°Capitolo 12•

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°Bianco e nero•

ATTENZIONE QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITO, SE SIETE SENSIBILI NON LEGGETE.

La stilo scivolava facilmente su quel misero pezzo di carta, rovinato e strappato in più punti, e l'unico briciolo di purezza venne spazzato via quando Jungkook scrisse l'ennesima parola. Erano due giorni e due notti che scriveva, si stava fermando solamente quando sentiva la carrozza fermarsi, e sperava di vederlo, di vedere il principe che come un ladro aveva rubato tutto quello che possedeva.
Lo guardava sorridere e ci vedere l'intera vita, e i suoi occhi formavano mezze lune che lo facevano innamorare della notte ancora di più; poi la mente tornava agli scritti e si rimproverava di perdere la concentrazione. Ma, a differenza di ogni suo pensiero, Taehyung era fonte di ispirazione e ogni parola prendeva vita da sé.
Aveva le mani impastrocchiate di nero, di quel liquido che scorreva nelle vene, gli occhi stanchi, i capelli disordinati che andavano in ogni direzione, ma ogni punto, ogni virgola, ogni parola lo faceva vivere sempre meglio. Shakespeare era nato per quello, Jungkook era nato per quello, per scrivere, per non accontentarsi di una sola vita ma di vivere tutte le vite che egli voleva. Si trasformava in un amico, in un condottiero, un amante, un assassino, un soldato.
Ed era da quest'ultima vita che, oggi, l'Inghilterra lo riconosceva come Shakespeare. Tale cognome significa 'portatore di lancia', e risale ad una sua vecchia opera mai pubblicata, un'opera che Jungkook bruciò con le sue stesse mani credendo di non essere in grado di diventare ciò che voleva essere. Il protagonista era un tale Aderelio, un giovane massaio incapace di scrivere e leggere, si vantava sempre di essere un grande combattente e tutti lo ascoltavano raccontare le numerose battaglie da lui affrontate. Quando in Svizzera, luogo in cui era ambientata la storia, scoppiò la guerra tutti guardavano Aderelio nella speranza che un suo aiuto potesse cessare quello scempio. Nessuno si sarebbe mai aspettato che proprio il ragazzo si nascondesse come un coniglio, finché una lancia lo trafisse sotto gli occhi di tutti. Jungkook partiva da quella lezione: non si sarebbe mai vantato delle piccole cose, della sua grande arte, e avrebbe portato con sé delle lance per distruggere coloro che esaltassero la loro persona.
Aprì con maestria e una mano la camicia, sporcata di qua e là, restando a petto nudo e i pantaloni attillati, lunghi fino al ginocchio e qui fermati da una fibbia o da bottoni. Poco sopra questi arrivavano le calze, anche queste attillate e fermate da giarrettiere, che a volte erano pure decorate da coccarde. Su questi pantaloni, cadeva un altro paio più largo e decorato, che aveva un risvolto che cadeva sulla giarrettiera.
Portò la testa in alto, improvvisamente tutta la fatica gli cadde addosso rendendo pesante il suo lavoro, fece scivolare tra le mani la stilo quasi a riscaldare l'inchiostro e guardò quella pila di fogli scritti e sorrise. Gli mancava tutto questo, e non vedeva l'ora di vedere la faccia degli invitati a quella che sarebbe stato, era questa la sua speranza, l'opera che lo avrebbe reso celebre.
Abbassò nuovamente la testa quasi a convincersi di dover ricominciare, mancava poco al ballo e ancora non aveva finito di scrivere, rivisitare e mettere in scena. Insomma non era a buon punto ma ci credeva, credeva in sé e soprattutto credeva in quello che voleva diventare. Quando la punta della stilo stava per poggiarsi nuovamente sul foglio un colpo secco sulla porta lo innervosì: odiava essere disturbato, lo mandava in escandescenza, era quello il suo momento prediletto, solo con se stesso e le parole.
Si alzò di malavoglia ma, quando aprì quel pezzo di legno restò senza fiato: Taehyung era davanti a lui, i pantaloni stretti a disegnare le curve, la camicia infilata all'interno a creare dei piccoli sbuffi che risaltavano quelle sue clavicole sporgenti ed eleganti, le labbra tirate in un sorriso, le guance rosse per il petto nudo del poeta, gli occhi liquidi e azzurri come lo zaffiro, i capelli rossi.
