Un passo indietro

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Mi svegliai a causa del rumore della sveglia delle 6:30 e mi rimbalzò per un attimo in testa il ricordo di dover andare via da lì.
La sera precedente,io e Draco l'avevamo fatto in camera mia,per poi dormire insieme. Avevo la terribile sensazione che quella storia si sarebbe presto trasformata in un incubo dal quale sarebbe stato difficile svegliarsi.
Cercando di fare meno rumore possibile,scostai il suo braccio appoggiato sul mio petto e mi alzai dirigendomi in bagno.
Infilai dei pantaloni rosa di una tuta e una maglietta bianca molto semplice per poi mettere lo spazzolino e i trucchi in valigia.
"Ehi,Draco svegliati,devo scendere giù."  Gli sibilai nell'orecchio. In realtà non volevo proprio salutarlo,non volevo nemmeno che si svegliasse o sentire il suono della sua voce.
Visto che non accennava a muoversi, staccai il telefono dalla presa controllando che fosse carico,presi la valigia e uscii. Quando sarei arrivata all' aeroporto gli avrei mandato un messaggio di arrivederci.
Trascinata la valigia per tre piani,giunsi nella hall.
"Sam." Non ero contenta di vedere Zayn,ma anche lui sembrava alquanto triste.
"Non voglio litigare con te Zayn."
"Cosa significa,cosa ho fatto di male adesso?"
"Ieri hai mentito per non stare con me. Volevo passare insieme l'ultimo giorno prima delle vacanze,ma hai inventato quella scusa patetica. So che sei stato tutto il pomeriggio a divertirti con Harry."
"Sam,sono venuto apposta qua per chiarire con te."
"Gli amici non dicono bugie,Zayn. Riflettici e al mio ritorno ne riparleremo." Uscii dalla porta e raggiunsi il taxi nero davanti al giardino.
Caricata la valigia, chiesi all' autista di partire il prima possibile. Proprio quando mise in marcia e accese il motore,lui uscì e mi salutò malinconico. Io lo guardai e ci fu un momento in cui i nostri occhi furono legati con delle catene massicce.
Dopo venti minuti,arrivai all'aeroporto e feci tutti i controlli. Alle 14:00 giunsi a Roma Fiumicino e presi la coincidenza per Firenze.
Ero di nuovo tornata in quel paese da me tanto odiato,per sfortuna,ma l'unica cosa che mi tirava su di morale era che molto presto avrei rivisto i miei amici. Timothy e Danielle mi erano mancati infinitamente e avrei voluto tanto che fossero venuti con me,per aiutarmi a superare i momenti difficili.

Flashback:
Oggi è il mio primo giorno di scuola cavolo,e anche in questo 15 settembre così importante, mio padre riesce ad essere in ritardo. Mia mamma aveva già preparato la mia colazione formata da due biscotti al cioccolato e un succo all'albicocca e,consumato il pasto più importante della giornata,mi infilo il mio grembiule bianco e salto in macchina. Come dei razzi partiti per lo spazio,io e mio padre raggiungiamo la mia nuova scuola. Spero tanto che vada tutto per il meglio e che trovi un compagno di banco decente.
Ora sono in seconda elementare e mi sembra di essere un gigante in confronto ai bambini di prima,ma il terrore che si prova davanti alla nuova scuola,è  comune.
Prima frequentavo un istituto di suore,che però si è rivelato molto deludente. Dopo quell'esperienza,non penso proprio di rientrare un'altra volta in chiesa.
Salutato il babbo,salto sul marciapiede e ammiro il nuovo edificio che mi avrebbe accompagnato per altri quattro anni. Sembra molto caldo ed accogliente,al contrario della mia vecchia scuola, e mi ispira tanta felicità.
Percorro un piccolo sentiero ed entro. Cerco la mia classe, la 2ªC, e fortunatamente me la ritrovo subito davanti.
Entro e la maestra è già seduta alla cattedra,ha le spalle larghe e il viso paffutello. Le sue labbra erano colorate di rosa,proprio come faccio io quando rubo i trucchi di mamma. Indossa dei pantaloni beige e una maglietta nera  e sta guardando con attenzione le schede che aveva preparato per noi bambini.
Ora c'è la parte più difficile: la scelta del banco.
Non mi sarei messa ovviamente in prima fila,sarei sembrata una saputella,non mi sarei posizionata nell'ultima fila poiché avrei dato una brutta impressione di me alla maestra. Così ho scelto la terza fila,delle cinque, e  sto aspettando che il mio nuovo compagno arrivi. Ero così emozionata: poteva diventare il mio migliore amico,oppure rivelasi una cattiva persona. Sono le 7:58 precise e tra due minuti sarebbero cominciate le lezioni.
Già molti bambini erano entrati in classe,ma nessuno aveva avuto il coraggio di stare accanto alla nuova studentessa,finché vedo una testa riccioluta spuntare dalla porta.
"Buongiorno maestra,come sempre sono l'ultimo ad arrivare. Posso sedermi?" La maestra allora accenna un si con la testa e lui comincia a scrutare gli eventuali posti liberi. Ce ne erano ancora molti,ma dopo pochi minuti mi accorgo che la sedia accanto alla mia è stata occupata da quel bambino.
"Ciao, sono Jonatan. Sarò il tuo compagno di banco per tutto l'anno. Tu sei la bambina nuova?"
"Si,sono Summer,ma preferisco che mi chiami Sam."
"Finalmente un'altra persona con un nome straniero in questa scuola! Ci sono troppi Giulia o Andrea.
Io vengo preso in giro dai bambini di quinta dall' anno scorso per il mio nome,aspettavo qualcun altro da tempo!"
Ora sono in terza media e Jon,così abbrevio io suo nome, è il mio migliore amico,una persona da cui non mi posso distaccare. Anche perché se lo volessi, dovrei cambiare classe. Viene tutti i giorni a casa mia e parliamo per ore,perché da buoni amici ci confidiamo tutti i nostri più profondi segreti. Mi fa sempre ridere,è proprio uno spirito libero che incute gioia a chiunque incontri,semplicemente grazie al modo buffo in cui cammina. I miei genitori sono molto affezionati a lui e alla sua famiglia,infatti per i primi di settembre,avevamo programmato il nostro primo viaggio insieme a Parigi. Io e lui eravamo molto emozionati di stare una settimana insieme 24h/24h e di vedere un ambiente nuovo nel quale nessuno dei due era mai stato. Ma soprattutto avremmo potuto prendere in giro i francesi per il loro accento da figli di papà.
Ho superato brillantemente gli esami di stato,ed ora è finalmente ESTATE. La mia stagione preferita ( di chi non lo è?),dove posso svegliarmi all'ora di pranzo,andare al mare con i miei amici oppure invitarli a casa mia,partecipare alle feste più belle e farmi foto in costume da pubblicare sul mio profilo Instagram. Ma quell'estate a mia insaputa si rivelò presto un incubo. Il 28 agosto,sento il telefono fisso di casa squillare,ma erano le 3:00 del mattino.
Avendo sonno,mi rimetto a dormire,ma intanto sento che la mamma si è alzata per andare in salotto a rispondere. Riuscendo velocemente a riaddormentarmi,cado nel sonno più profondo.
Mi sveglio la mattina seguente e mi lavo prima di scendere di sotto per salutare i miei genitori.
Visto che mi sono svegliata di buona cera,percorro le scale saltellando e canticchiando,ma arrivata al piano inferiore trovo babbo e mamma avvinghiati sul divano intenti a versare lacrime.
Allora,mi fermo sull' uscio del salone cercando di capire cosa stesse succedendo.
"Mamma,che cosa c'è che non va?" Chiedo incuriosita.
"Tesoro,abbiamo una notizia che non ti piacerà affatto...non ce la faccio,dillo tu." Al babbo tocca dirmi il motivo della loro tristezza.
"Stanotte,è successa una cosa molto brutta. Jon e i suoi genitori erano andati a cena per festeggiare il loro anniversario di matrimonio. Ma tornando a casa,hanno fatto un grave incidente con la macchina.
Sam,Jon, non ce l'ha fatta..."
Scoppio. Gli occhi si arrossano velocemente e cominciano a versare le lacrime dai miei occhi.
Perché Jon? Perché se ne era andato senza salutarmi? Perché il destino ha scelto lui come vittima di una morte così violenta e ingiusta?
Il mio migliore amico è morto,non ho il coraggio nemmeno per formulare questa frase dentro la mia testa. Mi ripeto che non può essere vero,ma intanto la mia testa mi ricorda il contrario. Mi figuro di nuovo la sua immagine e continuo a piangere,non sapendo più ora a chi chiedere aiuto nei momenti di bisogno o di tristezza,non sapendo più cosa avrei fatto a scuola senza il suo supporto. Cosa avrei fatto senza di lui? Con chi avrei passato le giornate estive prima dell' inizio della scuola ridendo e scherzando? Come avrei potuto sopportare la parte più difficile per un adolescente ,cioè il liceo, senza la persona più importante della mia vita?

È il 15 settembre e il primo giorno di liceo mi aspetta. Mi trovo davanti all'edificio scolastico il cui aspetto è proprio l'opposto di quello delle vecchie elementari.
La mia classe è al secondo piano,la 1B linguistico.
Di tutti i ventidue studenti della lista,non ne conosco nemmeno uno,nemmeno di vista.
Decido di sedermi in terza fila,aspettando che qualcuno di estraneo occupi la sedia del banco accanto al mio. La professoressa sembra molto severa da questa prospettiva,con quella giacca nera mi appare molto autoritaria.
Sono le 8:00 precise e,come mi aspettavo,accanto a me non si è seduto nessuno.
"Mi scusi professoressa per il ritardo,posso entrare?" Una chioma riccioluta si affaccia dalla porta.
Dopo un'affermazione da parte della donna,il ragazzo senza molti indugi prende il posto accanto al mio.
"Ciao,sono Timothy! Sono felice di conoscerti! Sai,non conosco nessuno in questa classe,ma tra tutte queste facce smorte,la tua mi sembra la più simpatica." Quell'ondata di felicità mi travolge  in pieno,mi sembra di rivivere un deja-vu.
"Piacere Summer,ma puoi chiamarmi Sam."
Da quella presentazione,è nata un'amicizia ferrea,proprio come quella tra me e Jon. Lui ha il suo stesso carattere espansivo e buffo,mi fa sempre sbellicare dalle risate.
Durante il secondo giorno di seconda superiore,ho conosciuto Danielle,che pian piano,si è unita al nostro gruppo di idioti. Lei è una ragazza molto comprensiva e dolce,che mi ha aiutato molto a rafforzare la mia autostima,che prima di conoscerla,era sotto terra.
Tutti i giorni ci troviamo a studiare a casa di Timothy e il lunedì e il giovedì ci fermiamo anche a cena per poi guardare un bel film accompagnato da una maxi cesta di pop corn.
Un sabato al mese invece, andiamo al centro commerciale per fare shopping.
Mi hanno aiutato a superare la morte di Jon,e non saranno mai troppi i "grazie" che gli dirò continuamente,da loro ho imparato che gli amici ti salvano la vita.

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