Capitolo 4

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Appena arrivato a casa, Bradley richiuse velocemente la porta d'ingresso, girò la chiave e mise la catena di sicurezza.
Aveva il cuore che gli batteva forte. Inspiegabilmente, dopo avere posteggiato l'automobile, fece di corsa il tratto di strada fino al portone.
Dalla stanza della figlia filtrava la tranquilla voce di Irina. L'uomo sorrise fra sé. Stava leggendo Vacanze all'Isola dei gabbiani alla bambina. Di solito quando i rituali della nanna erano arrivati alla fiaba della buonanotte, l'ora era molto più tarda. Doveva essere stata di nuovo una buona giornata. Visto che Bradley aveva finalmente un'occupazione, Irina aveva trovato il coraggio di ridurre l'orario di lavoro.
Bradley non era mai stato baciato dalla fortuna, ma il giorno in cui lesse su una rivista di settore l'annuncio di una lunga sostituzione a tempo pieno all'unità di massima sicurezza del St. Jhon Hospital, il suo cuore aveva cominciato a battere più forte:
L'ospedale si trovava a soli venti minuti di macchina da casa e la sostituzione poteva sfociare in un posto fisso. Solo due settimane prima, lui e la moglie erano seduti al tavolo della cucina e cercavano di capire come tirare avanti, quando la soluzione si presentò sotto ai loro occhi.
Una macchia d'acqua si era allargata sul pavimento dell'ingresso intorno agli stivaletti infangati della figlia. Berretto e guanti giacevano sul pavimento davanti al camino acceso. Bradley entrò in cucina, appoggiò la bottiglia di champagne sul tavolo, si lavò le mani incrostate di sangue e resto lì, in silenzio, con lo sguardo puntato verso il giardino immerso nel buio. I rami del grande lilla raschiavano contro la finestra, agitati dal vento. Il medico fissò il vetro nero, sul quale vide riflettersi la cucina e una ragazza che gli tese la mano. Immediatamente si voltò. Era solo.
<< Aspetta, aspetta >> era la voce di Irina << prima finisco di leggere...>>.
L'uomo sgusciò nella camera della bambina. La lampada con la principessa era accesa. Irina alzò gli occhi dal libro e incontrò il suo sguardo. Si era raccolta i capelli color pece in un'alta coda di cavallo e come al solito indossava gli orecchini a forma di cuore che lui le aveva regalato per il loro primo anniversario di matrimonio. La figlia era seduta sulle ginocchia della madre e ripeteva che avevano sbagliato di nuovo e che dovevano ricominciare.
<< Ciao, tesoro >> le disse.
La piccola incrociò il suo sguardo per un attimo e subito lo distolse. Lui le accarezzò i capelli biondi, le portò una piccola ciocca dietro l'orecchio e si alzò.
<< È rimasto qualcosa da mangiare che puoi scaldare >> disse la donna
<< Io devo rileggere un capitolo prima di poterti raggiungere >>.
<< La cena può aspettare. Credo che mi farò una doccia >> rispose Bradley.
Per tutta risposta Irina gli fece cenno di sì con la testa, per poi chinarla sul libro che stava leggendo alla piccola.
<< Dove eravamo rimaste? >>.
L'uomo sorrise e si diresse in bagno, con l'unico pensiero di lavare via le brutte sensazioni di quella giornata.
Una volta sbarazzatosi completamente di quello che aveva addosso, aprì i rubinetti della doccia alla massima temperatura, lasciando dietro di sé una scia di vestiti sgualciti e sporchi.
Sapeva che l'unica cosa che lo poteva salvare da quella giornata negativa e da quei ricordi altrettanto negativi era una lunga e calda doccia, seguita da un'enorme tazza di cioccolato bollente in compagnia di sua moglie.
La doccia si confermò autenticamente paradisiaca. Circondato da una nuvola di vapore, Bradley sentì i muscoli che si rilassavano pian piano, permettendogli di distendere le spalle.
Il suo pensiero tornò a quel ragazzo. Come sapeva chi era? Come sapeva di lui e Katrina? Erano amanti? Lei gli aveva raccontato tutto e lui, per gelosia, l'aveva uccisa?
<< Come ha potuto portarmela via? >> singhiozzò, appoggiando la testa alle mattonelle. Aveva un gran casino in testa. E se il destino li avesse fatti incontrare per rendere giustizia a Katrina? Non sapeva se quel che affermava il ragazzo fosse vero, o se si fosse inventato tutto, essendo pazzo. Ma il colpevole non era mai stato preso e Bradley pretendeva delle risposte. E l'indomani le avrebbe avute. Se ripensava agli ultimi istanti passati con Katrina, rivedeva una serie di immagini confuse, fugaci percezioni della ragazza, una strana musica ammaliante...
L'acqua cominciava a intiepidirsi, così chiuse a malincuore i rubinetti e aprì le tende della doccia.
E lanciò un grido.
Lei si trovava di fronte a lui. Si tolse con delicatezza inusuale il vestito rosso, quel vestito che Bradley conosceva fin troppo bene, e rimase nuda, con le spalle leggermente all'indietro e i capelli biondi sciolti su di esse. Si voltò lentamente verso lo specchio, dal quale l'uomo intravide il seno perfetto. Quando il suo sguardo si posò su di lui, un gran sorriso le dipinse il volto. Istintivamente Katrina allungò la mano verso Bradley, che l'appoggiò sul torace, permettendole di vagare libera sulla pelle calda. Insaziabile e sensuale, lo accarezzava spasmodicamente, facendolo rabbrividire.
<< Katrina...mi dispiace così tanto, amore mio...>> con due dita le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. Ma lei non lo fece. Colto da un impeto di inspiegabile rabbia, l'uomo fece scorrere la mano sul collo della giovane e lo strinse con forza, facendola inarcare all'indietro.
La stava soffocando.
Solo allora Bradley si rese conto di ciò che stava facendo. Un senso d'impotenza si impossessò di tutta la sua persona. Voleva agitare le braccia, piangere, urlare, ribellarsi a quella forza misteriosa che, se avesse seguitato, avrebbe ucciso la ragazza. Ma non poteva muoversi; sentiva il corpo fasciato. Fece uno sforzo disperato e  riuscì finalmente a togliere le mani dal collo di Katrina, che si dissolse in una nuvola di vapore. Il medico si lasciò sfuggire un urlo d'angoscia e si accasciò per terra, sul marmo grigio della doccia.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora