4. Bevo e ballo

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È passata una settimana dall'ultima festa. In questa settimana non ho fatto praticamente nulla. Solo un'alternarsi di casa-scuola scuola-casa.
In compenso mercoledì è tornata mia madre.

Ci siamo davvero divertite sebbene non abbiamo fatto granché. Abbiamo ordinato una pizza maxi + patatine e abbiamo visto un film sul divano per poi addormentarci abbracciate. Sfortunatamente stamattina è ritornata a Berlino e mi domando quando sarà la prossima volta che ci vedremo.
Stare con lei soltanto tre giorni al mese è davvero dura, ma lo è ancora di più stare sempre da sola.
Sola la mattina, sola il pomeriggio, sola la sera e sola la notte. Sempre da sola.
Sarebbe diverso se avessi una sorella o un fratello. O magari se avessi un padre.
Tecnicamente il padre non mi manca visto che è vivo e vegeto, ma non gli è mai importato di me. Ha lasciato mia madre quando io avevo qualche mese per una ragazza più giovane e attraente.
Non è venuto al mio battesimo, neanche ad un mio compleanno, e in 16 anni ne ha avute di occasioni. Mai neanche un biglietto di auguri.
Quando a Natale mamma mancava e rimaneva all'estero per lavoro, io passavo le feste con mia nonna, ma purtroppo è venuta a mancare 3 anni fa.
Per cui, per una bambina di 13 anni che non vede mai sua madre, che non ha fratelli, nè cugini, nè tantomeno un padre, perdere una persona così cara come sua nonna, è davvero struggente.

Però ora basta pensare a queste cose, perché se no finisco con il deprimermi.

Prendo il telefono e chiamo Noora, almeno mi rimane lei.
Le chiedo di venire a casa mia questa sera così da prepararci insieme e andare in un locale con le ragazze. Purtroppo mi informa dei suoi programmi con William e che quindi oggi non può.

Allora scrivo alle altre.
Vilde è fuori città con il padre.
Sana ha un incontro in chiesa.
Chris ha la febbre e non può uscire.

Perfetto, penso ironicamente tra me e me.
Non ho nessuna intenzione di passare il venerdì sera in casa a non fare nulla e deprimermi per la mia triste e sola vita.

Mi viene in mente un'idea azzardata. Quasi folle ma che mi eccita sola all'idea. Organizzerò una festa a casa mia. Non penso alle conseguenze, se no va a finire che ci rimugino troppo e non concludo nulla.

Faccio delle telefonate e informo tutti della festa e dico di portare cibo e alcol.

Io nel frattempo esco a vado a compare molte birre per questa sera.
Sono elettrizzata.

h21.30
La casa è già piena di gente e prima che arrivassero mi sono assicurata di nascondere tutta la roba preziosa e fragile di mia madre.

La musica è quasi assordante ma mi sto divertendo davvero un sacco bevendo e ballando.

Ripenso al fatto che ormai faccio solo questo: mi ubriaco e mi diverto. Non penso alle conseguenze, ma solo al fatto che non voglio arrivare a 40 anni con il rimpianto di non essermi divertita abbastanza.
Voglio fare tutto ciò che mi passa per la testa. Preferisco pentirmene che avere il rimpianto di non averlo fatto.
Tutti i giorni mi ripeto questa frase, tant'è che vorrei anche tatuarmela così da tenerla sempre a mente, anche quando sarò adulta e annoiata.

Ma adesso basta pensare, bevo il cocktail che ho in mano e muovo il bacino a ritmo della musica.

Bevo e ballo, bevo e ballo, bevo e ballo.

Seguo questo ritmo ormai da ore, e la testa mi inizia a far male. La sento quasi scoppiare e intorno a me gira tutto.
Mi prendo un momento e mi siedo sul divano accanto ad altra gente che limona ma non ci faccio più di tanto caso.

Appoggio le dita sulle tempie, la faccia sul palmo della mano e il gomito sulla mia coscia.
Rimango così per 10 minuti ma il mal di testa sembra non passare, anzi inizio a sentire mal di pancia. Di colpo mi alzo e mi dirigo verso il bagno ma vedo che c'è una fila lunghissima, allora apro la porta di casa, scendo i gradini e vomito dietro a un albero.
Quando finisco, mi pulisco la bocca con il braccio e mi siedo sul pianerottolo.

