"Lui è Luke Ivory, Milord, il nuovo stalliere."
La tazzina bianca di fine porcellana venne riposta delicatamente sul piattino provocando un leggero tintinnio che subito si confuse con il frinire delle cicale di quella afosa mattina di luglio.
Lord B. sollevò gli occhi dal quotidiano che teneva in mano, di cui, come ogni giorno, leggeva distrattamente le notizie dal mondo, prima di impegnare il suo tempo in pratiche ben più proficue come il portare avanti il suo ultimo romanzo, il Grand Tour, il diario di viaggio del suo soggiorno in Italia, meta necessaria per ogni rispettabile intellettuale dell'epoca.
Per un istante, tuttavia, restò sospeso in un insolito tempo rallentato, a guardare l'uomo che era stato condotto al suo cospetto. Lo sondò dalla testa ai piedi, senza fretta e indugiò, senza remora alcuna, sulle fattezze più evidenti e pronunciate del suo corpo assolutamente atletico e perfetto. Quando i suoi occhi si soffermarono sulle grandi mani che questi teneva incrociate all'altezza del ventre, torcendosi discretamente le dita in un gesto di chiaro imbarazzo, inevitabilmente le sue labbra s'incrinarono in un sorriso.
"Non sei che appena arrivato e già ti mostri nervoso," disse, tornando a guardarlo volutamente in modo intenso "non è quella che chiamo esattamente una buona carta di presentazione, ma," riprese a squadrarlo nuovamente da cima a fondo "credo tu abbia altre doti che possano aiutarti a farti perdonare, ragazzo."
L'altro abbassò gli occhi e si limitò a farfugliare un ancor più imbarazzato grazie.
"Grazie? E perché mai mi stai ringraziando!" Saltò su divertito Lord B., scavallando le gambe e poggiando il quotidiano sul tavolino accanto a sé, su cui ancora vi erano i residui della colazione appena fatta "Non sono stato affatto cordiale con te, ma forse questa tua sorta di... reverenza nei miei confronti dice molto sulle tue origini, umili a quanto pare..."
" Sì, Milord."
"Di chi è abituato e giustamente, di grazia, a chinare la testa davanti a chi sa essere di un... livello superiore, diciamo."
"Sì... Milord." Ripeté l'uomo, con una tonalità appena diversa nella voce, pronunciando quell'appellativo a denti stretti come monito per l'altro a non oltrepassare eccessivamente, in ogni caso, i confini di quella prima conversazione.
Lord B. si protese verso di lui, con aria curiosa, continuando a portare sulle labbra quel sorrisetto beffardo.
"Suvvia, stavo solo scherzando," ammiccò, indugiando nel guardarlo "saper giocare con ironia è una dote importante, sai?"
"Chi vi dice che io non sia in grado di farlo, mio signore?"
Lord B. sgranò gli occhi a quella risposta e per un attimo rimase senza parole. Poi sollevò le mani a mo' di resa e sprofondò, rilassandosi, contro lo schienale della poltroncina.
"Accidenti che lingua!" Esclamò sorpreso ed evidentemente deliziato "E sebbene questo tuo accento... Dio... dovremo aggiustarlo se vorrai lavorare qui per me... americano, vero?... devo comunque ammettere che l'impudenza è una qualità che non mi sono mai precluso di apprezzare..." gli lanciò un'eloquente quanto sottile occhiata "Irriverente... grossolano nei modi, ma... deliziosamente sfacciato per tutto il resto, direi..." Si rivolse all'uomo che lo aveva accompagnato "Henry, lasciaci soli, desidero scambiare due parole in privato con il mio nuovo dipendente.""Eeeee STOP! Facciamo una pausa. Quindici minuti di pausa prima del controcampo su Hemsworth."
La voce al megafono del regista si propagò nell'aria e andò a spezzare la densità di quell'atmosfera che si era creata nel tempo del primo ciak.
Un via vai elettrico di persone prese a muoversi sul set, al fine di controllare rapidamente ogni dettaglio e sistemare ciò che poteva essere fuori posto, prima di ricominciare le riprese."Solo un momento, per favore." Disse Tom gentilmente alla truccatrice che si era fiondata su di lui per controllare che il trucco non fosse troppo colato per la calura estiva e per le luci puntate sulla sua faccia.
Si allentò un poco il colletto per respirare meglio e si rilassò sulla poltroncina di scena, gustandosi con piacere un bicchiere d'acqua che gli era stato portato. Deglutì e sorrise al collega che era rimasto in piedi, mani ai fianchi, a guardarlo con aria sorniona.
"Saresti da prendere a schiaffi..."
Tom sollevò un sopracciglio, fingendosi stupito e bevve un nuovo sorso.
"Dici?" Replicò con aria divertita "Snobismo britannico in piena regola, no?"
"Chiaro." Commentò l'altro, alzando gli occhi al cielo, solo per tornare su di lui un attimo dopo e guardarlo con complicità "Non potevano fare scelta migliore."
"Ti è piaciuta la mia interpretazione?"
"Se fossi stata una donna me l'avresti fatto diventare duro!"
"Sei proprio un idiota!"
Risero ancora, insieme, per poi tornare a guardarsi nuovamente con una evidente e reciproca emozione negli occhi.
"Sai che ancora non ci credo?" Mormorò Tom, non facendo nulla per nascondere ciò che lo muoveva dentro in quel momento.
Chris sorrise. Sì, Chris. Chris Hemsworth, l'attore interprete di Thor con cui aveva lavorato insieme per anni.
"Neppure io."
STAI LEGGENDO
The Dark Days of Lord B.
FanfictionInghilterra. 1811. In una calda e afosa estate di luglio, Lord George Gordon Byron, acclamato poeta inglese, popolare per il suo genio, eccessi e dissolutezze, conosce un giovane e umile uomo, lo stalliere Luke Ivory che, giorno dopo giorno, in una...