Tutto Buio.

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E per la prima volta sentii la pressione, fu una sensazione strana a primo impatto, inquietante nelle volte seguenti.
Ma nulla, tutto nero come la parte che percepisce le immagini, che in quel momento, fu dilatata per l'assenza di luce.
Le mie orbite si mossero di scatto, in maniera quasi angosciante.

Non so cosa stessi cercando, sentivo solo il bisogno di cercare qualcosa diverso dal nero che mi inghiottiva.

Fu così.

La parte grande, perfettamente tonda e nera del mio corpo, diminuì la sua grandezza, ed io, dal fastidio socchiusi gli occhi.
Una finestra.
Cosa ci faceva una finestra là?
Evitai di farmi domande, ma cercavo solo risposte.
Stavo male. All'interno. Sentivo l'anima marcire pian piano, ed un odore simile al putrefatto mi pervase le narici.

La finestra emanava un bianco intenso, talmente intenso da ipnotizzarmi. Sentii la pace, ma allo stesso tempo sentii brividi su ogni millimetro della mia pelle.
Fu qualcosa di negativo, di oscuro, l'esatto contrario della finestra alla quale mi ero già tanto affezionata.
A quel punto mi guardai intorno, e avrei tanto voluto sbagliarmi. Non realizzai, e non ne avevo intenzione. Ma fu tutto troppo reale. Dovevo rendermi conto.

Vidi nell'oscurità, una figura ancora più scura, non so ben spiegare cosa fosse, aveva sembianze umanoidi, ma con diversi particolari che lo caratterizzavano dall'essere un qualcosa di non umano.
Scorreva dinanzi i miei occhi verdi e blu, ma che là dentro sembravano neri anch'essi.
Sudavo, sudore freddo, gelido.
Il mio cuore stava esplodendo e non potei fare a meno di respirare faticosamente.
Mi si piazzò davanti, volevo morire. Volevo che tutto si fermasse, ma non fu così.
Nero, peloso, alto circa due metri, protuberanze appuntite all'estremità degli arti e del capo.
Occhi color rossosangue, denti grigi e lunghi, mani sproporzionate.
Vidi questo, esattamente questo. Smisi di respirare non appena le sue enormi mani toccarono le mie gambe esili.

Sempre più su.

Entrò con un dito dentro la gonna. Avevo paura, volevo andarmene, ma il mio corpo era paralizzato. Non riuscivo a muovere nemmeno una falange.

Ancora più su.

Volevo gridare, ma appena schiusi le mie labbra per farlo, mi posò lo sguardo sopra e fui incapace di muovere anch'esse.

Più su. Sempre più su, e mi toccò.

Piansi, fui disperata. Con prepotenza sprofondò tre dita all'interno del mio corpo con la mano sinistra, successivamente, con la mano destra, ciò che faceva era confusionario ma iniziai a sanguinare macchiando il suo pelo nero, in un rosso che si vedeva poco. Fece pressione verso l'esterno come se volesse aprirmi, ormai pensavo fosse arrivata la mia ora.

Ma qualcosa successe, si mise le mani sporche sopra il viso, come se stesse udendo un rumore fastidioso, tanto da strapparsi la faccia, cacciò un urlo che racchiudeva l'urlo di tante donne, poi scomparve lasciandomi tramortita e sanguinante.

Mi restava solo da piangere, ma il buio prese il mio controllo e mi disse di rilassarmi.

Chiusi gli occhi bagnati, e quando li riaprii, li spalancai in cerca di luce, in cerca di normalità, di casa mia, e anche se così è stato, la mia mente rimarrà fino all'eternità bloccata su quella seggiola, in quella stanza, con il rumore del sangue che cade per terra e schizza su i miei piedi freddi.

non aprire gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora