In questo pazzo mondo, se si esprimono desideri piantando una patata, può succedere che si avverino. Può sembrare una follia, ma a volte è così. Forse non si realizzeranno nei modi immaginati o nelle misure cercate, ma sì, i desideri possono avverar...
Chiunque ricevesse questo registro scritto sappia che non è colpa nostra. Oddio, non proprio tutta colpa nostra, ma anche un po' vostra. Sì, perché se trovate e leggete questa comunicazione all'avanguardia, che voi chiamate piattaforma Watt "qualcosa", molto probabilmente verrete sloggiati, sfrattati, insomma vi ritroverete in mezzo alla strada, se siete fortunati, o fortunate. Alla peggio, non darete per scontato che vi sveglierete il giorno dopo. Questo perché anche voi siete un po' streghe.
Dunque...
«In principio furono i tacchi a spillo, l'invenzione più importante dopo la penicillina. Poi arrivarono le parrucche e il mondo scoprì l'arcobaleno. Beh, non esageriamo. Per qualcuno però è così»
«Ehi! Mamì! Invece di farneticare robe filosofiche, perché non inizi a spiegare che ci facciamo vestite da suore?»
«E se non ti scoccia troppo, vorrei sapere com'è che io sono una suora incinta?»
«Hai ragione Liling, ma soprattutto vorrei capire come hai fatto a rimanerci incinta!»
«Care Bamby e Liling, la vostra Mamì vi spiegherà tutto, promesso, ma prima è importante che noi tutte lasciamo la testimonianza della nostra vita»
«Testimonianza un corno! Non voglio mica fare testamento! Ho solo vent'anni!»
«Ce li avevi dieci anni fa forse, squisitissima Bambam Gladys»
«Rifatti le tette, Liling Fricotin, che sei piatta come un pandispagna!»
«Fate silenzio o vi prendo a schiaffi tutte e due! Non so quanto spazio ci sia in questo affare moderno, e le cose accadute sono molte e molto complicate!»
«Forse è meglio lasciar parlare il tempo, non vi pare? Innanzitutto, qualcuno ha idea di dove cavolo cappuccio ci troviamo? È tutto così in penombra, con troppe candele tutte bianche, tutte anonime, tutte raggruppate!»
«Si chiama chiesa, Liling tesoro! Dovresti riconoscerne una quando la vedi, con tutti i romanzi smielati che leggi!»
«L'ho detto io, mai aprire una porta sinistra cigolante, mai mai mai! Si finisce in un luogo come questo: con il soffitto altissimo, colonnati pieni di ragnatele grosse come reti da pesca e una cinquantina di persone sedute su delle panchine sbilenche che ti guardano con gli occhi sanguinolenti! Lo sanno tutti che va a finire così!»
«Per le patate di Pocatello! E quello cos'è?»
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12 MESI PRIMA
L'autobus blu elettrico virava all'incrocio dell'arteria stradale principale della città di Pocatello. I passeggeri assorbirono divertiti la morbida curva disegnata dalla conducente, una figura femminile dalla pelle d'ebano e dalle mani affusolate e robuste, dove ciascun dito terminava in unghie laccate di rosa confetto luccicante. Il sorriso abbozzato, senza pudore di essere notato, trovava il suo riflesso sullo specchietto retrovisore appeso in mezzo al vetro lindo che mostrava repentino il mutamento del paesaggio urbano. Palazzine colorate e pochi negozietti di vario genere qua e là e gente amena che li frequentava abitualmente.