Nel gruppo di bambini che seguo, c'è una bimba ungherese, in Italia da novembre, che ultimamente manifesta il suo disagio in modo un po' aggressivo. Ho richiamato spesso i suoi compagni ad essere un po' tolleranti con lei, a non reagire ma chiedere l'intervento di un adulto, spiegando quanto per lei sia difficile stare a scuola con noi, non conoscendo le nostre parole. Ieri le situazioni di conflitto sono andate aumentando...ho cominciato a parlar loro in inglese (nel mio pessimo inglese) e dopo alcune mie frasi, di consegna o di risposta, è calato il silenzio; tutti gli occhi erano su di me (non ho mai catturato un'attenzione così totale); poi qualcuno ha cominciato a bisbigliare <sta parlando in inglese (è in corso il progetto di inglese da novembre )...ma tu capisci? ma come facciamo se non capiamo? ma se parla sempre così?>
Chiedo, sempre in inglese, a due bambini più grandi, che so esser abbastanza intuitivi, di andar a chiamare la "bidella", loro escono confabulando <ma hai capito? penso di sì, ma se ti sbagli? proviamo. e se sbagliamo? magari dopo ce lo dice bene>.
Ritornano con la bidella e sospirano soddisfatti quando comprendono di aver fatto giusto.
Alla bidella mi rivolgo in italiano e tutto il silenzio e tutta l'attenzione dei bambini svaniscono...riprendo col mio inglese e .... ritorna il silenzio, ritorna l'attenzione.
Naturalmente questo "gioco" non è durato a lungo, ho ripreso a parlare <bene> e abbiamo conversato insieme circa quello che era successo.
Spero abbiano capito davvero come possa sentirsi la loro compagna.
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le parole dei bambini
Short Storyla visione del mondo nei bambini colta attraverso il loro parlare ... i nomi utilizzati, pur se nomi di bambini che ho avuto a scuola, non corrispondono agli accadimenti descritti