Il sole accarezzava il suo cuscino già da qualche ora. A volte faceva fatica a svegliarsi, del resto era solo un bambino. La madre silenziosamente aprì la porta, entrando nella camera, cercando di non calpestare il suo amato trenino.
-Su alzati, è ora di andare a scuola!
Pigramente, si alzò e si infilò le ciabatte, faticando a vedere il piccolo mondo intorno a lui. A rinvigorirlo fu il profumo del latte e del pane fresco dalla cucina, sembrava chiamarlo. Era pronto a cominciare le elementari.
In poco tempo, senza neanche il tempo di realizzare, si ritrovava già a scuola, circondato di lunghe gambe che si ergevano sopra la sua testa senza una fine. Un gran chiacchiericcio lo confondeva, finché non calò il silenzio e una voce acuta iniziò a parlare.
-Benvenuti cari genitori e cari bambini. Sono Sandra, l'insegnante di questa meravigliosa classe...
Sentì uno spintone, non sembrava il ginocchio di qualcuno. Si chiedeva chi gliel'aveva dato. Si voltò e due ragazzini sghignazzavano:
-Sembri proprio pazzo! Da dove sei uscito, sicuramente dalla cacca di qualche animale...
Non capiva molto bene cosa volessero dire, neanche li conosceva. Timidamente, si presentò.
-Mi chiamo Tommaso.
I ragazzi bisbigliavano tra loro con un sinistro sorriso.
-Sono Robb, lui è mio fratello.
Subito sentì qualcuno parlare dietro di lui.
-Piacere, sono Nicolai.
Un bambino, non molto più alto di lui, si palesò da dietro in tutta la sua robustezza, con dei capelli piuttosto simili a un gomitolo scompigliato. Dietro di lui, una ciocca scura, in contrasto con quei ciuffi biondi, spuntava tra le gambe di qualche genitore, insieme a un vestito azzurro.
-Susan, ma qui mi chiamano La Volpe.
Tom si perse nel guardare la ragazzina: aveva le guance così morbide e rosee e gli occhi così magnetici...
La campanella squillò all'improvviso, era l'ora di tornare a casa.
Tutti si precipitarono verso la porta d'ingresso, tranne Tommaso, che venne fermato dalla maestra. Chissà cosa voleva.-Allora. La tua mammina è passata di qui poco fa per parlarmi di te. Mi ha detto che hai una malattia...
-Sì signora maestra, lo so. È tutto vero. I dottori mi dicono spesso che...
-Bravo. Il fatto è che devi prendere una medicina ogni tre ore, ma la nostra scuola non permette agli alunni di portarsi le medicine da casa. Dimmi il nome della medicina e te la procura la Direttrice per prenderla anche a scuola.
-La medicina si chiama CerebrumDol.
-Ok, grazie mille. Va' pure a casa. Ci vediamo domani!
Finalmente uscì da scuola, la madre lo aspettava già a casa. La strada era silenziosa, mancavano pochi passi e avrebbe messo bocca su un gustoso pranzo. Sentiva però dei passi alle sue spalle, sempre più lesti e rapidi, qualcuno correva dietro di lui. Sentiva ridere, parlare e scherzare. Chi poteva essere?
Tom accelerò il passo, spaventato. Doveva tornare a casa, voleva tornare dalla mamma. E se fosse un ladro? O la polizia? In fondo, non aveva fatto nulla di male.
Per un secchio della spazzatura inciampò e sentì un acuto dolore al ginocchio. Mentre cercava di riprendersi, si ritrovò accerchiato da diversi ragazzi.-Ciao, Tom...
Un calcio lo prese in pieno petto, facendogli ancora più male.
-Allora? Stai andando da mammina?
Che significava? E ancora un calcio alla pancia...
-Domani dacci la tua merenda e noi ti paghiamo...
Che significa "paghiamo"? Cosa volevano dire?
-Cosa volet...
-Taci!
Un calcio sulla schiena lo zittì...
-Siamo d'accordo, domani ci dai la merenda o non avrai amici...
Assestarono un calcio in bocca e se ne andarono, lasciandolo solo sul marciapiede bollente per il sole. Qualcuno però era rimasto fermo, sedendosi accanto a lui.
-Ciao... ti aiuto ad alzarti.
Era la ragazzina...
-Vuoi che ti faccia compagnia?
Sembrava sincera, inoltre quel viso era così perfetto... Gli ripuliva la faccia, tamponando il labbro con un fazzoletto.
-Non ascoltarli, non sembri pazzo.
La bambina gli sorrideva, prendendolo per le braccia. Lo aiutò ad alzarsi e poi corse dall'altra parte della strada, sparendo dietro l'angolo, sulla strada degli altri ragazzi. Finalmente poteva tornare a casa, nonostante il dolore e i lividi.
-Che ti è successo?
Ma no, lui taceva. Se mamma l'avesse scoperto, l'avrebbe sicuramente sgridato...
-Tommy, stai bene? Dai, mangia.
Il cibo non sembrava granché, i bocconi erano amari, il sapore del sangue rendeva il tutto più amaro. Ma quel sorriso che aveva visto accompagnava i suoi pensieri ancora confusi.
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Cercando un perché
General FictionTommaso è molto popolare per la sua bellezza, ma è affetto da una malattia che colpisce gravemente il sistema nervoso. Nel corso della sua vita subisce molti atti di bullismo da parte di una banda che lo tormenta dalle elementari fino alla sua morte...