Dal capitolo precedente:
Così finiva quella giornata di novembre a Liverpool, con la piccola silhouette di un ragazzo che si allontanava alle ultime luci del sole con la sola compagnia della sua ombra, che piano piano, camminava accanto a lui.I pallidi raggi del sole accarezzavano già Liverpool quando Ben si era alzato.
La prima cosa che aveva fatto, come ogni mattina, era stata quella di affacciarsi alla finestra per vedere com'era il tempo : quel giorno, oltre al pallido sole, all'orizzonte si potevano scorgere delle minacciose nubi scure e tirava un forte vento freddo.
Senza pensarci due volte aveva aperto la finestra, ma se n'era pentito subito. In meno di un secondo si era ritrovato a rabbrividire come un pulcino. E sicuramente, se qualcuno lo avesse visto, si sarebbe lasciato andare ad una qualche esclamazione intenerita. Aveva chiuso immediatamente la finestra e si era precipitato a infilarsi il suo maglione preferito.
Mentre lo infilava sorrideva, sorrideva felicemente.
E voi vi starete chiedendo:
Perché diamine sta sorridendo da solo mentre si infila un maglione?Semplice, quel maglione non era suo, ed era per questo lo adorava.
Glielo aveva dato un giorno Joseph.
Inizio flashback:
Era domenica e pur essendo fine settembre, il dorato sole splendeva nel cielo e all'orizzonte non si vedeva nemmeno una soffice, bianca nuvola.
Quel giorno era il compleanno di Joe e Ben voleva fargli una sorpresa.
Come ogni domenica sarebbero andati al mare, era il loro posto speciale. Erano solo le cinque di mattina, ma Ben si era già alzato per completare la sorpresa per, come lo definiva lui, il suo fratellone. Passata un'ora era finalmente tutto pronto.
Non stando più nella pelle, come un bambino la mattina di Natale, il ragazzo si era precipitato a bussare alla porta di Joe.
L'essere che gli aveva aperto sembrava più uno zombie che un umano. Aveva l'azzurrognolo pigiama stropicciato che, essendo troppo grande per lui, gli ricadeva in modo scomposto sul corpo magro. I capelli mori, di solito tenuti molto ordinatamente, ora erano scompigliati e annodati tra loro. Sul viso era ancora stampata l'impronta del cuscino e vi era presente una leggera barba. Nonostante ciò, Ben lo trovava magnifico e senza pensarci due volte si era lanciato ad abbracciarlo e a fargli gli auguri.
Dal punto di vista di Joseph, quest'ultimo si era visto arrivare addosso quel tornado dall'allegria del suo migliore amico e, ancora mezzo assonnato, ridendo aveva dovuto tenersi allo stipite della porta per non cadere.
Dopo aver ricambiato l'abbraccio, Joe si era andato a vestire e Ben era rimasto in salotto a conversare con i suoi genitori, che lo trattavano quasi come un figlio. Dato che sarebbero andati al mare e Joseph era una persona molto freddolosa, si era portato dietro un maglione in caso di emergenza.
Erano quasi arrivati alla spiaggia, quando Ben si era fermato e aveva messo con delicatezza una soffice bandana sugli occhi di Joe.
<< Ben... >> lo aveva chiamato il moro con voce sottile .
<<Sì?>> aveva risposto lui mentre si apprestava a stringere il nodo dietro la nuca facendo attenzione a non fargli male.
<< Perché mi stai coprendo gli occhi? >>
<< Sh, è una sorpresa! >> gli aveva risposto il pittore con aria allegra.
Lo aveva preso a braccetto e lo aveva condotto lentamente fino ad una coperta stesa.Ben, dopo aver tolto la benda al suo migliore amico, aspettava impazientemente una reazione da quest'ultimo. Non era niente di che, era una cosa semplice, ma il festeggiato lo trovava bellissimo: il ragazzo biondo aveva steso sulla spiaggia una coperta a quadretti variopinta e sopra, sistemata con cura, c'era una torta coperta da una retina per non farla infettare dagli insetti.
Vedendo che la reazione tardava ad arrivare, il più piccolo, venendo invaso da un immenso senso d'imbarazzo, aveva cercato di scusarsi mentre arrossiva.
