Attrazione

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Attrazione - III

Katsuki non sapeva che cosa lo stava spingendo in quei giorni a rivangare così spesso le memorie del passato. Non era stato tanto l’incontro con Midoriya e tutto ciò che ne era conseguito… Forse era stato l’incidente sul tetto. Le parole che lui gli aveva detto quel giorno.

Non sei cambiato affatto.

E Katsuki sapeva che non era vero, o almeno sperava che non lo fosse, perché lui era cambiato tantissimo invece.

Non era successo negli anni di scuola, in cui si era divertito a fare ancora il bullo occasionalmente, ma aveva capito di non essere poi così speciale o bravo come credeva. Fino a quel momento era stato il bambino con il quirk più interessante, più spettacolare e più pericoloso di tutti.
Ma alla Yuei si era reso conto che il solo avere un bel quirk non significava essere capace di usarlo al meglio.

Era cambiato con il tempo, con calma, forse più tardi degli altri ma molto più in profondità. Era stato un cambiamento graduale e non sapeva a cosa fosse dovuto. Forse era solo maturato, come succedeva a tutti. La stoccata era giunta quando si era ritrovato a collaborare con eroi professionisti e si era reso conto che non si trattava solo di combattere.

Ci si doveva comportare da eroe anche fuori dalle missioni, se si voleva diventare eroi (odiava ammetterlo ma Best Jeanist aveva ragione, nonostante il gusto orrendo nel vestire, più da checca di quanto Katsuki si fosse mai sentito). Lui fuori dal lavoro era già tanto che rivolgesse un saluto a un passante. Per non parlare dei suoi comportamenti ben poco eroici a scuola, specialmente con Midoriya.

In quei giorni Katsuki ripensò a tutti i compagni che aveva preso in giro, a tutte le persone con cui se l’era presa solo perché quel giorno era arrabbiato. Più di tutto, ripensò a come aveva maltrattato Midoriya alle medie. E anche se all’inizio non capiva cosa fosse quel senso di nausea che gli attanagliava la bocca dello stomaco, quando ci rifletteva, poi aveva realizzato perché si sentiva così giù di morale: si vergognava di quel che aveva fatto. Ebbe modo anche di rimuginare sul suo lavoro, su come si approcciava alle situazioni, e giunse alla conclusione di non essere meglio degli altri, anzi di essere piuttosto mediocre come eroe, pronto solo ad attacar briga, incapace di elaborare una strategia diversa che non richiedesse il lanciarsi nelle situazioni a testa bassa. Non era per nulla bravo nel lavoro di squadra, e non era quasi mai il primo a proporre una strategia intelligente e davvero vincente. Il pensiero lo aveva spiazzato.

Credeva di essere migliorato – di essere cambiato – invece non era che un presuntuoso.

Forse era per farsi perdonare dall’universo che aveva dato la sua disponibilità per quello stupido progetto. Per cercare di essere una persona migliore. Non poteva cambiare quel che era stato, ma poteva almeno impegnarsi per essere più simile a qualcuno che ammirava. Uno come Midoriya ad esempio, che non si era arreso. Che nonostante tutto aiutava gli altri e lo faceva senza un quirk, ottenendo risultati che eguagliavano e a volte persino superavano quelli di un eroe. Sì!, ormai Katsuki era una persona diversa. Un buono. Un vero eroe, un altruista, un filantropo!

Quante cazzate.

Aveva aderito al progetto solo per vedere Izuku.

«Bakugou-kun, non mi sarei mai aspettata di vederti qui.»

«Nemmeno io.»

Ochako ridacchiò. «Non ti avranno mica obbligato, vero?»

Katsuki affondò le mani nelle tasche. «L’ho fatto solo per fare qualcosa di diverso», borbottò guardando altrove.

Erano passate poco più di due settimane da quando era rientrato al lavoro e il direttore aveva deciso di tenerlo impegnato in aree relativamente tranquille, per non permettergli di attirare l’attenzione. Per fortuna l’interesse dei media per il macello che aveva combinato con Chiyo Nakano si stava attenuando e, proprio quando pensava che avrebbe presto riacquistato una routine, arrivò la chiamata della Yuei.

Diventare un Eroe| Bakudeku AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora