Bradley guardò attraverso lo spesso vetro della porta. Il corpo che giaceva immobile sul pavimento era rilassato.
Il primario estrasse la chiave, la infilò nella serratura, esitò, guardò dalla finestrella e poi aprì.
<< Divertiti >>.
<< Che cosa facciamo se si sveglia? >>.
<< Non deve svegliarsi>>.
Il nuovo medico entrò. La porta si richiuse alle sue spalle, il chiavistello sferragliò. La cella era invasa dall'odore del sudore, del muco e del sangue. Bradley si tenne a rispettosa distanza dal ragazzo disteso sul pavimento, sulla cui schiena si riusciva a distinguere il lento moto del respiro.
L'acustica era strana lì dentro, importuna, come se i suoni stessero incollati ai movimenti.
A ogni passo il camice produceva un morbido fruscio.
Il giovane iniziò a respirare più in fretta.
Dal rubinetto una goccia cadeva ritmicamente nel lavandino.
Il medico raggiunse il letto e si mise in ginocchio. Con la coda dell'occhio intravide il primario che lo osservava inquieto dal vetro blindato, poi si chinò e provò a guardare sotto il letto fissato al muro: sul pavimento non c'era niente.
Si avvicinò ancora e si appiattì per terra. Bioccoli di polvere costellavano immobili il muro, illuminati da una debole luce.
Qualcosa era incastrato fra le doghe e il materasso.
Bradley si protese, ma non ci arrivò. Fu costretto a infilarsi sotto il letto di schiena. Lo spazio era così angusto che non poteva nemmeno voltare la testa. Si spinse più all'interno. A ogni respiro avvertiva l'immobile resistenza del letto contro la cassa toracica. Le dita cercavano a tastoni. Doveva avvicinarsi un altro po'. Un ginocchio andò a sbattere contro una doga. Soffiando, il medico si allontanò la polvere dalla faccia e si spinse ancora più in là.
Di colpo nella cella d'isolamento si sentì un tonfo pesante. Con circospezione l'uomo sotto al letto tese l'orecchio, ma il suo ansito copriva ogni altro rumore. Allungò la mano, raggiunse l'oggetto con la punta delle dita e riuscì finalmente a rimuoverlo: era il coltello.
<< Muoviti, esci subito! >> gridò Roland attraverso lo sportello.
Bradley cercò di tirarsi fuori, si spinse con forza verso l'esterno e nel farlo si graffiò la guancia. Era bloccato, il camice si era impigliato da qualche parte e non sapeva come sfilarlo.
Gli sembrava di sentire qualcosa strisciare sul pavimento.
L'uomo tirò con forza. Le cuciture si tesero, ma non cedettero.
<< Che cosa stai facendo?! >> gridò il primario spaventato.
Bradley si accorse che la tasca del camice si era impigliata su una doga libera. La sganciò velocemente, trattenne il fiato e si spinse verso l'esterno. Il panico lo pervase. Spinse con il ventre e le ginocchia contro le doghe, si graffiò, afferrò con una mano il bordo del letto e si tirò fuori.
Ansimando rotolò e si mise in piedi barcollando, con il coltello stretto in mano. Si avvicinò rapidamente alla porta, incrociò lo sguardo terrorizzato del suo supervisore e cercò di sorridere, ma lo stress trapelava dal suo tono quando disse:
<< Apri la porta >>.
Roland invece aprì lo sportello.
<< Prima portiamo fuori il coltello >>.
Il medico gli passò il coltello e si voltò verso il paziente. I suoi occhi erano semiaperti e il suo sudore aveva cominciato a formare piccole perle sul volto rugoso. Si voltò di nuovo verso il primario ma non riuscì più a vedere se fosse ancora davanti alla porta a causa del riflesso della lampada a soffitto, che proiettava sul vetro un riverbero di luce grigiastra.
Era trascorso troppo tempo.
Preso dal panico, iniziò a battere sulla porta. Le sue mani producevano un tonfo sordo contro il metallo. Bussò di nuovo, questa volta più forte, ma non ottenne nessuna risposta. Allora picchiò con la fede nunziale contro il vetro, e in quel momento vide un'ombra crescere sulla parete.
Un brivido gli salì lungo la schiena fino a percorrere entrambe le braccia. Con il cuore che martellava e l'adrenalina che aumentava, Bradley si voltò. Vide il giovane che si mise lentamente a sedere per terra. Il viso era rilassato e lo sguardo limpido, mentre fissava un punto indefinito davanti a sé.
<< Lei è qui >> biascicò << Katrina è qui per te, Bradley >>.
STAI LEGGENDO
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
FanficUcraina, 1990. Sono passati quattro anni da quando il mondo assistette attonito al più grande disastro nucleare della storia, quello di Chernobyl. Le persone che accorsero ad ammirare l'incendio che s'innalzava con fiamme multicolori e luci arcobale...