli problemi tecnici – stava accumulando minuti sempre più preziosi e vitali per quelle persone ansiose e smaniose di celebrare la storia vincitrice.
Io e gli altri finalisti del concorso non eravamo riusciti nemmeno a presentarci degnamente. Avevamo solamente un misero cartellino appiccicato sul nostro petto che enunciava il nostro nome.
Due ragazzi e tre ragazze, tutti provenienti da scuole diverse.
La bionda, che sedeva al mio fianco, non poteva avere meno di trent'anni, -ma non ne ero affatto certa - come per il tizio con gli occhi grigi seduto alla mia destra che probabilmente non aveva nemmeno ancora l'età per guidare.
"Ehi, tu! Non puoi entrare. EHI!"
Mi voltai in direzione di quella voce insistente e acuta, appartenente ad uno dei volontari che preparavano la scenografia e coordinavano ogni nostro movimento.
Una chioma scura e profondi occhi verdi mi investirono improvvisamente, facendo nascere il primo vero sorriso della giornata.
"Joe!"
Lui corse verso di me, mentre io mi alzai per piombargli in braccio e respirare il suo profumo nell'incavo del collo.
"Piccola, non volevo disturbarti, ma quella scimmia urlatrice non voleva farmi passare con le buone maniere."
Allontanai il mio viso, per scoccagli una finta occhiata accigliata.
"Sei arrabbiata?" Il suo voltò si adombrò improvvisamente, scrutandomi con timore.
Il sorriso tornò sulle mie labbra, mentre colmai la mia poca altezza, alzandomi sulle punte e baciandogli la guancia. "No, adoro quando infrangi le regole per me."
Joe tornò a sorridere, stringendomi di nuovo e respirando il profumo dei miei capelli.
"Ho pensato che l'ansia ti avrebbe uccisa e quindi eccomi qui: il tuo antistress preferito. E che antistress!"
L'occhiata maliziosa che mi indirizzò, bastò a farmi ridacchiare leggermente imbarazzata.
"Sei sempre il solito maniaco."
Finsi di dargli un leggero pugno sulla spalla che Joe bloccò prontamente, intrappolando la mia mano nella sua. Le nostre dita si dischiusero e ci prendemmo per mano.
"Devo scappare, la scimmia urlatrice è dietro di te e mi guarda assatanata. Torno di là, Hanna. Stai tranquilla, sei la migliore scrittrice che conosca."
Mi baciò la mano e poi abbassò il capo per baciarmi le labbra.
Sicurezza, venerazione, amore e coraggio: quel bacio leggero e intimo mi fece decisamente stare meglio.
"Certo che sono la migliore. Sono l'unica scrittrice che conosci, scemo!"
Lui sorrise divertito, scappando via come un bambino dopo una marachella.
Sospirai, pensando a quanto Joe fosse meraviglioso.
Dopo la nostra litigata di una settimana prima, avevamo trovato intollerabile stare per troppo tempo lontani. Infatti, tutte le notti successive a quella sera, le avevamo passate a casa sua, nel sul letto che presto sarebbe stato nostro.
Ancora adesso la mia proposta di convivenza mi sembrava avventata e un po' campata per aria. Però avevo ventidue anni, ero giovane e volevo essere spensierata. Volevo godermi il bello dei miei anni, ma allo stesso tempo, volevo creare qualcosa di solido per il mio futuro.
Partire con la convivenza sarebbe stato solo un piccolo tassello nel puzzle della mia vita.
Sospirai di nuovo mentre Mr Green tornò da me con un bicchiere traboccante di acqua fresca.
La ingurgitai sovrappensiero, ringraziando mestamente il mio professore.
Lo vidi guardarmi con un'espressione indecifrabile, poi mi salutò dopo avermi fatto una carezza sul capo.
"Ragazzi, tutti in piedi. Cinque minuti e vi voglio sul palco. Intesi?"
Mr Johnson, amico del mio professore ed organizzatore del concorso, si muoveva frenetico davanti a noi.
Un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati e carico di carisma e fascino.
Sembrava un po' George Clooney e mi misi a sorridere tra me e me, per le costatazioni strambe che produceva il mio cervello.
