L'ultima porta di sicurezza si chiuse e i due medici percorsero il corridoio fino all'unica delle tre celle d'isolamento attualmente occupata. La luce del tubo fluorescente sul soffitto si rifletteva sulla pavimentazione di plastica.
Il primario ripose la tessera magnetica e lasciò che fosse Bradley ad avvicinarsi per primo alla robusta porta metallica. Attraverso il vetro blindato, vide un ragazzo magro seduto su una sedia di plastica: indossava jeans scuri e una camicia dello stesso tessuto, i capelli ricci erano ben pettinati e il suo sguardo era straordinariamente tranquillo.
Il primario estrasse tre piccole boccette di vetro contenenti una polvere gialla, aggiunse acqua in ogni boccetta, le scosse e fece roteare con cautela il liquido prima di risucchiarlo in una siringa.
Aprì il piccolo sportello nella porta. Uno sferragliare metallico precedette il greve odore di cemento e polvere che raggiunse subito le narici dei due medici. Con voce strascicata Roland disse al paziente che era l'ora dell'iniezione.
Il ragazzo sollevò il mento e con un movimento fluido si alzò dalla sedia, guardò verso lo sportello e si avvicinò, sbottonandosi la camicia.
<< Fermati e togliti la camicia >> disse Roland.
Il paziente continuò ad avanzare lentamente e il primario chiuse in fretta lo sportello con il chiavistello. Lui si bloccò, sbottonò la camicia fino in fondo e la buttò a terra.
Il vecchio medico riaprì lo sportello mentre colui che era dentro percorse l'ultimo breve tratto e tese il braccio. Bradley gli disinfettò la pelle pallida con l'alcol e spinse l'ago della siringa nel muscolo, iniettando precipitosamente il liquido. Aveva paura. La mano del paziente si contrasse per la sorpresa e si ritirò. Il primario richiuse velocemente lo sportello e mise il chiavistello, sorrise nervoso fra sé e poi guardò dentro. Il giovane si diresse con passo malfermo verso il letto, si fermò e poi si sedette sulla sponda, rimettendosi la camicia.
Tutt'a un tratto alzò lo sguardo verso la porta e Bradley senza volerlo lasciò cadere la siringa.
Cercò di riprenderla, ma quella rotolò via sul pavimento di cemento.
Mosse un passo e si chinò, raccolse la siringa e fece per passarla a Roland ma quando entrambi i medici si girarono di nuovo verso la cella d'isolamento videro che il vetro blindato era appannato dalla parte interna. Il paziente aveva alitato sulla finestrella e aveva scritto Katrina con il dito.
<< Cosa c'è scritto? >> chiese Bradley con un filo di voce.
<< Katrina >>.
All'udire quel nome, il battito di Bradley iniziò ad aumentare, rimbombando nelle orecchie, mentre quelle lettere fluttuavano nell'aria, rieccheggiando nella stanza. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella parola. Era come passare davanti a un brutto incidente: anche se sapevi di non dover guardare, lo facevi lo stesso. Se ne pentì subito. Il nodo allo stomaco si strinse ancor di più e gli formò un groppo in gola, facendogli venire la nausea. Solo il suono della voce del primario lo riportò alla realtà.
<< Cosa diavolo vorrà dire? >>.
La condensa scomparve, sembrava quasi che il ragazzo non si fosse mai mosso; si osservava il braccio e si massaggiava il muscolo.
<< Non c'era scritto altro? >> sussurrò Bradley. La voce gli morì in gola.
<< Ho visto solo...>>.
Da dietro la spessa porta giunse un urlo animalesco. L'autore di quella scritta era scivolato giù dal letto, era in ginocchio sul pavimento e gridava come un ossesso. I tendini del collo erano tesi, le vene erano gonfie.
<< Ma quanto gliene hai dato?! >> urlò il giovane medico.
Il paziente cercò un appiglio con la mano, tese una gamba ma cadde bruscamente all'indietro, picchiando la testa contro il tavolino e continuando a urlare mentre il suo corpo veniva squassato da contrazioni spasmodiche. Scivolò sul pavimento, scalciando in maniera incontrollata; si morse la lingua, sputando fuori fiotti di sangue che gli colarono sul petto e infine giacque ansante sulla schiena.
Bradley aveva le guance rigate di sudore. Si passò una mano tra i capelli biondi e con il dorso della mano si asciugò il viso.
<< Fra due minuti potrai entrare >> assicurò Roland << sarà innoquo >>.
Il proprietario del sangue e del muco sparsi per il pavimento della cella vacillò e infine si accasciò sul pavimento, rimanendo immobile.
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
FanficUcraina, 1990. Sono passati quattro anni da quando il mondo assistette attonito al più grande disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl. Le persone che accorsero ad ammirare l'incendio che s'innalzava con fiamme multicolori e luci arcobale...