"Il segreto della felicità è la libertà, il segreto della libertà è il coraggio" (Carrie Jones).
<<Svegliati Martina, svegliati>> la voce calma e pacata di Alan le fece aprire gli occhi. Si era di nuovo intrufolato nel dormitorio femminile. Martina scostò le coperte ruvide e si guardò attorno. Alan era seduto sul fondo del letto, loro erano gli unici svegli. Il dormitorio era uno stanzone ampio, le pareti solcate dai letto grigi e i loro rispettivi comodini, tutti occupati. <<Sei pazzo? Se ti scoprissero sarebbe la terza volta questo mese, la sorvegliante ti ucciderebbe>> disse lei a bassa voce, la preoccupazione evidente in quelle parole. <<Non posso farci nulla se mi manchi così tanto>> rispose lui <<vieni con me sul tetto?>> Lei si alzò e andarono insieme verso il tetto dell'enorme edificio in mattoni che era la casa famiglia che li ospitava. Erano arrivati lì quando avevano 7 anni, lui mandato dagli zii che non volevano tenerlo e lei perché persi i suoi non aveva nessuno. Avevano subito stretto un forte legame, erano chiamati da tutti "i fidanzatini" anche se effettivamente non stavano ancora insieme. Superarono il corridoio fuori dal dormitorio e arrivarono alle scale. Dei passi li fecero sobbalzare, lui la prese per mano e si spostò con lei dietro un angolo. La grossa sorvegliante scese le scale verso il basso, non fermandosi al loro piano. La sorvegliante era un donnone grosso come un armadio, severissima, non esitava ad usare le mani anche sui bambini, era odiata da chiunque. <<Perché ridi così?>> Chiese Alan a Martina che era stretta a lui <<il tuo cuore batte fortissimo, hai paura anche tu eh? E poi fai tutto il coraggioso>>Alan arrossì e disse una sola parola <<andiamo>> con voce tremante per l'imbarazzo. Alan era conosciuto come uno dei ragazzi più forti e coraggiosi dell'orfanotrofio. Mentre gli altri giocavano lui si allenava, correva, faceva flessioni e addominali oltre ad altri esercizi. Era di sicuro il più alto col suo metro e settantotto ad appena 14 anni. Martina aveva appena capito che anche lui aveva paura di cose come la sorvegliante, ma aveva imparato a non mostrarlo. Era un leader per alcuni ragazzi li, aiutava sempre quando poteva ed era rispettato da tutti. Salirono le scale e quasi non si scontrarono rovinosamente contro un'altra coppia. Silvia e Alessandro scendevano precipitosamente le scale, evitarono per pochissimo Alan e Martina. <<Sorvegliante, corridoio a destra>> queste le parole che Alessandro disse rapidamente prima di continuare la rovinosa fuga. Loro due erano una coppia ormai da diverso tempo, tutti pensavano stessero bene insieme, sarebbero usciti da lì a breve, ormai quasi maggiorenni. Martina salí agilmente gli ultimi gradini che portavano al piano da cui si accedeva al tetto. Guardò subito a destra e come si aspettava vide la sorvegliante dell'ultimo piano che veniva verso di lei che non poteva essere vista, nascosta dietro la tromba delle scale. Un istante dopo Alan la raggiunse e la guardò con aria interrogativa e lei rispose annuendo, si la sorvegliante era davvero in giro. Alan allora vedendo la situazione, staccò un bottone dal suo pigiama e lo lanciò nel corridoio. Nella penombra la donna, una cinquantenne anch'essa molto alta e forte, non poteva vedere il piccolo bottone e sentendo solo il rumore del suo rimbalzo, corse verso quella direzione. Alan e Martina ne approfittarono e con passo felino le passarono dietro prima di arrivare alla scala per il tetto. Uscirono all'aperto. Lo spettacolo che avevano davanti era quasi surreale. Le luci dell'alba illuminavano le tegole dell'ampio tetto con sfumature di rosso, giallo, arancione e indaco, il vento gli agitava i capelli e trasportava i profumi dei fiori del giardino della casa, il mare appariva in lontananza. Scesero fino al termine del pendio del tetto e si sedettero lì, in silenzio. Dopo qualche istante Alan prese la mano di Martina nella sua. La guardò negli occhi, l'azzurro dei suoi che fissava il marrone degli occhi di lei. <<Oggi ce ne andremo da qui. Rischieremo tanto e potremmo separarci, potrei non vederti più.>> I due avevano programmato per quella sera la fuga da quel posto orribile, insieme. Solo chi veniva adottato ne usciva, lei era stata scelta da sola e sarebbe partita fra una settima, ma loro due non volevano separarsi per nulla al mondo.<<Io non voglio perderti Alan>> sussurrò lei con un filo di voce che per poco si perse nel vento. <<Nemmeno io>> Alan prese coraggio, la mano cominciò a tremare in quella di lei. <<Io ti amo>> disse con voce venata dalla paura il ragazzo <<anche io>> rispose semplicemente lei, prima di avvicinarlo a lui e baciarlo. Rimasero avvinghiati così per un tempo che poteva essere di un minuto come di un'ora, non lo avrebbero mai capito in quel momento. Erano solo loro due, come avevano sempre sognato, loro due e basta, nessun orfanotrofio buio e umido, nessuna sorvegliante pronta a punirti e niente regole. Dei forti passi interruppero quel momento così bello. I due scesero dal tetto e videro la sorvegliante passare ancora una volta nel corridoio. Attesero che si fosse allontanata e poi scapparono vero i rispettivi dormitori, tutto questo tenendosi per mano. Si salutarono con un piccolo bacio prima di tornare ai letti.
Alan dormí forse un'ora o poco più prima che la sorvegliante venisse a svegliare tutti con la solita campana. Aveva imparato a saltare giù dal letto rapidamente, chi non lo faceva riceveva la prima razione di botte della giornata. Andò a fare la doccia con gli altri come tutte le mattine, rigorosamente fredda. Era primavera ma dentro l'edificio la temperatura era sempre bassa. Lui non aveva praticamente amici lì, nonostante tutti lo rispettassero, quindi si lavò in silenzio, tremando per il freddo. Finita la doccia i ragazzi cominciarono le lezioni, maschi e femmine in classi separate. Per tutta la mattina Alan pensò a quella che era ora la sua ragazza, alla loro fuga. L'insegnate lo riprese diverse volte, invano. La sua mente era già fuori da quel posto, era con Martina su una spiaggia o sui monti, liberi. Il pomeriggio Alan invece che allenarsi come al suo solito, corse immediatamente prima da Nicolò, un ragazzo spagnolo della sua età. I suoi erano emigrati in Italia dove lui era nato, ma erano stati costretti a tornare nel loro paese per mancanza di permessi di soggiorno, lasciando il figlio in quella casa famiglia. <<Hai quello che ti ho chiesto?>> Niccolò estrasse una chiave argentata dalla tasca. Era il pass-partout del sorvegliante del primo piano, un vecchio ben poco sveglio. << Prenderla è stato un giochetto, stasera devi assicurare la fuga a me, Luigi e Giovanni siamo chiari?>> Niccolò, Giovanni e Luigi erano amici da molto tempo, sognavano il mare,che avevano visto solo dal tetto e di cui a volte sentivano l'odore trasportato dal vento. Il loro obbiettivo era di fuggire da lì e navigare il più lontano possibile. <<È chiaro che lo farò, mantengo sempre la parola, ora mi dispiace ma devo scappare>> Nicolò non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Alan si era già dileguato. Corse verso il cortile, sapeva che l'avrebbe trovata lì, come tutti i giorni. Uscendo non vide però Martina. Sulle prime pensò di cercarla altrove, poi vide un gruppo di ragazzi disposti a cerchio, che calciavano qualcosa...o qualcuno. I capelli neri che vide erano inconfondibili. La riconobbe lì in mezzo, sanguinante. Martina era stesa dietro quei ragazzi, immobile, mentre loro continuavano a infierire su di lei.
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Teste di serpente
Ficción GeneralIl giovane Alan è un criminale al servizio di una potente famiglia mafiosa, tuttavia l'unica cosa a cui tiene è la sua ragazza, con la quale vive felicemente sulla riviera toscana, ma presto la loro vita perfetta verrà distrutta e Alan stesso si tro...