Capitolo Quinto

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Faccio strisciare la gruccia sul metallo della sbarra. Scruto quei vestiti da cerimonia con un diavolo per capello.

Mi sto avvilendo. Sono qui da almeno un'ora e non ho trovato ancora nulla.

Non c'è un solo abito che mi piaccia davvero. Tutti i colori stonano con la tinta dei miei capelli. E sono troppo pomposi.

Ma Mameli doveva scegliere per forza me come sua testimone? Io questa pressione non la reggo. Sono troppo ansiosa.

Sento caldo. Sudo, nonostante il negozio sia munito d'aria condizionata.

-Neanche questo ti piace? - Alvise mi mostra un vestito giallo, lungo.

-Non mi posso vestire di giallo- dico osservandolo. Non è brutto, è solo troppo vistoso.

-Perché no, scusa? È carino.-

-Darei troppo nell'occhio, e poi chi la sente Paola- mi volto e continuo a cercare.
Sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di presentarmi in pigiama al loro matrimonio, solo per dispetto.

-Ma almeno hai un colore in mente per il tuo abito? Escluso il nero e l'arancione, ovviamente- mi domanda Alvise mettendosi anche lui alla ricerca.

Io lo dico che lo devono santificare, soltanto perché mi segue in ogni mia disavventura.

Santo Alvise, santo protettore di Tish.
In effetti suona bene.

-No- trascino la vocale emettendo un lamento così carico di disperazione che anche chi è a Londra avrà capito il mio stato d'animo.

Voglio tornare a casa, basta. Che poi non ho nemmeno una casa mia in questi giorni.

Che strazio di vita.

-Dai, non fare la bambina. Ora ti calmi, fai un bel respiro e razionalizzi. Dopo tutto questo giro non possiamo assolutamente tornare a casa a mani vuote. -

Eh, nemmeno io voglio tornare a mani vuote a casa. Anche perché, dopo oggi, non voglio vedere un negozio per almeno tre mesi.

Ma come fa a piacere lo shopping? A me stressa solamente, non ci vedo niente di terapeutico.

Però annuisco, ha ragione, poveretto, lo sto sfinendo.

Lo sto punendo anche abbastanza per non avermi detto della fidanzata.

Gironzolo per il negozio. Mi guardo intorno, analizzando uno per uno gli abiti che ci sono lì. Da quelli appesi sulle grucce a quelli indossati dai manichini.

Forza, Tish, puoi farcela.

Vorrei un abito verde, verde come quello che avevo nelle ultime puntate del Serale.

Verde smeraldo. Si, mi piace, sono certa che anche a Paola piacerebbe.

E i miei occhi cadono su un abito proprio di quel colore. Non so come abbia fatto a non notarlo prima.

Ha una scollatura importante, non troppo profonda, ma comunque mostra il seno. È impreziosita da alcune paillettes di un sottotono più chiaro della tinta del vestito. Decorano le maniche a bretella e il corpetto aderente.
La gonna lunga, invece, cade a trapezio. È semplice. Nulla di troppo pretenzioso o pacchiano.

Chiamo Alvise mentre stringo quel pezzo di stoffa tra le mani. Non appena mi raggiunge e lo vede, sorride.

È lui a chiedere alla commessa se ci sia della mia taglia. Io sono troppo concentrata a fissare quel abito.

Tanto ormai la conosce a memoria, è l'unico che mi accompagna a fare compere. Tutti quanti i miei amici si rifiutano perché dicono che trasmetto loro la mia isteria. Che bugiardi.

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