Capitolo 2: Di male in peggio

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Non gli era mai piaciuto il bianco della clinica. Un uomo slanciato lo accolse, prendendolo per mano, coperto da una strana maschera. Dopo aver sentito le sue mani sul torace e sulla testa, disse che durante le vacanze di Natale bisognava riprendere lo sport, nonostante a quello preferisse disegnare, Tommaso era costretto a farlo. Niente era più rilassante di immaginare di vivere come i suoi personaggi dei disegni. 

Cominciò a temere la scuola, non si sentiva più tranquillo. Il banco era sempre pasticciato, strani fogli comparivano nella sua cartella e qualcuno gli nascondeva i quaderni. Non voleva più entrare in classe. 

-Mamma, quando partiamo per la casa in montagna?

Questa sembrava l'unica cosa che sapesse dire in quel periodo, sempre più vicino al Natale. Ancora però non immaginava cosa l'attendeva al rientro da scuola...

Il ritrovo per tutti gli alunni era nel cortile della scuola. C'era molta più gente del solito, ma fra queste persone si nascondevano loro.

-Forza amici, il Morente è vicino al cancello- incitava Robb.

-Portatelo dietro i bidoni!

Come un cane, Nicolai corse furtivamente verso Tommaso, cogliendolo dalle spalle gli mise le mani sulla bocca, soffocandolo. 

-Ora ci divertiamo, Zombie...

Spaventato, Tom tentò di mordere la mano di Randagio, ma era più dura del diamante, le sue braccia erano troppo grosse. Il resto della banda arrivò poco dopo per iniziare la tortura.

-Dategliene di santa ragione, tanto prima o poi deve morire, giusto Tommy?

Lo stesero con un pugno in pancia, riempiendolo di schiaffi e calci. Tom si rannicchiò in un angolo del muro della scuola, pregandoli di smettere, in silenzio, gemendo ad ogni colpo. Ma loro, calcio dopo calcio, gli fecero rigettare la colazione di quella mattina. Le botte che riceveva non erano niente a differenza di quello che provava: il buio vuoto della disperazione lo divorava ogni volta che li vedeva, si sentiva solo e non aveva la forza di reagire, voleva solo scappare, rifugiandosi nei suoi amati disegni. Temeva anche che la ragazzina fosse dietro l'angolo, a guardarlo soffrire, magari a deriderlo.

-PIANTATELA!

Una voce acuta cessò il massacro e qualcuno stava allontanando i ragazzi da Tom.

-E tu che fai? Sei con noi!

-Scappa, torna a casa...

Non se lo fece ripetere due volte, anche se avrebbe preferito rimanere per difenderla.

Una fitta lo fermò, mentre rientrava in camera, come se un picchio stesse scalfendo la sua fronte. Una goccia di sangue cadde sul pavimento dal naso, mentre i dolori delle botte sparivano e rimaneva accecato dal male alla testa, che cominciava a girare, come se il pavimento stesse oscillando, fino a non vedere più niente.

Sentiva solo il parlottare dei compagni, era ancora confuso dal giorno prima. Non ricordava più nulla, sapeva solo che la testa gli faceva ancora male.

-Bentornati ragazzi!

La ragazzina era seduta accanto a lui, sapendo di avere gli occhi addosso dei suoi amici.

-Alla fine ti hanno fatto qualcosa?

Tom era in pensiero, anche se non sapeva che cosa avrebbe fatto.

-Mi hanno minacciata, ma me ne tengo lontana...

No, non era andata così. Decise comunque che ne avrebbe discusso più tardi, ora era importante seguire la lezione, nonostante i dolori e i pensieri. La ragazzina lo prese da parte all'intervallo, invitando a seguirlo, perdendosi nella confusione dei corridoi. Lo afferrò per mano e il cuore cominciò a martellargli nel petto. Quella presa fu come entrare in un profondo stato di estasi, come se toccarla significasse entrare in un'altra dimensione...

-Ti porto nel mio posto.

Lo guardava sorridente, come sempre. Tom le lesse in volto la felicità che provava quando le parlava, quando le chiedeva come stava...

-Scemo, dopo te lo dico!

Tom però non capiva cosa fosse quella fiamma nel petto che lo faceva volare, quella cosa che gli stringeva il cuore spingendolo a palpitare più forte, che percepiva solo quando la pensava o era con lei. Si sentiva inerme, era molto confuso, ma di una cosa era certo, di volerle molto bene...

-Dove credete di andare?!

Dietro i due, qualcuno sentenziò la domanda. La voce era inconfondibile, entrambi si fermarono e iniziarono a fremere. Tom si voltò, irrequieto. Robb lo fissava dall'alto di tutta la sua rabbia nei confronti della ragazza, lo sguardo cagnesco ardeva di furia. Il tono della sua voce ora incuteva paura, rimbombava nei corridoi come la preoccupazione nella testa di Tom.

-Che la festa abbia inizio...

Qualcuno, poco più lontano cominciò a correre.

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