Capitolo 1: Domani è ora

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Non sto tanto nelle presentazioni, capirete lungo la mia storia chi sono e cosa mi ha portato a scrivere.

Quando hai 16 anni ti ritrovi in piena fase adolescenziale e cominci davvero a capire tantissime cose, ragionare in modo più serio restando però ancora un ragazzino.

Questa parte da "adolescente" la chiamerei "Wonder", ovvero meravigliarsi.
Questa fantastica parola esprime un sentimento di stupore causato da qualcosa di bellissimo.
Poi mentre lo pronunci senti proprio l'armonia del suo significato.

Dai 15 ai 17 anni di cose bellissime ne accadono eccome. Almeno così è andata a me.
Spesso cominci a conoscere il significato della vita, della morte, dell'amore, della vera felicità e dell'immensa tristezza.
Ognuno vive a modo suo queste esperienze.
Cominciai a provare emozioni uniche che qualche anno prima non avrei mai immaginato di provare.
Conobbi tantissime persone al di fuori di quei banchi di scuola dove avevo sempre lasciato ogni ricordo.
Ho sempre voluto iniziare a stare in contatto con altre persone al di fuori delle lezioni, ma fino ad una certa età, i miei genitori mi tenevano strettamente in casa, massimo massimo mi facevano andare da qualche amico o scendere in cortile.
Io non mi sono mai lamentato, anche perché mi sembrava fosse giusto così, avranno avuto i loro motivi.
Invidiavo molto i compagni di classe che fra una chiacchiera e l'altra si raccontavano di essere stati in posti fantastici, di aver fatto una vacanza magnifica in paesi esteri o di essersi trovati davanti a paesaggi magnifici.
A me bastava tornare nella mia terra per sentirmi a casa. Non chiedevo altro.
Lì ero libero di uscire la sera, i miei genitori si sentivano più al sicuro perché in quel paese non c'era altro che armonia, tranquillità e spensieratezza.

Peccato che proprio quell'anno, un mese prima di compiere 16 anni, conobbi il mio primo vero amore.
Ebbene sì, conobbi veramente anche questo.
Questa parola, amore, è un magico mix di emozioni che ti fa confondere tutte le idee che ti eri fatto sulla felicità, la tristezza, la serenità, il senso della vita e scopri sentimenti nuovi come la depressione.
Quanto è brutta la depressione.
Pensare che pochi giorni fa ho scoperto che bere birra aiuta a combattere la depressione.
Probabilmente ora sarei un alcolizzato.

Quell'anno, come ogni anno, tornai nel mio paese.
Era la prima volta che prendendo il pullman per partire versai lacrime come se mi dispiacesse. Di solito capitava il contrario. Quando lasciavo tutti i miei parenti e tornavo a casa.
Forse perché lasciai la mia ragazza nelle mani dell'estate e dell'ansia.
Ero sempre in ansia che succedesse qualcosa.
Se non riuscivo a mettermi in contatto con lei, la sera non riuscivo a dormire.
Ho passato tre mesi d'agonia, sperando che passassero in fretta.
Continuavo a ripetermi che l'indomani finalmente mi sarei svegliato, avrei preso un velocissimo treno e sarei tornato da lei.
Non vedevo l'ora di tornare da lei.
Pian piano arrivò settembre, la scuola doveva ricominciare.

Finalmente quel domani era veramente l'ora di partire.
Tornai da lei più contento che mai, come un bambino il giorno di Natale.
Poco prima di vedere il cartello Parma, Sebastian, il mio migliore amico mi mandò una foto della mia ragazza mentre si baciava con un altro, accompagnata dal messaggio:
"Scusa Kevin, quando ho visto questa foto, ho dovuto per forza inviartela."
Improvvisamente mi crollò ogni sintomo di felicità sotto i piedi.
Il cuore batteva fortissimo e l'ansia di vederla era cambiata in ansia di averla persa per sempre.
È vero, ero ancora piccolo, ma cominciavo a capire le cose ed essendo sempre stato un ragazzo molto sensibile non potevo sopportare la cosa.
Cominciarono a scendere sul mio viso nuovamente le lacrime. Questa volta però, involontariamente.
Mio padre era convinto che fossero di felicità e mi disse:
"Hai visto? Siamo arrivati. Se vuoi ti accompagno subito da Martina appena siamo a casa."
Finsi di stare bene, che il motivo fosse davvero la gioia di essere tornato.
A saperlo prima non sarei mai voluto tornare.
Gli risposi che avevamo appuntamento l'indomani, al parco e che quel giorno ero troppo stanco per il lungo viaggio e avevo bisogno di riposare.
Non ebbi nemmeno la forza di scriverle per chiederle spiegazioni quel giorno.

L'indomani decisi di andare in quel parco dove prendemmo la bellissima idea di metterci insieme.
Sapevo che lei non ci sarebbe stata, ma li non avrei visto nessuno e avrei potuto piangere senza dare nell'occhio.
Presi il telefono per chiamarla un'ultima volta. Notai che però mi aveva bloccato ovunque. La cosa non mi faceva star per niente bene.
Avevo bisogno di vederla a tutti i costi.
Presi la bici e da quel parco pedalai così forte che dimezzai il tempo del viaggio.

Arrivato la, notai che non c'era nessuna macchina parcheggiata nel solito posto dove la lasciavano i genitori, essendo domenica mi aspettavo di trovarli tutti lì.
Provai a citofonare e mi rispose una signora di cui non riconoscevo la voce.
Con il cuore in gola, il fiatone e singhiozzando chiesi di vederla per parlarle.
La signora venne alla porta e si presentò come la nonna di Martina dicendomi:
"Ragazzo, mio figlio ha avuto un lavoro all'estero poco dopo la tua partenza. Purtroppo è stato costretto a trasferirsi con tutta la famiglia e Martina non sapeva come dirtelo, così scrisse una lettera prima di andarsene e mi disse di consegnarla a te se l'avresti cercata."
Ero rimasto totalmente senza parole.
Chiesi un bicchiere d'acqua alla signora, presi la lettera, mi calmai e dopo averla ringraziata tornai a casa.

Sistemai la bici e appena entrato in casa mia madre mi disse:
"Allora Kevin? Come sta Martina?"
Neanche il tempo di finire di ascoltare la sua frase che senza aprir bocca andai in camera da letto, scrissi su un foglio "NON DISTURBARE", lo appesi sulla porta e mi chiusi nella mia stanza.

Restai sul letto a piangere per ore, sapendo che molto probabilmente non l'avrei più rivista.
Mia madre bussò un paio di volte e capì immediatamente che volevo restare solo.
Presi la lettera e decisi di leggerla.

"Ciao scemo, mi dispiace doverti lasciare con questa brutta notizia. Mio padre ha deciso di accettare il lavoro che gli hanno proposto e ci trasferiremo tra pochi giorni. Sapevo già che saremmo partiti ma ho deciso di godermi tutti i momenti belli senza che tu pensassi al giorno della mia partenza. Non ce l'avrei fatta a lasciarti di persona, così ho preferito scriverti questa lettera. Ormai è la quarta che scrivo perché nelle altre, che ho dovute buttare, c'erano più lacrime che parole.
Fingeró di star bene ogni giorno e ti scriverò che sono ancora qui per non farti stare male mentre saremo lontani, spero che sia la soluzione migliore. Terrò per sempre ogni nostro ricordo custodito dentro al mio cuore, però purtroppo dovrai restare soltanto un fantastico ricordo. Sto ancora versando lacrime, spero che prima o poi passeranno.

Grazie per ogni fantastico momento passato insieme, non li dimenticherò mai.
Non ti dimenticherò mai.

Martina."

Immediatamente le lacrime cessarono.
Raccontai tutto a mia mamma e mi consolò dicendomi:
" La vita è lunga lo sai? Hai 16 anni, la tua è appena cominciata. Troverai tantissime altre persone che ti vorranno bene ed altre che ti faranno soffrire. In questo mondo siamo 7 miliardi, vedrai che su tutte queste persone, troverai quella giusta. E se non dovesse nemmeno essere lei, tranquillo che troverai chi ti farà battere il cuore ancora più forte."

Quell'esperienza mi diede una forza immensa, tanto da continuare giorno dopo giorno ad andare avanti a testa alta.

Estasiato da difetti specialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora