Le luci della sera già accennavano a farsi più dense, mentre scivolavano sui vetri dell'auto in corsa, strappandosi via da essi a causa dell'alta velocità e, accanto alle strade, il Tamigi, senza fretta scorreva.
Londra volgeva alla sua notte, sebbene ancora il chiarore del crepuscolo stentasse a voler cedere al buio.
Anche la seconda giornata di riprese era terminata, con il suo carico di pienezza ed intense emozioni, interpretazioni eccellenti e stanchezza, dopo l'ultimo ciak, con addosso soltanto la voglia di farsi una doccia e buttarsi nel letto fino al mattino seguente. Almeno era così per i primi giorni sul set, nuovi ritmi, impossibilità a fermarsi in pause troppo prolungate e ritrovarsi alla sera come se le ore fossero scivolate via in uno schiocco di dita. Poi, ci si faceva l'abitudine e ci sarebbe stato tempo e voglia per tutto il resto, viversi la nightlife unica e irripetibile che avrebbe dato il vero sapore all'esperienza del film.
Chris era alla guida della sua Audi e, come la sera precedente, Tom era al suo fianco. Come la sera precedente avevano mangiato qualcosa insieme, niente di speciale, un boccone al volo al bazar indiano, per poi dirigersi ognuno verso i reciproci appartamenti. Il tempo per qualche chiacchiera di superficie, qualche commento sulla giornata di lavoro, niente di impegnativo, tanto la stanchezza era intensa. Inoltre, almeno per i primi giorni, era stato chiesto loro di lasciare nel set ciò che nel set avevano vissuto, per poter mantenere distinti i personaggi dalla cosiddetta 'vita reale'. Una riservatezza che, tuttavia, suonò funzionale anche per loro.
Chris inserì la quinta e fece sfrecciare la sua auto, inghiottita dalle luci e dai colori di quella straordinaria città.
Con la coda dell'occhio lanciò uno sguardo al collega, seduto accanto a lui, che per tutto il tragitto, da quando si erano allontanati dal set, non aveva sferrato una parola. Così diverso dalla sera precedente in cui né lui, né Tom avevano smesso di parlare neppure per un istante delle passate esperienze condivise insieme, ritornando con la memoria e con le battute ai momenti più leggeri e divertenti. Poi l'aveva riaccompagnato alla macchina, congedandosi fino al mattino successivo.
Era andato a dormire con una sensazione di totale serenità, Chris, quella notte, mentre l'adrenalina si scioglieva lenta lungo il suo corpo, portandolo ad un rapido rilassamento. Inevitabilmente l'emozione di poter lavorare ancora con Tom aveva avuto la meglio, così si era addormentato, come ultima immagine il suo volto e il suo sorriso davanti agli occhi.
"Secondo me la censura farà problemi al film di Abrams!" Disse, d'improvviso, con aria divertita, senza però tuttavia sortire alcun effetto nell'altro. Ancora un'occhiata a lui, per poi tornare a guardare la strada "No, dico, ma hai letto la sceneggiatura?"
"Sì, l'ho letta, stanotte." Replicò Tom, seguitando a guardare fuori dal finestrino, assorto.
Chris corrugò la fronte per un istante, sorpreso da quell'atteggiamento d'inaspettata distanza e preoccupazione.
"Hey, tutto bene?" Chiese, rallentando, per svoltare a destra e percorrere il ponte che li avrebbe condotti dritti ai piedi del Big Ben.
"Tutto a posto," mormorò l'inglese, finalmente voltandosi a guardarlo e accennando un leggero sorriso "sono solo un po' stanco e..."
"E...?"
"E francamente penso che la tua osservazione sia corretta, credo proprio che la censura ci farà dei problemi, o quantomeno imporrà dei tagli ad alcune parti."
"Che noi però, da copione, dovremo girare comunque!" Gli uscì così, senza pensarci, quell'esclamazione, con un tono peraltro quasi compiaciuto.
"Già." Soggiunse Tom, al contrario con un moto nella voce ben diverso.
"Senti, ma che hai?" Chiese nuovamente Chris, rallentando ancora l'auto "Vuoi che mi fermi? Andiamo a bere una cosa e parliamo un po'?"
"No, è tutto ok, dico davvero," replicò l'altro, stavolta voltandosi del tutto e restando ad osservarlo senza fretta... l'australiano poté sentire distintamente i suoi occhi addosso "mi chiedo solo se abbia fatto bene ad accettare, se non sia un ruolo e una storia che possa inficiare qualcosa in futuro, se non abbia fatto un colpo di testa..."
Al che Chris fermò l'auto e si girò a sua volta verso di lui. Si guardarono, per un lungo momento, lasciando che le luci tremolanti della notte e il riflesso dorato del Big Ben sul parabrezza s'insinuassero su di loro, dimenticandosi del traffico e degli inutili rumori attorno.
"Se anche fosse stato un colpo di testa, beh, non sei stato il solo ad averlo fatto!" Disse.
Tom lo guardò stupito.
"Hai accettato anche tu a scatola chiusa?"
"Sì."
"Perché?"
Il collega si strinse nelle spalle.
"Non so. Il cachet, forse..."
"Il cachet..." gli fece eco l'altro "almeno io ho il pretesto che desideravo interpretare Lord Byron da sempre, ma tu...?"
Chris sorrise e uno strano senso di dolcezza lo attraversò, seppur non gli dette peso.
"Io forse ho il pretesto di avere un buon intuito e questo mi ha detto di accettare, perché magari avrei potuto lavorare con... qualcuno a me di molto caro."
Riversò fuori quelle parole, una seconda volta, quasi in automatico, quasi senza accorgersene e vide uno stupore evidente, mischiato ad un altrettanto evidente imbarazzo dipingersi sul volto di Tom. I suoi occhi chiari baluginarono di una luce lieve e fuggiasca e per un istante si sentì di ringraziare quell'intuito o quel non so cosa che l'aveva realmente spinto ad accettare di girare un film di cui non sapeva praticamente nulla.
"Mi sei mancato." Aggiunse, per poi fermarsi subito dopo e non parlare oltre, nel momento in cui sul volto dell'altro vide sostituirsi un'ombra a quell'emozione precedente.
Tom fece per replicare, dire qualcosa, ma si arrestò.
Chris si morse la lingua, perché dopotutto sapeva perfettamente quali parole avrebbe ascoltato, sapeva perfettamente che se era vero che gli fosse mancato e se quell'anno trascorso era stato fatto di distanza e di silenzio nei suoi confronti, non era che colpa sua. Cacciò indietro le ragioni che lo avevano spinto a comportarsi in quel modo e i timori, piuttosto codardi in verità, per tutto ciò che, presto o tardi, Tom gli avrebbe tirato fuori, domande, rimproveri, rabbia, delusione, forse, ma soprattutto domande, alle cui risposte era sfuggito lui per primo.
"Chissà se sono ancora in tempo per recedere dal contratto..."
"Cosa?"
Quel commento lo riportò coi piedi per terra con la brutalità di uno schiaffo.
"Ma che diavolo stai dicendo?"
Lo vide stringersi nelle spalle.
"Probabilmente sì," continuò l'inglese "più tardi ne rileggo le clausole e magari..."
"Ma che cazzate vai sparando?" Esclamò, forse con più veemenza di quanto avesse voluto. L'altro infatti lo guardò con aria perplessa e stupita, pur sempre, come suo solito, senza scomporsi di un millimetro.
"Chris, pensaci bene, è un film che abbiamo accettato, entrambi per qualche motivo, senza rifletterci minimamente. La sceneggiatura è... beh... è veramente impegnativa, tutte quelle scene di... di sesso estremo..."
"Bondage."
"Sì, ok, anche il bondage per giunta... e non solo quello..."
"Non ci trovo nulla di strano." L'interruppe l'australiano, come a volere che non proseguisse con quel discorso e col fatto di mollare, assolutamente fuori discussione "Mi hai raccontato tu stesso la storia di Lord Byron e io ne ho riletto la biografia. La sua vita è stata eccessiva, torbida in alcuni momenti, licenziosa. Ha provato di tutto, le esperienze più estreme, ha avuto... molti amanti..."
"Sì, ma Byron non è... solo questo." Replicò Tom, vagamente stizzito da quelle osservazioni e in chiara difesa.
"Nel film di Abrams è... questo."
"Appunto. Una visione snaturata di lui, un... un messaggio deviato, un..."
"Solo perché si scopa un uomo?"
"Chris, per favore!"
"Cosa? Il mio linguaggio ti sembra brutale? Ti infastidisce? Ok, tra noi due sei tu quello colto, ma di fatto 'Dark Days' di questo parla, di un periodo più oscuro e istintuale del poeta e..."
"Quel Luke Ivory non è neppure esistito. Byron non ha mai avuto uno stalliere per amante!" L'interruppe stavolta, Tom, con voce arrochita da una sorta di sdegno e deviò il proprio sguardo, rivelando un chiaro nervosismo.
Al che Chris non riuscì a evitare di sorridere.
"Stai parlando esattamente come lui!" Esclamò, rilassandosi tornando ad essere divertito e con la sensazione di riavere quella conversazione in pugno "Snob, spocchioso, arrogante, superbo... mi stai facendo sentire decisamente inferiore, frustrato, umiliato... oh, Milord... 'non ha mai avuto uno stalliere per amante'... fottuta aristocrazia inglese!"
"Smettila!"
Si protese verso di lui, ammiccando.
"E quello cos'è? Un sorrisino compiaciuto o sbaglio?"
"Smetti..."
Lo guardò intensamente.
"Sei perfetto per questo ruolo e se provi a mollare, allora mandiamo la produzione a culo all'aria, perché se tu molli, mollo anch'io."
"La finisci di essere così triviale?"
"Eccolo! Eccoti! Ecco di nuovo lui! Ecco Byron! Solo due giorni di riprese e sei già nel personaggio! Straordinario!" Aggiunse Chris, strappandogli un secondo, inevitabile sorriso. Poi fu lui a tornare serio per un istante "Avanti, dimmi di cos'è che hai paura..."
Diretto. Senza mezzi termini. Al punto. Al centro. All'essenza.
Vide quegli occhi chiari e decisamente affascinanti ritornare su di lui e stavolta spogliati di alcune difese.
"Che... che stiamo commettendo un grave errore a proseguire, che... va bene la licenza poetica, ma i puristi del poeta potrebbero non gradire, a tutto c'è un limite, che... questo film così eccessivo... questo film omoerotico non venga apprezzato, lo sai è sempre un terreno scivoloso per un attore mettersi in panni così... e potrebbe..."
"Hai paura di scopare con me?"
STAI LEGGENDO
The Dark Days of Lord B.
FanficInghilterra. 1811. In una calda e afosa estate di luglio, Lord George Gordon Byron, acclamato poeta inglese, popolare per il suo genio, eccessi e dissolutezze, conosce un giovane e umile uomo, lo stalliere Luke Ivory che, giorno dopo giorno, in una...