Mi sedetti su una sedia e, con l'estremità del grembiule, mi asciugai le lacrime dal volto. Per qualche minuto all'interno di quel vecchio mulino regnò il silenzio, che ad un certo punto venne rotto da una voce: "Come ti chiami?" mi chiese il più alto. "Litzy" risposi io con un fil di voce. "Abiti qui vicino?" mi chiesero i due soldati. "Sì" risposi io con una voce flebile e ancora scioccata per ciò che era accaduto. "E vivi da sola?" mi chiese il più grande, sedendosi a terra vicino all'altro soldato. "No, ci sono i miei genitori e i miei fratelli" gli risposi con una voce più serena. "E quanti fratelli hai?" mi domandarono cercando di portare avanti la conversazione. "Sei fratelli, i due più grandi sono partiti per il fronte sei mesi fa, e ho anche una sorella nata da poco. Voi avete dei fratelli?" gli chiesi io, venendo trasportata dalla mia parlantina irrefrenabile. "Noi due siamo fratelli. Io sono Gunther Schröder e lui è Michael" mi spiegò il più grande. "Mi sembrate giovani per la guerra" dissi incuriosita. "Non io, ho diciannove anni, ma Michael ne ha solo quattordici" mi spiegò Gunther, abbassando la voce mentre pronunciava l'ultima frase. "Come hai fatto ad arruolarti a quattordici anni? Nemmeno se ci fosse un'immane carenza di uomini ti farebbero combattere a quest'età" affermai scioccata. "Mio padre, è stato lui ad arruolarci" mi disse Michael abbassando la sguardo. "Come ha fatto?" domandai ancora più stupita. Come ha potuto un padre mandare in guerra i suoi figli, soprattutto se così giovani. Il mio avrebbe trattenuto i miei due fratelli maggiori a qualunque costo. "Non lo so. Mia madre però non voleva che Michael partisse e io le ho promesso che l'avrei tenuto sempre con me. Ieri sera il nostro battaglione si è incamminato verso il fronte. Non tutti sono dovuti partire, ma Michael era tra quelli mentre io no, così sono andato a prenderlo durante il tragitto e ora siamo due disertori" mi spiegò in tutta franchezza Gunther. Ora avevo capito che non avevano compiuto questo gesto per codardia, bensì Gunther voleva a tutti i costi mantenere la promessa fatta alla madre. Non credevo che avrei potuto trovare in quel soldato, che tutti avrebbero odiato, una persona che davanti a questo tipo di prova avrebbe ascoltato il suo cuore. "Dopo esser venuta a conoscenza della vostra vicenda, non credo che abbiate del cattive intenzioni e ho deciso che non dirò niente ai miei genitori e voi potrete rimanere per un po' qui nel mulino" concessi loro. Dopo aver pronunciato queste ultime parole vidi un bagliore di speranza accendersi nei loro occhi. Quell'espressione di gratitudine stampata sui loro volti mi fece capire che avevo fatto la cosa giusta. "Ti siamo grati per quello che stai facendo, ma come possiamo essere sicuri che qui non entrerà nessuno a parte te?" mi domandò Michael. "Non possiamo esserne sicuri, ma mi offrirò per venire qui a prendere la farina già pronta e per mettere altro grano sotto la macina. In questo modo abbiamo più probabilità che entri solo io" spiegai ad entrambi "ora è il caso che vada altrimenti verranno a vedere cos'è successo. Quasi dimenticavo: avete qualcosa da mangiare?".
"Niente, ho dimenticato di prendere qualche provvista prima di lasciare il campo" aggiunse Gunther. "Allora cercherò di prendervi qualcosa senza farmi vedere" dissi loro. "Sei molto gentile, come possiamo sdebitarci?" mi chiesero i due fratelli. "Qualcosa mi farò venire in mente" risposi quasi a bassa voce accennando un sorriso. Poi uscii dal mulino e mi chiusi la porta alle spalle.
Ora il sole era alto nel cielo e il suo tepore mi scaldava le guance, ma l'aria fredda, tipica di questo mese, mi ricordava che l'autunno era ormai arrivato.
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Una guerra che ci unisce
RomanceAnno 1917. Litzy, una giovane ragazza francese, viveva una vita semplice e quasi monotona fino a che qualcuno non la sconvolse per sempre.