«Stai bene?»
Una voce profonda interrompe i miei pensieri.
«Una meraviglia, guarda» rispondo sarcastica.
Alzo la testa e mi accorgo della persona con cui stavo parlando anche se una certa idea me l'ero già fatta sentendo solo la sua voce.

Il fantomatico Chris.

Si siede accanto a me, facendo un ultimo tiro della sigaretta che teneva fra le dita e poi lanciandola per terra. Osservo tutti i suoi movimenti.

«Guardandoti non si direbbe» ridacchia leggermente.
«Quanto hai bevuto?» domanda lui quasi con un tono preoccupato.
«Di preciso non lo so, ma approssimativamente tanto» dico mettendomi la mano sulla fronte.

Lui si alza per ritornare in casa.
Lo guardo in modo interrogativo e lui mi dice solamente «non ti muovere di qui, adesso arrivo». Faccio cenno di sì con la testa.

Passano all'incirca 10 minuti, ma a me sembrano un'eternità. Ogni volta che vedo la porta aprirsi, guardo sperando sia lui ma sono solo dei ragazzi estranei alle mie conoscenze.

Dopo l'ennesima volta che la porta si apre, smetto di guardare, ma giusto quell'ultima volta la persona che vi si cela dietro è lui.

In mano ha un'aspirina, delle patatine e un bicchiere d'acqua.

«In questo momento ti sto amando» lo guardo con la bocca aperta e non so davvero come ringraziarlo.
«Per così poco...»
Si risiede accanto a me e continua a parlare:
«Ci avrei messo meno tempo ma non riuscivo a trovare queste cose»
«Non preoccuparti» dico mettendomi in bocca la pillola e mandando giù l'acqua in un solo sorso.
Appoggio il bicchiere accanto a me e apro la busta di patatine.
«Condividiamo?» dico guardandolo e sorridendo dolcemente.
Mi fa cenno con la testa di sì.

Parliamo un bel po', tant'è che il tempo passa e non sembriamo accorgercene. Si sono fatte le 2 e c'è ancora qualcuno dentro casa che balla. Il mal di testa che avevo è sparito, così come il mal di pancia, ma credo sia più merito di Chris che dell'aspirina.

«Vuoi andare a dormire? Vuoi che mandi via tutti?» domanda con un tono così premuroso.
Annuisco.
Si alza da dov'era seduto, mi porge il palmo della mano, mi tira su, e rientriamo in casa mano nella mano, e lui con l'altra mano mi tiene delicatamente il fianco destro per non farmi cadere.

Mi fa sedere sul divano e caccia tutti i rimanenti dalla casa con un tono così autoritario che quasi mi fa eccitare.

Dopo di che mi guarda e mi sorride. Mette un po' in ordine la casa nonostante io gli abbia detto che me ne sarei occupata il giorno dopo.
Mi alzo lentamente e mi dirigo verso il bagno per andarmi a lavare i denti visto che credo il mio alito non abbia un buonissimo odore dato il vomito.
Mi guardo allo specchio e ho un'aspetto orribile. Mi sciacquo un po' il viso e mi sistemo i capelli con una spazzola. Infine mi lavo i denti.

Ritorno da Chris che nel frattempo ha fatto il grosso del lavoro e lo ringrazio sinceramente.

«Vuoi che rimanga?»!mi guarda aspettando che risponda.
Ci penso sopra e lui continua dicendo:
«Non pensare male, non voglio fare nulla. O meglio, non voglio fare nulla se tu non sei d'accordo al 101% ed essendo ancora un po' ubriaca non credo tu sia completamente cosciente»
«Sì.Rimani!» esclamo quasi non volendolo lasciare andare.
«Possiamo vedere un film sul divano, se ti va» continuo io.
«Tutto quello che desideri»
Prendo una coperta ed il Macbook e mettiamo un film deciso al volo.
Ci sediamo vicini ed io appoggio la testa sulla sua spalla. Rimaniamo così abbracciati per tutta la notte, finendo per addormentarci.
Chiudo gli occhi pensando solo ad una cosa. A quanto questa sera sia stata bella solo perché ero con lui.

Girls like you. Chris & EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora