Capitolo 3: L'ora di ritardo

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Mentre aspettavo quel treno che mi riportasse a casa dopo le mie solite lunghe e stressanti lezioni, non riuscivo a smettere di pensare a ciò che mi aveva detto Sebastian.
Non credevo che crescere avrebbe portato così tanti problemi.
Lui ha 3 anni in più di me ed era l'unico che mi conosceva così bene da potermi dare consigli.

Era proprio il giorno del mio compleanno quando il mio migliore amico mi raccontò di quanto fosse dura diventare grandi e di quante problematiche la vita porta, soprattutto raggiunti i diciotto anni.
Non bastavano i problemi di cuore a rendere tutto così incasinato. Dovevano intromettersi anche i problemi con la famiglia, litigi con gli amici, i giudizi delle persone che si accumulano giorno dopo giorno.
Si è vero, tutti sbagliamo e questo io lo sapevo benissimo.
"Ciò che è fatto è fatto, non si torna indietro." continuavo a ripetermi.
Le persone però se cominciano a giudicare difficilmente cambiano idea e questa era una cosa che proprio non riuscivo a tollerare.

Il treno era in ritardo a differenza delle altre sere e così incominciai a scrivere in fondo al quadernone d'italiano tutto quello che mi poteva passare per la testa.
Pensavo di essere maturato in fretta, di non aver bisogno di dire "ora sono maggiorenne, adesso inizia il casino".
No, quello era già iniziato da parecchio, ora era il momento di superare tutto e rialzarsi.
"Quante ne capiteranno d'ora in poi?
Quante volte ancora dovrò trovare le parole giuste per non dire cose sbagliate?
Quanti errori commetterò e a quanti commessi potrò rimediare?
Molto dipenderà da me.
Molto dipenderà dalle persone di cui mi circonderò."
Le domande aumentavano ogni minuto sempre di più e solo a poche riuscivo a trovare una vera risposta.
Era come un esame a cui io, oltre alle risposte, dovevo anche pormi le domande.
Quindi non era come i test a scuola.
Avevo il doppio della difficoltà davanti.

Il treno continuava a tardare, come se volesse darmi ancora tempo per riflettere, per non farmi consegnare in bianco il compito da me assegnato.
Cominciavo ad essere in ansia, spaventato da ciò che era già accaduto, ripetendomi continuamente che non ce l'avrei fatta ad andare avanti con tutti questi pensieri per la testa a soli diciotto anni.
Per di più mi mancava davvero poco ormai per finire gli studi, cercarmi un lavoro e crearmi mattone dopo mattone un futuro.
Ma come potevo farlo se di fronte a me continuavo a trovare ogni tipo di problematica che m'impedisse di andare avanti?
Ero distrutto, abbattuto da ogni motivazione che mi potesse mandare avanti.

Guardai nella tasca sinistra dei pantaloni e notai che mi era rimasta l'ultima sigaretta, quella che quando apri il pacchetto giri al contrario.
L'accesi senza nemmeno pensare al fatto che dovesse portarmi fortuna, anche perché non sarebbe bastato nemmeno un colpo di fortuna per risolvere tutto.
Cercai di calmare lo stress con la nicotina, ma con scarsi risultati.
Mentre il mio treno continuava a subire ritardi, altri passavano a tutta velocità davanti a me, senza fermarsi.
La voglia di prendere un altro treno e andarmene lontano era davvero tanta.
Cambiare paese, città, magari anche stato e ricominciare da zero.
Nessuno sa chi sei, nessuno può giudicarti per ciò che hai fatto, per ciò che è successo e per ogni errore che hai commesso in passato.
Sarei stata una persona libera, pronta a mettersi in gioco in una nuova vita iniziata con diciotto anni di ritardo.

Un treno si fermò inaspettatamente, non era il mio.
Forse era proprio il mio forte desiderio di andarmene che aveva fatto sì che un mezzo mi potesse portare lontano dalla mia vita?
Mi alzai deciso, pronto a prendere il treno sbagliato che mi avrebbe condotto ad un nuovo me.
Chissà dove mi avrebbe condotto.
Cosa avrei potuto fare di nuovo all'arrivo in un altro paese.
Presi lo zaino e feci un passo in avanti, ma mi bloccai improvvisamente.
Le gambe tremavano e il respiro diventava affannoso.
Il cuore batteva forte e mi venne una specie di paura che mi fece immobilizzare ogni singola parte del corpo.
Le porte si stavano chiudendo e il pesante zaino che avevo appena raccolto mi scivolò dal braccio cadendo per terra.
Non era veramente la soluzione andarsene via.
Sarebbe stato solo una scusa per fuggire dai problemi.
Ero appena diventato maggiorenne ed è proprio per questo motivo che avrei dovuto combattere per andare avanti, non scappare.

Il treno partì e se ne andò via, senza di me.
Tirai nuovamente fuori il quadernone per rileggere ciò che avevo scritto.
Decisi di rispondere a tutte quelle domande, con una sola risposta:

"Lasciarsi abbattere da un amore andato male, da una bocciatura, da un litigio con l'amico di una vita o dalla perdita di qualcuno d'importante, non dovrà mai frenare la mia vita.
Questi eventi non dovrebbero frenare nessuno.
Dovrebbero dare la spinta ad ogni persona d'imparare che per quanto possa essere ingiusta la vita, non è necessario cambiare strada per risolverla.
Basta prendere lo stesso treno di sempre ma cambiare il proprio pensiero per migliorare se stessi.
Scappare non è la scelta giusta da fare.
Bisogna riflettere prima di compiere ogni decisione.
In fondo il treno è grande, si può sempre cambiare posto, no?
Se sarà necessario lo cambierò ogni giorno, ma non scapperò mai dai miei problemi."

Capii in quel momento che non importava quanti e quali problemi si sarebbero creati durante il percorso di questa vita, avrei dovuto sempre affrontare tutto a testa alta.
Avrei trovato chi mi avrebbe sostenuto, chi sarebbe rimasto in disparte e chi addirittura mi avrebbe potuto abbandonare.
Sapevo che non era possibile riuscire ad accontentare ogni persona intorno a me, però provarci non mi costava nulla d'altronde.

Alzai lo sguardo e notai che il treno era finalmente in arrivo.
Aveva quasi un'ora di ritardo, più di quanto continuava a dire quella fastidiosa vocina della stazione, ma quella volta è stato meglio non vederlo arrivare in orario per capire che non è mai troppo tardi per rialzarsi ed andare avanti.

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