Il freddo delle manette sfiorava i polsi di Alan, chiuso in plancia con i pochi superstiti della nave da guerra italiana in affondamento. Due soldati lo tenevano sotto tiro con i loro fucili, mentre gli altri erano con gli occhi fissi alla porta, ascoltavano il rumore degli spari, il frastuono dei motori delle imbarcazioni russe e le urla dei compagni che cadevano sul ponte di coperta. Martina non aveva più risposto alle sue comunicazioni, l'auricolare gli era stato rimosso così come le sue armi, lo avevano sorpreso in 6 e non aveva altra opzione che arrendersi. Sperava solo che la sua ragazza avesse avuto più fortuna di lui. Alan si sentiva come un topo in trappola che aspettava di venire divorato senza poter fare nulla. I russi avanzavano sul ponte della nave mietendo vittime fra i marinai italiani in netta minoranza.<< Ragazzi, tenete d'occhio la porta, non possiamo cedere>> le parole di un ufficiale risuonarono vuote e prive di forza nella stanza. <<Siamo tutti fottuti, i russi sono più di voi, avrei dovuto aspettarmi un attacco prima o poi>> disse Alan con rammarico, subito ammonito da un soldato. Dei fori di proiettile comparvero sulla porta della plancia, ormai era buio e la luce artificiale della nave filtrava dalle piccole aperture. Dei passi rapidi si udirono fuori e la porta si spalancò, un russo apparve sulla soglia, la maschera bianca caratteristica era rossa di sangue, sul corpo di potevano contare almeno due fori di proiettile. L'uomo stramazzò a terra e tre figure comparvero sulla porta, i marinai abbassarono le armi, riconoscendo lo stemma della polizia italiana in mano a uno di loro. I tre uomini entrarono nella plancia di comando, illuminati solo di spalle, uno di loro lanciò un bengala verde. La luce del Bengala fece vedere bene le facce degli uomini ad Alan. Il giovane sorrise <<era l'ora cazzo>> disse prima che uno dei tre uomini si appropinguasse a rimuovergli le manette. Ora Alan era in piedi sul ponte della nave, ormai inclinata pericolosamente da un lato <<Voi servizi segreti non vi fermate davanti a nulla eh? Avete costretto i russi alla fuga, da quando avete così tanti uomini?>> Alcuni soldati dei servizi segreti italiani camminavano sul ponte, vestiti con una tuta da immersione e armati con fucili semiautomatici. Alan si era messo in contatto coi sevizi segreti prima della missione, doveva unirsi a loro finito tutto, ma l'attacco dei russi aveva scombinato le cose. In cambio del suo aiuto per sbarazzarsi di De Rosa Alan sarebbe stato assolto da tutti i suoi crimini, stessa cosa valeva per la sua ragazza. <<Ti siamo mancati per caso?>> I tre uomini che avevano salvato Alan e l'equipaggio non erano altri che Giovanni, Luigi e Nicolò, avevano realizzato il loro sogno entrando in marina, dimostrando ottime capacità erano passati ai servizi segreti. <<Mi avete tirato fuori fai casini, ma ora dobbiamo tornare in paese e salvare il salvabile prima che sia troppo tardi>> <<Alcuni russi sono entrati nella villa del tuo vecchio capo e si sono asserragliati lì, dobbiamo eliminarli ma dobbiamo anche sapere cosa avevano in mente di fare attaccando la città.>> Disse Luigi ricaricando l'm4 e scendendo verso lo zodiac che aveva condotto sulla nave i soldati. Alan si ricordò di una cosa, la paura gli invase le membra. Corse in plancia e recuperò il suo auricolare. Come temeva, non c'era nessun segnale della presenza di Martina. Saltò sul gommone che si diresse a riva a tutta velocità. I quattro sbarcarono sulla piccola spiaggia del paese, Alan aveva ottenuto una pistola five Seven da nove millimetri. Camminarono ad armi spianate , ma le vie apparivano stranamente deserte. Il silenzio era innaturale e inquietante. Ad Alan venne in mente un ricordo che avrebbe preferito rimuovere dalla mente. Ricordò un altro traffico che conducevano i russi. Esseri umani. <<Li hanno presi tutti>> disse Ferrante come in trance <<Che stai dicendo?>> Rispose Nicolò <<I russi sono trafficanti di esseri umani, hanno preso tutti per rivenderli o chissá cos'altro>> rispose Alan con voce tramante. Gli altri tre rimasero fermi, stupiti e inorriditi da cioè che il giovane aveva detto. <<Voi controllate ogni casa e ogni angolo, io ho una cosa da fare>> Alan corse vero il porto, le gambe che sembravano muoversi da sole, non sentiva stanchezza, gli sembrava di volare in prede all'adrenalina. Doveva trovare Martina, sperava con tutto il cuore che fosse ancora lì ad aspettarlo, sana e salva. Continuava a correre per le vie vuote, vi erano alcuni segni di lotta, fori di proiettile, sangue e anche alcuni corpi di chi probabilmente si era opposto. Vide la villa, in lontananza, i russi dovevano averla presa come base momentanea. Non gli importava nulla dei suoi vecchi compagni, l'unica cosa che contava per lui era rivedere Martina sana a e salva. Riprese a correre più veloce di prima.
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Teste di serpente
General FictionIl giovane Alan è un criminale al servizio di una potente famiglia mafiosa, tuttavia l'unica cosa a cui tiene è la sua ragazza, con la quale vive felicemente sulla riviera toscana, ma presto la loro vita perfetta verrà distrutta e Alan stesso si tro...