Quando ero quasi arrivata, mio fratello Matthew, di quattordici anni, mi stava già aspettando sull'uscio della porta. Con il carro mi ci fermai davanti e, mentre Matthew mi correva in contro, io scesi e lui mi disse: "Vai in casa, la mamma ha bisogno di te. Mi occupo io del carro". Così entrai in casa, tolsi il soprabito e il cappello di paglia, mi legai il grembiule attorno alla vita ed iniziai a preparare il pranzo visto che mia madre si stava occupando di mia sorella Mary, l'ultima nata. Mentre mi aggiravo tra i fornelli, con la coda dell'occhio vidi mio fratello Tom cercare di sgattaiolare al piano di sopra e senza voltarmi dissi: "Dove credi di andare Tom? Vieni qui e aiutami a preparare la tavola". Lo sentii fermarsi e tornare in dietro, per poi aprire il cassetto dove tenevamo le posate. Ai miei fratelli non piaceva aiutarmi con le faccende domestiche e, adirla tutta, nemmeno a me piaceva svolgerle. I miei genitori mi avevano consentito di proseguire gli studi fino a dieci anni e poi mi imposero di rimanere a casa per aiutare mia madre. Lei, fuori dalla scuola, mi aveva insegnato ad essere una buona donna: a cucinare, rammendare, badare ai bambini. Per lei era importante che io imparassi tutte queste cose, così che potessi essere una buona moglie una volta sposata, ma ancora non pensavo al matrimonio.
Prima di chiamare tutti a tavola, mi misi in tasca due patate bollite e un pezzo di formaggio da portare a Gunther e Michael. Una volta finito di pranzare, mia madre mi disse che si sarebbe occupata lei dei piatti. "Avete bisogno di qualcos'altro prima che vada?" le chiesi alzandomi da tavola. "Metti a letto Mary e poi puoi andare" esordì lei. Presi in braccio Mary, che era sul seggiolone e la portai al piano di sopra, dopo mezz'ora già dormiva. A quel punto uscii di casa e mi diressi verso il mulino.
STAI LEGGENDO
Una guerra che ci unisce
RomanceAnno 1917. Litzy, una giovane ragazza francese, viveva una vita semplice e quasi monotona fino a che qualcuno non la sconvolse per sempre.