Capitolo 3: Come le bestie

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Si ritrovò circondato come ogni volta, Robb tratteneva la ragazzina e da lontano lo fissava, con occhi selvaggi, come un lupo che studia la preda prima di scannarla. Il fratello gli si avvicinò silenzioso, affiancato da altri compagni, stringendo le mani con forza, parlottando con gli altri.

-Allora, dimmi un po', preferisci essere chiamato Zombie o Prossimo Cadavere?

Tom rimase atterrito da quella domanda. Una forte fitta cominciò a devastarlo nei pensieri, temette davvero di morire, si accucciò a terra nel corridoio, mentre tutti guardavano.

-Il... Mio... Nome... è.. e solo... TOMM...

-No, fallito... Tu non sei come noi... Sei la vittima del tuo stesso cervello, sei un cadavere già da adesso...

Qualcuno gli stringeva il collo al muro, tutti lo squadravano da testa a piedi, uccidendolo con gli occhi.

-Tu non meriti la vita, Cadavere... Tu non sei come noi, sei uno ZOMBIE!

Tom scoppiò in lacrime spaventato, sentendo tutti ridere mentre lui soffriva. La fitta si faceva sempre più forte. Nessuno veniva ad aiutarlo. Poco più lontano, un ragazzino camminava per il corridoio e guardava la scena divertito. Un altro lo incitò a filmare tutto. No, i video no...

-Picchiatelo...- disse Robb.

Sentì qualcuno saltargli addosso, prenderlo a pugni, mordendolo come fosse un cane. Uno più grosso cominciò a trascinarlo per il corridoio, per poi prenderlo a calci.

-Questo è Randagio, è o no il più fedele e il più bravo del gruppo? 

Tom era stremato, sentiva le braccia pesanti come il piombo. L'idea di essere ripreso come un fenomeno da baraccone era terribile. Sentiva i denti affondare nella pelle, come un giaguaro che divora un'inerme gazzella. Le risate lo facevano sentire chiuso in una gabbia di uno zoo e la telecamera sembrava quella di un turista divertito. Non era umano. Non era giusto, stavano umiliando un essere umano come loro. Ma forse, non era davvero come loro. Forse, aveva ragione Robb. Non vide più niente, il chiasso degli altri compagni cominciò a farsi sempre più lontano.

A destarlo dal sonno improvviso fu una frase:

-Ora guardatela, guaisce come un cane...

Tom aprì gli occhi, accecato dalle botte. Era stato trascinato più lontano da dove era prima. Guardandosi, vedeva i morsi gonfiarsi, le botte farsi sempre più nere, ma quel che vide davanti a lui fu abbastanza da farlo tornare in sé e agire immediatamente, nonostante le ferite pulsanti.

-O LA LASCIATE STARE, O VE LA DOVETE VEDERE CON ME!

Quel coraggio non lo aveva mai sentito prima, era determinato a salvare la ragazzina dalle torture degli altri. Non sopportava vederla come un animale, non voleva sentirla più gridare.

-Cos'è, Zombie, hai sentito odore di cervelli?

Tutti scoppiarono a ridere, ma Tom vedeva chiaramente le espressioni della ragazzina: negli occhi leggeva disperazione e terrore, le lacrime grondavano dalle sue guance ormai violacee, mentre giaceva a terra. Decise di ribattere a tono, caricando una grande energia e fiducia per sé stesso. Doveva salvarla.

-Beh, sì, sto cercando cervelli. Ma nella vostra testa non ne trovo, sapete dove sono?

Susan trovò la forza di sorridere, anche se era fra le grinfie di Nicolai. Tom gli lanciò un'occhiataccia, mentre calava un tetro silenzio. Si avvicinò, zoppicando ma deciso.

-Cosa preferisci, un canile o una cuccia? Ah scusa, volevo dire uno zoo...

Robb fece segno di interrompere le riprese, ma il bambino accanto a lui continuava a ridere delle battute di Tom, che stava alzando un braccio pronto a saltare addosso a Nicolai. Si guardavano, mentre la tensione saliva. Tutti tacevano, nessuno sapeva cosa aspettarsi.

-Come ci si sente ad essere soli?

Nicolai scappò in bagno, gli altri lo seguirono uno ad uno come cani bastonati con la coda fra le gambe. Qualche maestra chiuse la porta al suono della campanella, tutti tornarono nella propria classe, come se niente fosse accaduto. Tranne la ragazzina, che ancora era sdraiata a terra, stordita.

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