Dolore

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Orgoglio - VII


«Be’, non è che ci sia bisogno di dirlo chiaro e tondo, no?»

No, infatti. Non c’era bisogno di dirlo affatto, era chiaro, era lapalissiano, era davanti agli occhi di tutti: lui e Deku erano fidanzati.

«Certo che c’è bisogno di dirlo», borbottò Katsuki.

«Però, voglio dire, non c’è una regola che lo decide.»

Era vero, nessuna regola imponeva di decidere il giorno, l’ora e il minuto in cui due persone iniziavano una relazione. Si poteva persino dire che lui e Midoriya avessero una relazione da quando erano bambini. Erano stati amici, poi conoscenti, poi amanti, e adesso erano fidanzati. Cazzo, se lo erano!

«No, hai ragione. Ma è questione di buon senso.»

«Certo. Adesso che te l’ho detto, comunque, è tutto dimenticato, giusto?»

Be’ ovvio, sarebbe stato da ragazzini andare da Deku a chiedergli se loro erano o meno fidanzati. Non c’era bisogno di rimarcarlo, e lui poteva benissimo dimenticare di essersi fatto tutti quei pensieri al riguardo.

«Assolutamente no.» O forse no.

Kumiko sospirò, torturandosi le mani. «Scusa, Bakugou-kun, non l’ho fatto apposta.»

Il ragazzo fece schioccare le labbra. «Immagino che tu stia solo eludendo l’argomento, allora. Be’, è diventato abbastanza urgente parlarne, sai?»

Lei si accigliò. «Ma ne stiamo parlando», osservò, poi parve esitare.

«Stiamo ancora parlando del mio cercapersone, vero? Spero di sì, perché non ho perso nient’altro.» Sul suo volto si dipinse un sorriso incoraggiante. «E comunque sono piuttosto sicura di averlo lasciato sulla scrivania di mio fratello.»

Katsuki grugnì. Dio, mischiare Deku e il lavoro non andava affatto bene. Era un po’ come mischiare gli alcolici, alla fine succedeva un macello.

«Se vuoi posso andare a recuperarlo durante la pausa pranzo.»

«All Might, uccidila tu», biascicò il ragazzo massaggiandosi la base del naso con due dita.

Il tirocinio di Kumiko Harada era iniziato da un paio di settimane, ma Bakugou era già stupito, orgoglioso e soddisfatto. Del proprio autocontrollo, per lo meno.

Quanto aveva dovuto scavare e ritrovarlo, l’autocontrollo, per impedirsi di eliminarla, di far sparire ogni traccia di lei dalla faccia della terra. Ah!, immaginava la soddisfazione nel far esplodere le punte dei suoi capelli orrendamente colorati, nel non udire più la sua vocetta irritante che gli faceva domande a raffica, e tutte domande stupide, come “Ti è mai capitato di far esplodere il cervello a qualcuno, Bakugou-kun?”, o “Credi che il mio nome da eroe sia abbastanza figo, Bakugou-kun?”, o ancora “Penso che dovrei aggiungere un po’ di azzurro alle punte dei capelli, tu che ne pensi Bakugou-kun?”. Oppure lo informava che aveva dimenticato il badge, o che era allergica alle uova quindi quell’insalata russa che lui si era preso la briga di ordinare anche per lei non andava bene, oppure che, come quel giorno, aveva smarrito il cercapersone.

«Non la sopporto! Prima di domani sera l’ammazzo, te lo giuro», diceva ormai da qualche giorno a Izuku.

«E dai, quanto esageri…»

«Tu non la conosci, non puoi neanche immaginare!»

In qualche modo Kumiko compensava con le sue capacità da eroe, che ripagavano almeno in parte la fatica che faceva Katsuki a insegnarle il mestiere sul campo. Il quirk di Kumiko era utilissimo, anche se un po’ complesso da usare. Poteva eliminare uno dei cinque sensi del suo avversario, che ne rimaneva privo per qualche ora al massimo. Il problema era che per farlo doveva guardarlo per almeno una trentina di secondi nel punto interessato. Questo ovviamente escludeva eliminare il gusto e, in alcuni casi, anche il tatto. Infatti a volte i criminali andavano in giro vestiti di tutto punto, con maschere in viso per non farsi riconoscere, e guanti per non lasciare impronte digitali. Ma quando Kumiko riusciva a utilizzare il proprio quirk i risultati erano garantiti – anche se a volte erano inaspettati.

Diventare un Eroe| Bakudeku AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora