Entrai, Gunther e Michael stavano giocando con dei sassolini ad un gioco che io non conoscevo. "Vi ho portato da mangiare" dissi loro estraendo dalla tasca del vestito le due patate e il formaggio. Poi li appoggiai sullo sgabello davanti a loro. Michael prese una patata, la addentò senza nemmeno toglierci la buccia e mi disse: "E' la più buona che io abbia mai mangiato". "Devi avere davvero fame per fare questo tipo di apprezzamento su delle patate bollite" gli risposi io ridendo. "Grazie" mi disse Gunther guardandomi negli occhi, mentre sbucciava la patata "te ne siamo davvero grati". Ero fiera di quello che stavo facendo, anche se sapevo di rischiare molto a tenerli lì, ma la loro gratitudine mi riempiva il cuore di gioia.
"Ora dovrei poter rimanere per un po'" dissi ai due "ma è meglio che non resti fino a tardi o potrebbero venire a cercarmi". Restati nel mulino con loro più di un'ora e parlammo per tutto il tempo, ci raccontammo tutto quello che ci era successo: avventure, bravate, episodi tristi.
Con tutto quello che avevo da fare a casa non avevo mai avuto molto tempo per socializzare con i ragazzi e le ragazze della mia età e credo mi facesse bene avere qualcuno con cui parlare. Loro mi ascoltavano e io ascoltavo loro, come se non ci fosse la guerra a dividerci, come se fossimo dei ragazzi qualunque. Dopo quelle lunghe conversazioni tornai a casa e l'orologio in cucina segnava le sei e un quarto. Era ora di preparare la cena, ma adesso c'era anche mia madre che mi aiutava e non dovevo fare tutto da sola, dato che Mary era con mio fratello James, di sette anni.
Come tutti i giorni, alle sette in punto, suonai la campana appesa sull'uscio, così mio padre e mio fratello Matthew, che lavoravano nei campi, sapevano che era ora di tornare a casa per la cena. Anche ora, come avevo fatto a mezzogiorno, presi qualcosa per Gunther e Michael: feci finta di riempire un piatto con due mestoli di minestra, ma in realtà li misi nel contenitore dove mettevo il pranzo quando andavo a scuola. Poi presi il contenitore con la minestra e il tagliere dove avevo affettato il pane e uscendo dalla porta d'entrata, rovesciai le briciole che c'erano sul tagliere per terra e nascosi il contenitore nell'erba. Quando entrai erano già tutti seduti a tavola, così mi sedetti anche io e cominciammo a cenare. Finito di mangiare misi sul fuoco l'acqua che poi sarebbe servita per lavare i piatti e cominciai a sparecchiare.
Dalla finestra della cucina vidi due fari d'auto avvicinarsi sempre di più alla casa e, prima che potessi dirlo ai miei genitori, qualcuno aveva già bussato alla porta. Mia madre si alzò dalla sedia e andò ad aprire.
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Una guerra che ci unisce
RomanceAnno 1917. Litzy, una giovane ragazza francese, viveva una vita semplice e quasi monotona fino a che qualcuno non la sconvolse per sempre.