Capitolo 9: L'inizio dell'agonia

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I muscoli erano immobili e duri come l'acciaio, tesi come corde di un'arpa, ormai si esprimeva grazie a un computer che parlava al posto suo. Questa era la situazione dei suoi diciannove anni. La madre piangeva quasi sempre, il padre cercava di tenergli compagnia. Tutta questa sofferenza faceva molto male, soprattutto a Susan. Ogni giorno provava ad essere felice, ma si sentiva sola a scuola e temeva nuovi attacchi da parte dei Sei. Però stare con lui la rendeva più serena, lo nutriva e cercava di fare il possibile per farlo star bene.

-Tom, hai fame?

-Sì.

Susan odiava quel suono robotico, ma era l'unico modo per dialogare con lui.

-Susan, pensavo a una cosa.

-Cosa Tom?

-Dobbiamo fare in modo che il mondo conosca la mia storia.

Susan sbuffò, pensando all'eroismo che Tom non smetteva di sfoggiare.

-Senti, basta fare l'ero...

-Porta alla maturità qualcosa sui Sei.

-Tom, ascoltami... Stai per morire, piantala di fare l'eroe, per favore...

-Proprio perché sto morendo te lo chiedo.

I suoi occhi parlavano chiaro, stava per piangere e avrebbe voluto convincerla. Era l'ultima cosa che poteva fargli, ma sapeva che non avrebbe accettato...

-Ti prego, fallo per me...

Susan si alzò da tavola per recarsi in camera. Era il chiaro messaggio che fosse nervosa.

Tom però non si arrese: schiacciò a fatica l'unico bottone che gli permetteva di muoversi, per seguirla. Il rumore delle ruote sembrava amichevole alle sue orecchie, ma Susan gli chiuse la porta in faccia. Quel gesto gli fece molto male...

-Non abbandonarmi.

Susan iniziò a singhiozzare. 

-PER TE STO FACENDO DI TUTTO E TE NE ESCI CHIEDENDOMI DI PARLARE DI TE ALLA MATURITA'!

-Vuoi che io viva?

-Sì...

-Allora portami con te alla maturità.

-Va bene Tom... vedo cosa posso fare...

-Mi fai entrare?

La porta si aprì, Susan lo abbracciò in lacrime.

-Non andartene così presto...

-Vedo cosa posso fare.

Il computer si spense, Susan percepì il battito del cuore di Tom rallentare e lui fremeva.

-CHIAMATE UN'AMBULANZA!

I suoni si fecero confusi, molto confusi... Si sentì preso fra le braccia di qualcuno, le sirene dell'ambulanza si facevano più vicine. Qualcuno provò a stenderlo su un letto, c'erano delle persone che si muovevano. 

-Resisti campione, resisti...

Tutto si faceva sempre più confuso. Pensava di volare, era leggero. Aveva qualcosa dentro che voleva ribellarsi, che voleva uscire. Una forza che voleva vedere la luce. Qualcuno gli aprì la bocca e finalmente quella cosa si librò libera. Delle lenzuola bianche lo sovrastavano, il rumore era ovattato. Sentiva la testa scuotersi, l'ambulanza era partita. Infine, un'aura dorata lo accolse e il resto scomparve.

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