ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 18

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Si era fatto molto tardi e di fogli ne mancavano poco meno della metà. Foggy trattenne uno sbadiglio e Karen ridacchiò.

«Forse dovremmo continuare domani mattina. Non dobbiamo rischiare di tralasciare qualcosa per via della stanchezza».

Matt annuì.

«Sono d'accordo con te. Ci ritroviamo qui domani mattina, andiamo tutti a dormire ora».

Si fermarono davanti l'entrata dello stabile per salutarsi e separarsi. Ci fu un attimo di incertezza e Foggy lanciò un'occhiata prima a Matt e poi a Natasha, che in quel momento stava leggendo l'orario sul piccolo orologio che portava al polso. Foggy si schiarì la voce, decidendo di fare un favore a Matt e fargli da spalla come ai vecchi tempi.

«Allora a domani. Karen, ti accompagno».

«Oh, grazie. E voi?» chiese lei.

Prima che Natasha potesse fornire una risposta, Matt si rivolse a lei.

«Prendiamo un taxi insieme?» propose.

«Sì, va bene. Buonanotte» salutò Natasha, sorridendo agli altri due. Si diedero la buonanotte con un sorriso fiducioso – aver passato la serata insieme aveva un po' risanato il dolore della perdita di Ben, anche se la sensazione sarebbe durata probabilmente ancora per poco – e presero strade diverse.

Matt aveva sollevato una mano a mezz'aria, e Natasha gli permise di aggrapparsi al suo braccio e camminare così, mentre lui faceva muovere il bastone da un lato all'altro. La percepì appena scuotere il capo.

«Che c'è?»

«Niente, mi chiedo quanto ti serva davvero. Non sarà più la stessa cosa, dopo averti visto fare le capriole» mormorò ironica.

«Serve alla mia copertura ed è a metà strada tra la realtà che dovrebbe essere e quella che è. Un po' come fai anche tu, "Natalie"».

«Avvocato del diavolo».

Matt ridacchiò.

Poi camminarono in silenzio. Matt pensò che gli era mancata, che aveva pensato e ripensato costantemente a lei che gironzolava per casa sua a piedi nudi, con la sua camicia addosso e la pelle ancora umida, appena uscita dalla doccia. Aveva ripensato alla calma che gli infondeva il battito regolare del suo cuore. Un suono che cominciava ad essere davvero molto importante. E alla sua voce che canticchiava serena, pensando di non essere udita.

La sua voce lo riscosse da quei pensieri.

«Ti chiamo un taxi?»

Lui scosse il capo.

«No, vieni. Prendiamo la strada più breve, devo parlarti» disse serio, lasciando il suo braccio e avviandosi verso un vicolo scuro. Natasha lo guardò per un attimo e poi lo seguì. Si arrampicarono tra bidoni e scale di emergenza, fino a salire sul primo tetto facilmente raggiungibile e si spostarono verso casa di Matt.

|𝐖𝐢𝐭𝐡 𝐃𝐞𝐯𝐢𝐥| 𝘋𝘢𝘳𝘦𝘥𝘦𝘷𝘪𝘭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora