Capitolo 2: Won

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La prima domanda che vi starete quasi sicuramente facendo è "perché questo capitolo si chiama così?"
Posso soltanto dirvi che non è proprio collegato al verbo "Win" ovvero "Vincere".
Però potrebbe esserci una possibilità che ciò diventi tale.
Okay, ora siete più confusi che mai.
Iniziamo.

Era la sera del 3 Dicembre.
Avevo cenato in fretta per andare a casa di Sebastian.
Ogni sabato sera, sapendo di poter fare tardi visto che l'indomani non c'era scuola, invitava 2 o 3 amici a casa sua per fare qualche gioco di società, vedere film tutta la notte e persino anche dormire lì qualche volta.
Era l'unico posto dove i miei genitori mi lasciavano passare tutta la notte, anche perché ormai conoscevano da anni i suoi genitori e si fidavano ciecamente.

Quella sera eravamo io, Sebastian, la sua ragazza Stefania, Mattia e una sua amica che si presentò in maniera molto affettuosa.
Si avvicinò dandomi un bacio sulla guancia per salutarmi e disse:
"Ciao sono Chiara, molto piacere"
Non ero abituato a questo tipo di presentazioni, infatti rimasi un attimo nel pallone però cercai di fare finta che tutto fosse normale.
Era una ragazza bassina, aveva i capelli ramati e leggere lentiggini sparse sotto i suoi verdi occhi nascosti da un paio di occhiali da vista che la rendevano affascinante sotto il mio punto di vista.
Dopo le presentazioni, Sebastian tirò fuori qualche pacco di patatine e incominciammo a cercare un film che potesse accontentare tutti.
Io come al solito feci scegliere a loro, dato che i miei generi sono totalmente diversi da quelli che scelgono ogni volta, in fondo sono uno che si accontenta sempre.

Ero seduto sul divano e mi accorsi che Chiara si stava avvicinando verso di me lentamente, come se non volesse dare nell'occhio.
Mentre gli altri stavano ancora scegliendo il film, lei si sedette vicino a me.
"Ti dispiace se mi siedo qui per il film? Ho parecchio freddo e non mi piace stare verso l'esterno" mi chiese timidamente.
"S-Si, n-nessun problema!" le risposi io in maniera balbuziente.
Ma che diavolo mi stava succedendo?
Qual'era il motivo per cui mi sentivo in questo modo?
Si, sono sempre stato un ragazzo timido, ma non al livello di non riuscire a parlare con una ragazza.

Scelto il film, tutti si lanciarono sul divano a bomba, ci mancava poco che cadessimo tutti quanti per terra.
Iniziò il film.
Non potevo smettere di notare quanto i suoi capelli fossero profumati.
Riuscivo a sentire note di frutta, muschio e ambra.
Inconsciamente mise la sua mano sopra la mia e iniziò ad accarezzarmela come se fosse una cosa normale.
Beh era una bella ragazza è vero, ma non capivo come poteva avere certi comportamenti con un ragazzo che non conosceva nemmeno da un'ora.
Data la situazione, cominciai a contraccambiare le "coccole" e lei mi guardò con un piccolo sorriso come per ringraziarmi.

Finito il film notammo che tutti si erano addormentati meno noi 2 e Chiara mi chiese:
"Ho bisogno di andare a fumare, vieni a farmi compagnia?"

"Sì, però devo scroccartene una perché sono a secco" risposi io.

Seduti sull'amaca che Sebastian aveva nella terrazza incominciammo a raccontarci le nostre rispettive storie.
Mi sentivo stranamente a mio agio, come se la conoscessi da una vita.
Cominciava a tremare dal freddo e le diedi la mia felpa per non farla congelare.
Abbracciarla lo ritenevo ancora troppo eccessivo.

Tra una sigaretta e una risata, restammo a parlare fino alle 5 del mattino.
Mi chiese il numero di telefono e mi salvò con "Scroccone" con un cuoricino giallo alla fine del nome, visto che in 2 eravamo riusciti a finire quasi un pacchetto di Camel in una sola notte.

Dal giorno successivo non potevamo smettere di sentirci.
Era un continuo mandarsi messaggi, scherzare, confidarsi, restare svegli col telefono in mano anche fino a tardi.
Parlavamo di sogni, di progetti, come persone adulte.
Poi improvvisamente lasciavamo spazio alla fantasia e ci buttavamo su argomenti idioti come "chissà come sarebbe vivere sulla luna".
Avevamo un rapporto fantastico, ed io come sempre mi stavo affezionando.
Uscivamo spesso nel pomeriggio e nei sabato sera usavo la scusa "Mamma vado da Sebastian" per stare con lei.

Era arrivata ormai la primavera e una sera mi convinse ad andare a vedere le stelle in un posto che conosceva lei.
Partimmo in bici e verso le 23:00 arrivammo in questo bosco lontano da tutto, lontano da tutti.
Mi chiedevo come fosse possibile vedere le stelle in un bosco, però mi focalizzai più sul fatto che eravamo io e lei, soli, lontano dal caos della città.
Verso il centro del bosco c'era uno spazio aperto con un prato dove potevi sdraiarti e ammirare le stelle.
Tirai fuori la coperta dal mio zaino e ci sdraiammo per terra a guardare il cielo.
Ormai era scontato che avessi una cotta per Chiara, ed ero convinto che anche lei provasse qualcosa per me.
Non volevo rovinare tutto, ma non riuscivo nemmeno a tenermi dentro tutto.
Avevo comunque quella piccola paura che tutto potesse finire da un momento all'altro, quindi non rivelai le mie emozioni per lei, anche se il momento era perfetto.

"Se continuo a guardare le stelle, potrei svenire qui a fianco a te, ti dispiace se distolgo lo sguardo e guardo te?"

Quella frase che proprio in quel momento non mi aspettavo, era appena uscita dalla sua bocca.

"Guardami, ma non t'innamorare!" le risposi sorridendo.

"E anche se fosse? Cambierebbe qualcosa?" mi disse avvicinandosi sempre di più.

Eravamo troppo vicini per non respirare uno l'ossigeno dell'altro.
I suoi occhiali incominciarono ad appannarsi e con un delicato movimento glieli tolsi appoggiandoli sulla coperta.
Vedevo i suoi occhi cominciare a diventare lucidi e sembrava addirittura di intravedere un tremolio nelle pupille che cominciavano a dilatarsi man mano che ci avvicinavamo.
Sentivo che quello era il momento giusto per baciarla, che sarebbe scoppiata una scintilla e che i castelli fatti fino a quel momento, erano reali.
Proprio quando le nostre labbra stavano per sfiorarsi, con una lacrima in viso mi disse:

"Kevin, ti voglio davvero tanto bene, però non voglio una relazione, né tanto meno illuderti che ci possa essere qualcosa, sono uscita male dall'ultima relazione e per un po, voglio solo svagarmi, ma non darti la possibilità di credere che possa nascere qualcosa più grande di un'amicizia. Non è ancora il mio momento per innamorarmi. "

Restai improvvisamente di sasso.
Non sapevo come reagire ne cosa dire a riguardo.
Non mi aveva mai parlato di relazioni andate male, del fatto di non fidanzarsi o di non volersi "innamorare".

Poco dopo tornammo a casa, io andai da Sebastian con la rabbia più grande del mondo dentro di me.
Non credevo che tutto ciò che era successo con lei, sarebbe finito così.
Restavo dell'idea che non era vero ciò che mi aveva detto.
C'erano stati troppi "segnali" che mi avevano portato alla convinzione che ci potesse essere qualcosa di serio.
Illusioni, stupide dannate illusioni che portano a rovinare tutto.

Restai da lui quella notte.
Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e sapevo che il mio migliore amico mi avrebbe accolto a braccia aperte.
Io e Chiara restammo amici, ma non più affiatati come prima.
In fondo non era il caso di restare in brutti rapporti, avrei superato col tempo anche questa disfatta.
Amici, se ci incontriamo per strada, ci salutiamo, ci facciamo gli auguri di Natale, Pasqua e qualche volta ci ritroviamo da Sebastian il sabato sera. Qualche messaggio ogni tanto. Niente di più.
Questa era la realtà dei fatti.

In questa vicenda, l'illusione ha fatto si che un'amicizia che per me poteva essere di più, è finita in un saluto ogni tanto.
Come la parola "Won", che non è solo il passato di "Win" in inglese, ma anche una parola in coreano che rappresenta la difficoltà per qualcuno di rinunciare a un’illusione per affrontare a volte la triste realtà.


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