Dal capitolo precedente:
Ma se non fosse andata a finire così?Questo continuava a sognare Joseph.
Ad occhi aperti sognava una vita con Ben:
Svegliarsi al mattino e vedere i suoi occhi sorridenti, assaporare quelle labbra a cui non aveva mai dato nemmeno un bacio, sognava la loro casa, in disordine, magari qualche litigio tra loro due, ma che non avrebbe mai spezzato il loro grande amore.Joe continuava a chiedersi perché tutto ciò era dovuto capitare al suo piccolo, giovane angelo.
Angelo per aspetto, ma anche perché era troppo buono per questa umanità fatta di assassini, traditori e violenti.
Era rimasto lì a cullare il corpo ormai senza vita di Ben, come per farlo addormentare nel sonno eterno.
Non piangeva neanche più: sembrava che la sua anima se ne fosse andata con l'amore della sua vita.Chissà cosa aveva provato Ben nei suoi ultimi istanti di vita.
Provava dolore, tantissimo, ma il dolore più grande era quello di esser consapevole di non poter più rivedere il ragazzo che amava.
Dire quelle ultime parole gli era costato tutta la forza che ancora aveva in corpo.
Ma non se ne pentiva: erano parole che gli partivano dal cuore.Davanti agli occhi, mischiati alla figura di Joe che lo supplicava di non andarsene, vedeva tutti i ricordi base che gli avevano formato la memoria in quegli anni:
Vedeva la giornata del compleanno di Joe, ove lui gli aveva dato il suo amato maglione;
Vedeva la prima volta che erano andati al mare insieme;
Vedeva la prima volta che aveva letto una poesia di Joe, anche se lui non sapeva che fosse del castano.Si soffermava a guardare tutti i dettagli di quelle immagini, non sentiva neanche più il dolore delle ferite.
Gli viaggiavano per la mente le parole della lettera di Joe, tutti i "ti amo" gli ritornavano in mente...
Ricordava il dolore che aveva provato nel leggere quella dannata lettera.Poi buio: non sentiva né vedeva più niente.
E all'improvviso, il ricordo più bello di tutti lo aveva colpito.
Il ricordo del loro primo incontro.
Inizio flashback:Era successa da un po' di tempo, ma quella perdita continuava a far soffrire il biondo.
Ovunque andava continuava a ricordarsi di loro: vedeva i loro amici che negli anni gli avevano fatto da zii e zie.
Ora quelle persone lo guardavano con compassione.Era giovane Ben, ma aveva provato un dolore talmente forte da segnarlo probabilmente per sempre.
E' brutto vedere un genitore morire, figuriamoci due.
Lo avevano sempre supportato.
E poi un giorno era entrato in casa per avvisare i genitori di una fausta notizia e li aveva trovati.
Erano lì, inermi, abbandonati senza vita sul pavimento.Ormai stare in quel paesino gli causava troppo dolore e un giorno aveva deciso di andarsene.
Non aveva lasciato lettere ne era andato a salutare nessuno.
Era sparito come faceva il sole quando compaiono delle nuvole: all'improvviso.
Lui era il sole e le nuvole erano i fatti accaduti in quei giorni.Non aveva niente da portare con sé, se non i suoi materiali per dipingere.
Aveva preso tutto e se n'era andato.Come città che facesse da culla per la sua nuova vita aveva scelto Liverpool: era una città d'arte e poesia dicevano i viaggiatori e lui se n'era innamorato grazie ai racconti di quest'ultimi.
Sulla strada per andare a Liverpool aveva incontrato una buon'anima che gli aveva offerto un passaggio.
Mai poi tanto buona non si era rivelata dato che aveva cercato di derubarlo.Passato questo episodio, dopo aver camminato a lungo e trovato passaggi offerti da persone veramente gentili, aveva raggiunto Liverpool.
Era già notte quando era giunto lì e aveva deciso di riposarsi addormentandosi sui gradini della chiesa.
Delle grida lo avevano destato dal suo sonno leggero: aveva aperto gli azzurri occhi e, ancora intorpidito dal sonno, si era diretto dalla fonte dell rumore.
Dietro alle mura della chiesa aveva scorto tre ragazzi, probabilmente tutti della sua età, che ricattavano un quarto ragazzo. Quest'ultimo non sembrava disperato: aveva lo sguardo di uno che ormai era abituato a queste cose.
Il tre continuavano a dirgli di dar loro tutti i soldi che aveva.
Ben stava lì ad osservare la scena.
O almeno, ad osservare la vittima della scena.
Il pittore sapeva ormai da tempo di non essere completamente etero.
Stava lì e lo osservava:.
Osservava come il ragazzo aveva piantato gli espressivi occhi mori in quelli di quello che sembrava essere il capo dei tre;
Osservava come la mascella veniva contratta per non fare uscire parole poco gentili;
Osserva la sua silhouette con occhio critico d'artista e la trovava perfetta.
Poi però, appena aveva visto il pugno di uno dei ragazzi alzarsi con l'intento ti tirare un pugno al moro, era uscito dal suo "nascondiglio" e gli aveva gridato a gran voce di fermarsi.Non sapeva perché lo aveva fatto, gli era venuto spontaneo agire in quel modo.
I tre ragazzi, spaventati dall'apparizione improvvisa di Ben, avevano dato uno strattone a Joe facendolo cadere ed erano scappati.
Il ragazzo continuava a fissarlo insistentemente dal basso: aveva un tale sguardo fisso che sembrava essere stato ipnotizzato.
Era dannatamente attraente Joe agli occhi di Ben e quest'ultimo sperava con tutto se stesso di non essere arrossito sotto quello sguardo.Gli si era avvicinato lentamente e per spezzare quell'occhiata gli aveva schioccato le dita davanti al viso.
<<Hey, stai...stai bene?>> gli aveva chiesto Ben porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
Joe l'aveva afferrata e si era alzato.
<<Sto bene, grazie...>> <<Oh, Ben. Mi chiamo Ben Hardy>> aveva risposto subito.
Joe aveva sorriso. <<Piacere, Joseph Mazzello. Per gli amici Joe>>Fine flashback.
Dopi pochi giorni dal funerale di Ben, Joe era tornato a Londra.
Lì a Liverpool troppe cose gli ricordavano Ben: ogni angolo in cui svoltava, ogni strada che attraversava, ogni porta che guardava gli portava alla mente ricordi di lui e Ben insieme.Qualche anno dopo
Joe si era fatto una nuova vita.
Aveva anche sposato una donna che gli aveva dato dei bambini meravigliosi: era sempre stato il sogno di Joe avere dei bambini da accudire.
Però voleva qualcun'altro al posto di quella donna.
Lei l'aveva solo sposata come facciata per la società.
Erano avvenuti vari scandali sulle sue poesie e per metterli a tacere aveva sposato lei.Erano passati due paia di anni dalla perdita di Ben, ma nel suo cuore era ancora una ferita sanguinante.
Aveva una bella casa: era grande ed riuscito anche ad avere il suo studio personale. Una volta, tempo addietro, Ben gli aveva parlato della sua casa ideale e quindi lui, per sentirlo più vicino, aveva cercato di arredarla in quel modo.
Ogni giorno, da quattro anni, entrava nel suo studio e ,guardando un ritratto che gli aveva regalato Ben, sorrideva.
Sorrideva al ricordo del suo angelo sceso in terra e ritornato in paradiso troppo presto.
Fine.
O almeno, uno dei due "Fine".
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L'amore è un'arte
RomanceJoe e Ben, entrambi artisti, sono migliori amici, ma ci sarà una svolta, che in un giorno, cambierà le vite di tutti.