Una volta entrata in casa tutti smisero di fare ciò che stavano facendo. "Cosa vi prende?" dissi con un tono serio. "Sei uscita per prendere i sacchi di farina da portare al mercato, perché non li hai portati qui?" mi chiese severa mia madre. In un primo momento rimasi quasi pietrificata davanti a quella domanda, ma poi dalla bocca mi uscì qualcosa di sensato: "Me ne sono dimenticata. Quando sono uscita la bellezza del paesaggio mi ha rapita: la rugiada sul prato, il sole che sorgeva, le nuvole rosa...".
"D'accordo ho capito. Ora porta il carro al mulino, caricaci sei sacchi di farina, portali al mercato e torna subito a casa" mi impose mia madre e io, cogliendo la palla al balzo, ne approfittai e le feci una proposta: "Potrei farlo io tutti i giorni". "Non dobbiamo portare la farina al mercato tutti i giorni Litzy" mi disse ridendo mio fratello Tom, di undici anni. "Lo so, ma potrei occuparmi io del mulino, qualcuno lo deve pur fare e poi sono più utile facendo questo piuttosto che imparando a rammendare" dissi cercando di convincere tutti. All'inizio mia madre non mi sembrava troppo convinta, ma poi esaudì questa mia richiesta. Ero riuscita a farmi concedere ciò di cui avevo bisogno e ne ero molto sollevata. Uscii di nuovo di casa, andai nella stalla e misi i finimenti al cavallo. Preparai il carro e lo lasciai davanti al mulino. Una volta entrata, Gunther e Michael sbucarono dal fieno con l'espressione di chi aveva appena avuto un'idea. "Prima ti abbiamo chiesto come ci saremmo potuti sdebitare per il riguardo che hai nei nostri confronti e ora so come potremmo fare" mi spiegarono "prima hai detto che avresti chiesto se ti potevi occupare del mulino e quindi ti potremmo aiutare". "E come?" gli chiesi alquanto incuriosita. "Mettendo il grano sotto la macina e preparando i sacchi di farina ad esempio" mi dissero. "Lo fareste davvero?!" esclamai stupita. "Mi sembra il minimo dato quello che vuoi fare per noi" mi disse Gunther con un sorriso sul volto.
Ero al settimo cielo, gli corsi incontro e, facendo un salto, mi prese in braccio e lo strinsi in un abbraccio fortissimo, come se non volessi lasciarlo andare.
Mi staccai da lui e restammo in silenzio per qualche secondo, guardandoci negli occhi. Mi sentivo strana, come se avessi un vuoto allo stomaco, non avevo mai provato questa strana sensazione prima d'ora. Erano stati quei suoi occhi azzurri a rapirmi.
"Per quale motivo sei tornata così presto?" mi chiese Michael, facendomi distogliere lo sguardo da Gunther. "Devo prendere sei sacchi di farina e caricarli sul carro per portarli al mercato" spiegai a Michael. "Allora sarà meglio che ci mettiamo al lavoro" disse Gunther a Michael, togliendosi la giacca dell'uniforme e rimboccandosi le maniche della camicia fino al gomito. Poi si diressero verso la pila di sacchi di farina, ne presero uno a testa e cominciarono a caricarli sul carro. Quando finirono di caricarli Gunther si avvicinò a me, dicendomi: "Ora il carro è pronto, puoi andare".
"Grazie per l'aiuto, ci vediamo dopo mezzogiorno" dissi sorridendo ai due.
Uscii dal mulino, salii sul carro e mi diressi verso il paese.
Arrivata alla piazza mi incamminai con passo spedito verso la bancarella del signor Narracot e dopo una breve contrattazione, prese i sacchi dal carro e io tornai a casa.
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Una guerra che ci unisce
RomanceAnno 1917. Litzy, una giovane ragazza francese, viveva una vita semplice e quasi monotona fino a che qualcuno non la sconvolse per sempre.