Istituto Puškin, Pripyat, 1 gennaio 1986, 08:00
L'uomo attende una risposta, ma Katrina non sa che cosa dire. Non ci sono risposte di cui sarebbe soddisfatto. Perciò la ragazza abbassa lo sguardo sulle mani.
<< Katrina, mi spieghi che cosa ne pensi? >> ripete.
La studentessa alza lo sguardo e lo osserva. Le persone come quella che ha di fronte sono convinte di avere in mano la soluzione: seguire le regole. Il preside Boris Petrov è il re di un mondo interamente costruito su questa filosofia.
È un uomo anziano, dall'età indecifrabile.
Un lungo intreccio di rughe si espande su tutto il suo volto, circondando gli occhi azzurro slavato, su cui si può notare facilmente notare un accenno di cataratta; ha un naso enorme e adunco e la bocca è piccola e severa.
Il corpo, che forse in un lontano passato poteva essere appartenuto ad un componente della marina, ora aveva lasciato il posto ad un fisico gracile e cascante su cui, per quanto stretti fossero, gli abiti gli penzolavano indomiti.
<< Questa situazione mi preoccupa molto >> dice lui, ma Katrina sa che in realtà è arrabbiatissimo << Il quadrimestre è appena terminato, e hai già accumulato un modesto numero di assenze. Se ne parlo con te, è perché non voglio che il tuo anno scolastico vada perso. Siamo all'ultimo triennio, le cose funzionano diversamente. Hai più libertà, ma ogni libertà comporta delle responsabilità. È qui che si determina come sarà il resto della tua vita, e tutto dipende da te. Vuoi davvero buttare al vento il tuo futuro >>.
Alla ragazza scappa da ridere. Boris non la considera una persona, ma soltanto una delle sue studentesse che non possono avere problemi che non siano spiegabili con le parole "pubertà" e "ormoni".
<< Esistono sempre gli esami di maturità >> le scappa detto.
<< Anche gli esami di maturità richiedono abitudine allo studio >>.
Katrina sospira. Questo colloquio è durato fin troppo.
<< Lo so >> risponde, senza incrociare il suo sguardo << Non sto cercando di buttare al vento niente. Sono molto indietro rispetto agli altri, ma recupererò >>.
Il preside sembra perplesso. Poi le sue labbra si dischiudono in un sorriso. Il primo sorriso spontaneo dall'inizio di questa conversazione. Si è appena sentito dire esattamente quello che voleva.
<< Benissimo. Vedrai che appena ti sarai tirata su le maniche, tutto verrà da sé >>. Si china in avanti, toglie un capello biondo dal maglioncino nero di Katrina e se lo fa girare tra le dita. Il sole che entra dalla finestra lo fa brillare.
Boris nota lo sguardo perplesso della giovane e lentamente lo lascia cadere nel cestino della carta straccia.
<< Scusami, sai, sono un perfezionista >>.
La ragazza gli rivolge un sorriso che potrebbe voler dire qualunque cosa, perché non ha proprio idea di come rispondere.
<< Direi che per oggi abbiamo finito >> afferma l'uomo.
Katrina si alza ed esce. Mentre si volta per chiudere la porta, intravede l'uomo passarsi la lingua sulle sottili labbra secche, per poi alzare lo sguardo e fissarla con i suoi piccoli occhi glaciali, da dove fa capolino una scintilla di perverso divertimento. Poi riesce ad abbozzare un sorriso che dà alla ragazza un brivido d'inquietudine.
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
FanfictionUcraina, 1990. Sono passati quattro anni da quando il mondo assistette attonito al più grande disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl. Le persone che accorsero ad ammirare l'incendio che s'innalzava con fiamme multicolori e luci arcobale...