Toccai finalmente l'ultimo di quegli interminabili gradini, mentre il mio cuore chiedeva disperatamente aiuto. Perché? Perché proprio a me? Solite domande da fidanzata ferita, ma c'era un piccolo dettaglio che mi stava sfuggendo. Io non lo ero. Ecco cosa faceva più male: io non ero niente per lui. Prima di rendermene conto, sentii due mani prendermi per le spalle, facendomi restare in precario equilibrio tra quel dannato ultimo gradino e il tappeto di gomma dell'ingresso. Non volevo voltarmi, avevo paura ad associare il calore di quelle grandi mani al volto del legittimo proprietario.
"Hanna."
Dannata realtà, pensai voltandomi verso Joe. "Cosa vuoi?"
Il suo sguardo era strano, ma avevo smesso di cercare di decifrarlo. Basta con i buoni intenti, grandi propositi e voglia di fare la crocerossina di turno.
"Sei una stupida! Perché fai la fidanzata gelosa? Non piangere, cazzo! Dai..." Con una mano, Joe mi prese una parte del volto tra quelle morbide dita. Lentamente con il pollice, mi asciugò le lacrime dall'una all'altra parte. Nonostante quell'intimo gesto, non mi guardò mai in faccia. Mi faceva innervosire ed impazzire ancora di più.
"Sei un grandissimo stronzo e io una fottuta idiota! Fine della storia, ciao." Mi avvicinai velocemente all'uscita, ma nuovamente delle mani grandi e calde, mi fecero voltare.
"Smettila, per favore. Perché non ti fermi un attimo e analizzi la situazione senza utilizzare l'impulsività? Non sono mai andato a letto con Roxanne e mai lo farò. Ora vuoi ascoltarmi o dobbiamo continuare a ripetere questa scena stile film di serie B all'infinito?"
Credeva che semplici frasi di circostanza potessero farmi stare meglio? Dio, volevo carbonizzarlo sul posto.
"Certo! Ora ti credo davvero." Non ero mai stata così acida in vita mia. Solo i miei genitori si contendevano quel prezioso ed esclusivo posto d'onore.
"Hanna."
Lo guardai esasperata, prima che lui si avvicinò pericolosamente al mio corpo, facendomi così indietreggiare, fino ad avere le schiena perfettamente appoggiata contro il grande portone di vetro. Posò di nuovo le sue mani sulle mie spalle e mi fissò intensamente per una manciata interminabile di secondi.
"Io aiuto le persone che hanno bisogno. L'ho sempre fatto e non ho bisogno di giustificarmi con te. Roxanne è una prostituta, mia amica da anni, che ha bisogno di sostegno e calore. Io sono un volontario, Hanna. Non lavoro solo in ospedale con i bambini, ma vado per le strade; alla domenica mattina sono nelle Caritas a servire il cibo, vado nei canili a dare una mano e porto giocattoli vecchi ai bambini negli orfanotrofi. Io sono questo e non cambierò. Mi spiace tradire le tue aspettative e la tua immagine da bello, tenebroso e stronzo che ti sei fatta erroneamente di me."
Mi lasciò andare e si frizionò i capelli nervosamente. Quelle parole gli erano costate molto, era chiaro anche ai miei occhi accecati dalla rabbia. Ero stata troppo impulsiva poco prima ed ecco il risultato. Joe aveva guadagnato ancora un milione di punti e io li avevo persi inesorabilmente. "Che stupida... Io non lo sapevo. Scusami tanto, Joe."
Lui non disse nulla ma rimase a guardarmi cripticamente.
"Andiamo, dai. Mi hai fatto correre come un dannato per uno stupido malinteso." Sorrise debolmente come se le parole di poco prima si fossero semplicemente dissolte nell'aria. Io invece le avevo impresse nella memoria e sicuramente non me le sarei più dimenticata. Così, mentre risalivamo le scale vicini, continuai a pensarci e a rimuginarci sopra. Entrammo poi nell'appartamento, nel quale Roxanne si era ormai accomodata.
"Joe, mio caro Joe, da quando sei tu a correre dietro alle donne?" La donna poi mi sorrise apparentemente divertita.
"Vuoi qualcosa da bere?" Il ragazzo invece evitò palesemente la domanda, ponendone un'altra più comoda.
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Inked Love - Amore d'inchiostro
ChickLit[COMPLETA] Il mio era un amore profondamente devoto all'inchiostro e alla carta. Non riuscivo ad amare le persone. Mi esprimevo scrivendo, ridevo disegnando e amavo con l'ausilio delle poesie. Stupidamente un giorno mi dichiarai al classico "stronz...