I secondi cominciarono a susseguirsi inesorabilmente e dopo un breve conto alla rovescia, l'enorme tendone venne aperto.
Fari caldi e accecanti investirono me e gli altri partecipanti, cullandoci in un'atmosfera quasi onirica e irreale mentre il pubblico si ricomponeva in silenzio.
"Buonasera a tutti! Sono Reginald Johnson fondatore della nuova casa editrice J&H's Company e anche organizzatore di questo piccolo concorso. Devo dirvi la verità: non mi aspettavo un'affluenza così numerosa e sentita per un concorso poco rinomato e pubblicizzato come questo. Sono un estimatore di libri da più di trent'anni e ho lavorato per numerose case editrici di successo. Sono veramente felice di aver iniziato a coltivare il mio piccolo campo coltivato dedicato ai libri e alla cultura. Questi cinque ragazzi alle mie spalle sono delle bellissime piante che ho avuto la fortuna di scoprire, coltivare e supportare. Le loro cinque storie sono piccoli capolavori e grazie alla giuria posizionata proprio qui sotto al palco, vedremo coronare il sogno di uno di loro: di una sola singola storia. Ogni autore vi leggerà qualche riga del proprio racconto e risponderà a delle domande poste dalla giuria. Dopo di che, si terranno le votazioni e vedremo quale sarà la storia premiata. Non ci saranno né secondi, né terzi e nemmeno premi di consolazione. Credo di aver detto tutto. Ed ora iniziamo con il primo racconto di Leonard Scherr, prego caro!"
Il ragazzo con gli occhi grigi si avvicinò a Reginald mentre un tizio alla nostra sinistra, nascosto dietro al tendone scuro, ci fece segno di sparire dietro le quinte.
Mi accucciai in un angolo, vagando con la mente in posti lontani e rilassanti.
Pensavo al futuro, al passato. A chi ero e chi volevo essere. Insomma, l'ansia e la paura mi stavano risucchiando dentro ad un vortice nero e soffocante di aspettative.
Ma una voce – quella di Reginald Johnson- mi fece ritornare in quel minuscolo angolo di terra.
"E ora è il momento di Hanna Stevenson! Entra, carissima!"
Presi un lungo respiro e feci uscire con forza l'aria dalle mie labbra, indossando così un bellissimo sorriso.
Era la mia occasione. Dovevo farcela.
Dopo pochi secondi ero tornata sul parco con i fari accecanti puntati contro di me e la platea silenziosa pronta ad ascoltarmi.
"Eccoti qua! Non la trovate una bellissima ragazza?"
Ma quello era pazzo? Io sgranai gli occhi ed abbassai lo sguardo, diventando color pomodoro.
Forse era il suo modo per alleggerire la tensione, ma non era molto efficace.
Per lo meno, non con la sottoscritta.
"Ovvio che sì!"
Una voce fin troppo famigliare, mi fece risollevare il capo e scontrare con il viso sorridente di Joe.
"Bene." Mr Johnson sorrise divertito, prima di riprendere la parola. "Innanzitutto, voglio ringraziare la persona che ha permesso ad Hanna di essere qui stasera. Il mio grandissimo amico, ex compagno di corso all'università e consulente personale da una vita: James Joseph Green che si nasconde in continuazione per non salire sul palco. Grazie James, per aver pubblicizzato, nel tuo piccolo, questo concorso e il mio lavoro."
Tra la folla, proprio vicino a Joe, Mr Green sorrideva imbarazzato e lusingato dalle parole dell'amico.
James Joseph? Che strane coincidenze.
Quell'uomo possedeva sia il nome del protagonista dell'originale Inked Love che il nome del mio ragazzo.
Sorrisi senza riuscirmi a trattenere per le strane causalità della vita.
"Ora, Hanna cara, leggi pure un pezzo del tuo racconto. Ecco a voi, Hanna Stevenson con Inked Love- Amore d'Inchiostro."
Mr Johnson si nascose dietro le quinte e l'attenzione di tutta la platea fu concentrata interamente su di me.
Un applauso caloroso mi avvolse e cominciai a leggere il pezzo di carta ormai completamente stropicciato dalle mie mani sudaticce.

Inked Love - Amore d'inchiostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora