Quarto Capitolo

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A volte la vita è proprio strana.

Passi giorni, mesi, anni ad immaginarti come possano accadere determinate cose, e alla fine non succede nulla di più, nulla di meno.

Ho trascorso anni a chiedermi come sarebbe stato rincontrare Alberto.

Mi sono immaginata situazioni, frasi, addirittura i gesti che saremmo potuti scambiare.

E, onestamente, anche prima di venire qui l'ho fatto, nel bagno di Mameli tra una mano di trucco e l'altra.

Ho cercato di creare un discorso sensato da dirgli in caso di necessità.

Il problema è che Alberto, per me, è sempre stato come il mare.

Imprevedibile.

Perché la nostra è stata una storia di alta e bassa marea.

Più di alta.

In questo momento mi sento di annegare, tanto che non riesco a toccare il fondo con i piedi.

Sento, se è possibile, l'acqua invadere le narici, impedendomi di respirare.

Non respiro bene, da quando è entrato in questa sala.

Il vento ha iniziato a spirare nella maniera sbagliata, come faceva quattro anni fa.

Mi sento alla deriva.

Una deriva fatta di occhi verdi come le alghe del fondo marino.

Io odio il mare, amo la montagna.

Odio l'acqua salata, odio nuotarci, odio la sabbia che si incrosta ai piedi.

Eppure lui è sempre stato l'unico oceano che ho amato navigare.

Il problema è che ci navigherei ancora.

La situazione non è ben diversa da come era quando avevamo litigato a fine gennaio di cinque anni fa, quando eravamo ad Amici.

Io da una parte con Alvise e lui dall'altra a ridere con Giordana.

Soltanto che invece di ignorarci, come facevamo in quella circostanza, cerchiamo in tutti modi di trovare l'altro in mezzo alla folla.

Cerchiamo disperatamente di fare incontrare, ancora una volta, i nostri occhi.

In quelle occhiate, proviamo a fare ricordare alle nostre anime come erano belle quando erano insieme.

Come si stringevano, come si bastavano anche solo con il respiro dell'altra.

Tentiamo di ricordare che, nonostante non ci capissimo il più delle volte, funzionava.

Quello che c'era tra noi, funzionava.

Anche troppo bene, aggiungo.

Perché in fondo è in quelli sguardi che sono rimasti i vecchi Tish ed Alberto, quelli che si amavano disperatamente al di là della loro incompatibilità.

A noi bastava quello.

Guardarci.

Non siamo mai stati una coppia con troppi merletti e fronzoli, preferivamo la sottrazione.

Io preferivo la sottrazione, Alberto è sempre stato di gusto un po' barocco.

Io amavo quando mi precludeva qualcosa, quando gli dava un valore che soltanto io potevo valutare.

E molte volte, quella sottrazione, si risolveva in sguardi.

Alberto non ha mai guardato nessuna come guardava me. Questo però l'ho capito solo col tempo. Con la sua assenza.

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