<< Beh, non è m-molto, ma... ma ho fatto del mio meglio, anche se per quello che fai tu per me è poco... ho f-fatto tutto con le mie mani, se- >> non aveva fatto in tempo a finire che si era ritrovato in uno stretto abbraccio da parte di Joseph.
<< Grazie...Grazie mille... >> solo questo gli aveva sussurrato con gli occhi lucidi continuando a stringerlo.
E Ben, intenerito da quella reazione, non aveva potuto far a meno che ricambiare l'abbraccio.Avevano passato tutto il pomeriggio a ridere e scherzare e Joe, essendosi addormentato tardi e alzato presto, si era addormentato lì, su quella coperta variopinta, con un magnifico sottofondo sonoro formato dallo scrosciare delle onde del mare e dalla melodiosa voce del ragazzo che amava.
Ma il risposo durò poco: quando aveva sentito una goccia bagnarli il viso, si era svegliato subito. La prima cosa che aveva visto dopo aver aperto gli occhi castani, erano degli scuri nuvoloni che dovevano essere arrivati mentre lui riposava. Ben era accanto a lui e dormiva, ma nonostante le gocce bagnassero il suo roseo viso, lui non si svegliava. Aveva dovuto scuoterlo Joe per farlo svegliare e appena gli occhi verdastri si erano aperti, dal cielo era caduto un acquazzone. Neanche il tempo di dire "beh" che i due ragazzi avevano raccolto le loro cose ed erano scappati di corsa dalla spiaggia.
Dopo aver corso per trovare un riparo che li avrebbe coperti fino a che il temporale non si fosse calmato, i due erano comunque bagnati fradici. Senza pensarci due volte, Joe aveva dato il suo maglione a Ben e questo, dopo non pochi rifiuti, lo aveva indossato.
Fine flashback.
Erano passati un paio di anni da quel giorno, eppure era rimasto uno dei ricordi migliori che aveva.
Dopo questo piacevole tuffo nel passato che lo aveva, insieme al maglione, riempito di calore, era uscito di casa.
Come ogni mattina il piano di Ben era quello di andare a casa di Joe per poi andare a lavorare insieme, già, perché a loro non bastava scrivere o dipingere per campare.
Lavoravano insieme in una fabbrica tessile.Prima di andare a prendere il moro, il ragazzo si era fermato a controllare la cassetta delle lettere, anche se di solito non trovava mai niente, era un'abitudine che aveva preso dai suoi genitori.
Già...i suoi genitori...
Si era scrollato di dosso quei pensieri ed aveva aperto la cassetta. Con sua grande sorpresa vi aveva trovato una lettera composta da un solo foglio, ma scritto così fittamente che quasi le parole sembravano abbracciarsi tra loro.
E Ben aveva riconosciuto subito quella scrittura.
L'avrebbe riconosciuta sempre.
Era uno stile elegante, anche se si vedeva che era stata scritta velocemente e conosceva solo una persona che scriveva così: Joe.
Subito aveva pensato al peggio e il panico lo aveva assalito. Aveva preso un respiro profondo e si era seduto sugli scalini iniziando a leggere.
Intanto, piano piano, le nubi si erano avvicinate, il vento si era alzato e aveva incominciato a piovere. L'odore della terra bagnata aveva riempito la città e l'allegro cinguettio dei passeri era svanito.
Ma Ben non sentiva niente, udiva solo il rumore assordante di quelle parole che come lame affilate gli continuavano a trafiggere il cuore, riga dopo riga. Non vedeva niente, i suoi occhi strabordavano di salate, amare lacrime d'amore.
E mentre il tempo peggiorava, Ben sentiva che la sua ragione di vita gli era stata portata via dal cuore e che la sua vita stessa era precipitata in uno scuro dirupo.
E pensava, anzi, sapeva, che da solo questa volta non sarebbe riuscito ad uscirne.
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L'amore è un'arte
RomanceJoe e Ben, entrambi artisti, sono migliori amici, ma ci sarà una svolta, che in un giorno, cambierà le vite di tutti.