Jungkook pensò che arte poteva essere qualsiasi cosa e Taehyung lo era sicuramente.
"Ciao William, posso?" Jeon si era bloccato, quei capelli rossi su quella pelle ambrata sembravano sposarsi, finché la mano di Taehyung lo spinse dentro chiudendo la porta a chiave.
"Perché non mi stavi facendo entrare?" Jungkook si svegliò da quel suo trans e si avvicinò a toccare quei capelli rossi fiamma.
"Stai benissimo, Taehyung, sei meraviglioso" Taehyung arrossì per la vicinanza del caramello, il suo petto nudo e i suoi complimenti non aiutavano di certo la situazione.
"G-grazie Kook, tutti mi stanno dicendo di somigliare ad Elisabetta" rise nervoso dagli sguardi di Jungkook che bruciavano sulla sua pelle.
"Dovrei provare una forte attrazione anche per lei, dunque, ma io in realtà voglio solo te" Jungkook si avvicinò improvvisamente caddero tutte le barriere che da due giorni si era costruito, al diavolo l'opera, aveva Taehyung davanti. Rosso.
Toccò con la punta delle dita il mento dell'uomo, lo sollevò e fece scontrare i loro nasi, gli occhi incatenati e impegnati a scovare ogni singola emozione, ogni singolo cambiamento, volere.
"Mi sei mancato" Taehyung gli sussurrò sul viso, facendo sorridere lievemente Jungkook che, con leggerezza fece scivolare un dito sulla clavicola destra mentre Taehyung abbassava la testa per osservare le mosse del caramello. William sollevò la camicia bianca, e Taehyung rosso in volto circondò il collo di Jungkook con le braccia sollevandosi sulle punte.
Il caramello lo sollevò portando le mani sotto i glutei fin quando Taehyung non finì con la schiena contro il muro, le gambe intorno i fianchi: dopo un ultimo sguardo, le palpebre si chiusero, e le labbra si aprirono. Si baciarono con il fuoco dentro, un tornado nel cuore, i denti mordevano quei dolci e pieni pezzi di carne, Taehyung tirava con dolcezza i suoi capelli e le mani curiose di Jungkook strizzarono il fondoschiena del rosso.
Con gli occhi chiusi Jungkook lo trasportò fino al suo letto, adagiandolo e posizionandosi tra le sue morbide cosce, toccò con un dito i dolci capezzoli per poi poggiare le sue labbra; Taehyung inarcò la schiena, mordendo le sue labbra per evitare di non creare troppo rumore. Le mani di Jungkook era macchiate di inchiostro e, di conseguenza, anche la sua pelle venne presto macchiata: le clavicole, il petto, il collo dove il caramello aveva iniziato a lambire e succhiare qualsiasi pezzo candido, i fianchi e poi le cosce lasciate finalmente libere.
Jungkook si sollevò solamente per un istante per poterlo osservare sotto di lui, macchiato di nero, impotente, gli occhi lucidi e la pelle coperta dalla sua saliva. Ora sì che sembrava essere frutto dell'immaginazione di Jungkook, sembrava veramente essere il personaggio più bello di un suo libro arrabbiato per non poter vivere la sua bellezza. Era il suo personaggio più bello che si era fatto spazio tra le parole del libro e lo aveva fatto innamorare.
Seguirono attimo di puro amore, entrambi sapevano del loro sentimento ma sembrava quasi fossero spaventati da esso.
Jungkook lo spogliò e Taehyung spogliò il caramello, finché entrambi nudi completamente si abbandonarono a loro stessi, al piacere più dolce che possa esistere. Taehyung lo morse, lo graffiò quando il pene dell'uomo toccava la sua prostata, e Jungkook stringeva il morbido e sodo sedere. E il nero si mischiò con il bianco.

Taehyung si alzò barcollante, indolenzito dalle spinte del caramello, e raccolse da terra la camicia del caramello indossandola mentre quest'ultimo prendeva tra le mani la stilo imbevuta nuovamente nell'inchiostro. Jungkook allungò un braccio, stringendo la mano al polso di Taehyung trascinandoselo addosso.
Taehyung lo guardò con occhi curiosi: Jungkook portò una mano tra i suoi capelli, facendoli scivolare tra le dita mentre l'altra mano spostò la leggermente la sua camicia. Poggiò proprio sotto la clavicola destra la stilo incidendo sopra JJ.
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-Lougtout

°Shakespeare• TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora