Maiverde

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Arrivai al punto che le lacrime sul mio viso non erano più in grado di scendere.
Mi fermai vicino a quel grande albero in mezzo al campo con davanti il fiume che scorreva lento.
Ormai l'estate era alle porte e sapevo già che sarei dovuto partire a breve.
Non era mia intenzione, avevo ormai rovinato ogni cosa.
Ero rimasto solo.
Fino a pochi giorni prima ero continuamente convinto del fatto che non ero io a commettere tutti gli errori, ma gli altri che non capivano cosa provavo, cosa sentivo.
Pensavo che non fossero a conoscenza dei miei problemi e dovessero stare zitti, lasciarmi in pace.
Così fecero.
Mi lasciarono solo.
Fermo sotto quell'albero, tirai fuori quel taccuino che portavo sempre con me quando dovevo esprimermi su di un pezzo di carta.
Se dovevo sfogarmi sapevo che scrivere era l'unico modo per non essere interrotto.
Cominciai a buttare inchiostro su carta. Sempre, sempre di più.
Mi accorsi di essere arrivato ormai all'ultima pagina e dal nervoso lanciai tutte le mie parole verso il fiume, come se tutto ciò che avevo scritto, sarebbe dovuto restare un segreto che nessuno avrebbe dovuto leggere.
Improvvisamente mi sentii vuoto.
Mi mancava il respiro per tutti gli errori commessi e volevo solo urlare contro il cielo per chiedere spiegazioni di questa mia incapacità di vivere una vita tranquilla.
Mi coricai per terra a fissare il vuoto.
Ero sfinito, senza forze.
Ad un tratto lei spuntò da dietro l'argine.
La vidi arrivare verso di me.
Camminava lentamente, col sorriso sul volto.
Arrivò vicino a me, mi accarezzò la faccia e sempre sorridendo mi sussurrò..
"Sai che dentro ognuno di noi ha una forza immensa che a volte non riusciamo a tirare fuori. Non ti abbattere per ciò che è successo, hai bisogno di stare attaccato ad emozioni forti per essere felice. Un albero sempreverde per restare vivo non potrà mai staccarsi dalla sua amata terra."

Estasiato da difetti specialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora