Capitolo 2

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Quel pomeriggio la mia mente era direttamente collegata alla matita che avevo in mano. Essendo stata ferma per tanto tempo, credevo che ritornare a disegnare per bene sarebbe stato più difficile. Il fatto che non era così mi straniva, perché non sapevo se esserne contenta o meno. Non dimenticavo i motivi per cui avevo smesso di disegnare, come potevo? Per tanto tempo avevo provato a nascondere dentro di me ogni emozione, e disegnare scatenava in me una marea di emozioni. Ma dopo i mesi appena trascorsi in cui ero stata immersa nelle sensazioni e nelle nuove emozioni, rifiutarmi ancora di disegnare sarebbe stato da stupidi, dopo tutto quello che avevo passato.

Tu sei stupida.

Avevo deciso di partecipare alla mostra scolastica. Avrei fatto contento David. E Jen. Non mi capacitavo di poter essere davvero diventata così stupida da mettere a nudo i miei progetti e quindi la mia anima, ma ormai la mia strana amica mi aveva iscritto alla mostra e non potevo tornare indietro. Perciò mi stavo impegnando davvero tanto per creare nuovi disegni; infatti non avrei mai mostrato i miei ritratti più profondi come i disegni che nascevano quando il panico arrivava, come i momenti rilassanti che mi pervadevano e mi portavano a disegnare i ritratti delle persone che più amavo, come gli occhi di un ragazzo, che non sorridevano mai se non in qualche raro momento passato con me. A quel pensiero il mio corpo, come reagendo d'istinto, mi catapulta fuori dal letto. Sbuffo, scuotendo la testa cercando di riordinare i pensieri. La mia scrivania era un disastro: colori a tempera sparsi ovunque, matite colorate e carboncelli erano a terra, mentre fogli su fogli, alcuni bianchi, altri con delle bozze, altri completati sommergevano la mia camera. Sento un rumore provenire dalla porta di camera mia, chiusa a chiave sistematicamente per potermi concentrare solo sui miei disegni.

<<Dee, quante volte ho detto che non devi chiuderti in camera?>> sento sbuffare mio fratello da dietro la porta. Mi avvicino, faccio scattare la serratura e apro uno spiffero, cercando di non fargli vedere il casino che c'era in quella stanza. 

<<Che stai facendo?>> mi chiede, cercando di guardare dentro la mia stanza.

<<Pomeriggio ho disegnato. Stavo mettendo apposto>> dico con un sorrisino.

<<E' sera, se hai disegnato pomeriggio dovevi pulire pomeriggio. Invece scommetto che quando hai finito ti sei messa ad oziare sul letto>>.

Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. <<Che c'è, David?>>.

<<Hai fatto i compiti?>>.

<<Sì>>.

<<Bene>> esclama, leggermente divertito. Poi il suo sguardo si fa sospettoso. <<C'è qualcuno in camera?>> mi chiede.

Per poco non gli sbatto la porta in faccia. Fortunatamente le poche volte che qualcuno era stato in camera mia, David non se n'era mai accorto. Se non per una volta che quel qualcuno si calò rumorosamente dal mio balconcino facendosi scoprire. Ma ormai quei tempi delle visite notturne erano finite da tempo.

<<No, David>> rispondo a denti stretti.

<<Fammi controllare>> dice, facendo forza sulla porta e spalancandola. Strabuzzo gli occhi, innervosita da quel gesto.

<<Ehi, questa è violazione della privacy!>> urlo, tirandogli un lembo della maglietta, ma lui è troppo concentrato a guardarsi intorno per perdere tempo a rispondermi. Sbuffo per l'ennesima volta e mi scaravento sul letto, schiacciando la carta di qualche snack, le mie cuffie e un angolo del mio pc portatile, procurandomi un fastidioso dolore al fianco. <<Stai diventando insopportabile!>>.

David si volta a guardarmi, dopo aver perlustrato la stanza. <<Tutto quello che faccio lo faccio per il tuo bene, Destiny>>. Il suo tono era diventato spaventosamente serio e impaziente. <<Devi ricordarlo sempre... Tu sei sotto la mia custodia, mamma se ne è andata da anni e papà è troppo deconcentrato per crescerti come meriti, io provo a fare del mio meglio, ho cercato di migliorare le tue condizioni, perciò tu devi capire... devi aiutarmi...devi capire>>. Si muove avanti e indietro per la stanza, in difficoltà, come se non riuscisse a trovare le parole. Alla fine, evidentemente ci rinuncia perché si passa una mano tra i capelli e sospira. <<Vado in camera mia a lavorare>> dice. <<Sotto c'è la tua amica>>.

Incompresi 2.0 ~The Misunderstood Series (SOLO MOMENTANEAMENTE sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora