7. Orgogliosa

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h13.07

Abbiamo deciso di andare a mangiare al Mc Donald's tutti e quattro.
Mi sento ancora un po' in colpa. Credo di essermi comportata abbastanza da stronza con Chris sia sabato che oggi.

Alla fine lui non ha fatto nulla, sono io che ho iniziato a stare sulla difensiva e poi ho attaccato per prima. Lui ha solo riattaccato.

Ripenso immediatamente alla serata di venerdì.
Io e lui sul pianerottolo. Io e lui con le patatine. Io e lui che ridiamo felici insieme. Lui che pulisce casa mia. Lui che è stato così tenero con me.

In questi due giorni ho ripensato all'accaduto e ho rimesso insieme i pezzi mancanti.

Adesso facendo un piano generale mi rendo conto che è tutta colpa mia e ora ne sono proprio sicura.

Vorrei scusarmi ma mi sento un po' in imbarazzo a farlo.

Scuoto un po' la testa per ritornare alla realtà e alzo lo sguardo da terra. Lo cerco nel locale e lo vedo parlare con la ragazza alla cassa.

È così bello. Appena noto il modo in cui lei lo guarda, non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Noora, accanto a me, se ne accorge e con la mano mi tocca il braccio e mi spinge lievemente.
«Che c'è?»faccio finta di non aver capito il motivo del suo gesto.
«Io ti conosco, Eva Mohn...». Pronuncia queste parole e le compare immediatamente un sorriso splendente sulle labbra.

Raggiungiamo due di quelle macchinette che fanno le ordinazioni e ognuna sceglie cosa mangiare, proprio come stanno facendo William e Chris adesso.

Terminiamo quasi tutti nello stesso momento. Noora si ferma a parlare di qualcosa con i due ragazzi nel mentre che io cerco un tavolo.

A operazione fatta, mi siedo e chiamo i ragazzi. Mi raggiungono e noto che Chris mi sta guardando. Si diede di fronte a me.
«A che pensi?». Dico questa frase con molta dolcezza.
«Vista l'ostilità non credo che sia opportuno dirlo ad alta voce»
Ha un modo così sicuro di parlare, mi chiedo come faccia.

«A tal proposito... ehm... ti chiedo scusa per come mi sono comportata in questi giorni. Ammetto di essere stata una vera e proprio stronza con te. Sabato mattina non avevo nessun motivo per attaccarti. Ti ringrazio anche per quello che hai fatto alla festa. Mi sei stato vicino e mi hai aiutato in quel che hai potuto.»
Finisco il discorso e mi sento come liberata da un peso. Lo guardo e ha la mandibola serrata e la fronte corrugata. Probabilmente non se lo aspettava. Dopo qualche secondo prende a parlare.
«Ammetto che con queste parole mi hai stupito. Non avrei mai immaginato che l'Eva che conoscevo io, si sarebbe scusata di qualcosa»
La sua espressione è serena, la mia invece è confusa.

«Quale sarebbe l'Eva che conosci tu?»
Non capisco sul serio dove voglia andare a parare con il suo discorso.

Ci pensa un attimo e risponde.
«Beh lo sai. Credo che tu sia una ragazza estremamente orgogliosa, che anche se ha torto marcio e ne è consapevole, continuerà sempre cercando di avere la ragione dalla sua. Sei allo stesso tempo indipendente, forte, alle volte sfacciata, e sicura di sé. C'è qualcosa in te che mi fa impazzire, mi fai andare fuori di testa. Anche se mi fai incazzare terribilmente, non posso evitare di essere attratto.»

Lo vedo così calmo e tranquillo mentre parla. Con una voce forte e sicura. Io invece ho bisogno di qualche ora per riprendermi da quello che mi ha detto. Sento che le mie guance stanno andando a fuoco e lui se ne rende conto, mettendo il dito nella piaga con massima precisione.
«Sei carina quando arrossisci». Sorride e mi guarda negli occhi.
Io a stento riesco a mantenere il contatto visivo ma ci provo con tutta me stessa per non dargli la soddisfazione di avermi mandato in trans.

Mi pizzico la gamba sotto al tavolo in modo da farmi tornare con i piedi per terra e riprendo a parlare, tralasciando completamente l'ultima parte del suo discorso.

«Ed è qui che ti sbagli. Sono orgogliosa, hai ragione, ma non così tanto come mi hai descritta tu. Se ho torto sono capace di ammetterlo». Dal modo in cui parlo dimostro sicurezza, sebbene in questo momento non ne abbia affatto.

«Infatti ho rivalutato questo concetto negli ultimi 5 minuti» ribatte lui.

Non riesco più a sostenere il peso di questa conversazione e nella mia testa rimbombano le parole di Chris. Decido di cambiare argomento.

«Alla fine non hai più risposto alla mia domanda. A che stavi pensando prima?»
Lo vedo un po' titubante nel rispondere, cosa che non credevo possibile per uno come lui.

«Pensavo a quanto sei bella»

Girls like you. Chris & EvaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora