Nel mirino

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Alan venne svegliato dal suono acuto che era la suoneria del suo cellulare. Martina, al suo fianco, si alzò di scatto, lo prese e glielo passò. Un messaggio appariva chiaro al centro dello schermo, il mittente era Antonino e lo invitava a presentarsi subito alla villa. <<Dobbiamo andare>>disse lui rapidamente. I due si prepararono ed uscirono di casa quando erano ancora le 11. Saltarono sulla BMW e nel giro di un quarto d'ora erano già alla villa. Antonino li salutò e li ragguagliò su ciò che dovevano fare per lui. Un grosso cacciatorpediniere avrebbe attraccato al largo del paese la sera stessa. A bordo vi era un registro che riportava tutti i rapporti delle spie che li avevano osservati in quel periodo. Avevano intenzione di puntare le batterie missilistiche sulla villa e arrestare l'intera organizzazione. Il compito di Alan e Martina era quello di salire sulla nave, distruggere il registro e affondarla. Dopo un breve briefing i due scesero nell'armeria della villa a preparare la loro attrezzatura. L'armeria era una grossa stanza grigia, senza finestre, com i muri ricoperti di armadietti e rastrelliere per le armi. Conteneva fucili e pistole di ogni tipo, oltre a un paio di lanciamissili ed esplosivi vari. I due si fermarono sulla soglia, illuminati dalla bianca luce di un led. Gli occhi di Martina si fissarono su un'arma in particolare. Un fucile da cecchino Barret calibro 50, un'arma precisa quanto potente. <<Aspettavo da troppo tempo di usarlo>> disse lei sorridendo ad Alan, che invece optò per un modesto M14 con doppio mirino, uno telescopico e uno per le brevi distanze. Presero anche un paio di tute militari nere e una pistola a testa. Riposerò tutto l'equipaggiamento all'interno di un furgone, pronto per la sera. Alan chiuse le porte e si girò verso la sua ragazza<< sono stanco di tutto questo, il rischio che corriamo non era mai stato così alto. Una nave da guerra? Ti rendi conto? Finita questa missione non voglio più avere nulla a che fare con questa famiglia di pazzi.>> Lei gli rispose con uno sguardo di assenso, prendendogli la mano e annuendo. Il tempo passò rapidamente fino al lento calar del sole. I due erano sdraiati su un pendio di fronte al piccolo porto, i fucili spianati. Una piccola motovedetta era ormeggiata sul molo, si muoveva lentamente, cullata dalle onde. Due uomini in uniforme conversavano tranquillamente sulla banchina. <<Prendo quello alla mia sinistra e tu quello a destra, appena la cima della barca si tende di nuovo, apriamo il fuoco>> <<Chiaro>>rispose lei con voce calma e fredda. I due si rilassarono, rallentarono così i battiti del loro cuore e respirarono lentamente mentre la cima di ormeggio si tendeva per via delle onde. Alan guardò la sua ragazza stessa affianco a lui. L'occhio era in perfetta coesione con il mirino, la mente che calcolava ogni variabile. Martina come lui non sbagliava mai il colpo, per questo lo aveva accompagnato per questo compito. Il fucile era enorme, poteva lussare la spalla a un tiratore inesperto, ma con lei non sarebbe sicuramente successo. La cima si tese, Alan trattenne il respiro... Due colpi risuonarono come un unico sparo, i due uomini si accasciarono sulla banchina, due fori apparivano sui loro colli, uno più piccolo era il colpo di Alan, mentre il proiettile ben più grande di Martina aveva quasi decapitato l'altro uomo. Il porto era deserto come previsto in precedenza e per loro di facile arrivare ai corpi, svestirli e indossare le loro divise. Nascosero i cadaveri all'interno della sottocoperta della motovedetta. Martina avrebbe accompagnato Alan fino alla nave, dove sarebbe salito a posizionare le cariche, poi sarebbe tornata a riva e avrebbe imbracciato il fucile, pronta a intervenire per qualsiasi imprevisto. Le uniformi calzavano alla perfezione ai due, che misero in moto la piccola imbarcazione, che partì con un forte rombo e un conseguente sciabordare dell'acqua. <<Non si torna più indietro>> disse freddo lui<<Sicuro di volerlo fare? Ci saranno tanti punti in cui non potrò aiutarti da riva>> <<Posso farcela, ho studiato tutto nei minimi dettagli>>. I due presero degli auricolari dalle tasche delle uniformi e li indossarono. Ora potevano parlare a distanza senza problemi, gli auricolari erano anche completamente impermeabili. Alan diede una rapida occhiata al nome sulla divisa, Gianni Verderio, memorizzò la sua nuova identità da ispettore portuale. Arrivarono sotto la nave da guerra, la lunghezza di 150 m la faceva apparire come una massa enorme in confronto alla motovedetta, le torrette missilistiche puntavano verso il cielo sulla prua, mentre a poppa vi era una piattaforma di atterraggio per elicotteri. Dopo le comunicazioni di protocollo si accostarono alla nave verso poppa e venne calata una scaletta come detto via radio. Alan sali e fece cenno a Martina di allontanarsi, lei fece ripartire il natante e si allontanò verso riva, la scia della barca che luccicava sotto la poca luce solare rimasta del tramonto. Arrivato sul ponte Alan vide un uomo tarchiato con un paio di baffi dirigersi verso di lui. Dai gradi sulle spalle lo riconobbe come il comandante. <<Benvenuto a bordo signor Verderio, sono il capitano Neretti, prego mi segua sulla coperta>> <<Preferirei ispezionare prima la sala macchine, se non la disturba>> <<Certo che può , posso chiederle il motivo?>. Nei porti precedenti mi hanno segnalato pessime condizioni della sala, per questo voglio partire da lì>> Alan mostrò un rapporto preparato ad hoc per il comandante, alla villa. Mentre Meretti leggeva lui si fece accompagnare alla sala macchine. La sala appariva perfettamente in ordine , il metallo splendeva pulito sotto i led e il rumore dei diesel prorompeva nella stanza. <<Mi ci vorrà un po' , penso abbiate da fare per le manovre di attracco capitano>> <<La lascio al suo lavoro, Giovinazzi, accompagna il signor Verderio in coperta appena ha finito>> Alan aveva previsto che avrebbe avuto qualcuno a osservarlo, motivo per cui aveva nascosto i piccoli esplosivi ad alto potenziale nelle maniche della divisa. Mentre ispezionava un condotto che passava lungo lo scafo, aspettò che Giovinazzi, un allievo ufficiale, aveva capito dai gradi, si girasse e poi lasciò scivolare dalle maniche le due bombe e le posizionò sullo scafo. Avrebbero aperto due brecce che avrebbero fatto affondare la nave lentamente, lasciando tempo per evaquarla. Ora Alan doveva occuparsi solo del registro, sapeva che era nella cabina del capitano, Meretti era il responsabile delle spie che erano state mandate da loro in precedenza, dirigeva il tutto ormeggiato con la sua nave poco distante da lì. Alan fece un cenno al ragazzo che lo portò in coperta. Ispezionò frettolosamente il resto della nave e si ripresentò da Meretti in plancia. <<Capitano, ho riscontrato un problema di cui dovrei parlarle, preferirei andare nella sua cabina per discuterne in privato>> io comandante acconsentì ed entrarono nella sua cabina. Era una stanza spartana e spoglia, vi erano solo librerie e vari fogli sparsi, il capitano badava solo alle missioni e curava poco la propria vita. <<Di cosa mi deve parlar...>> Meretti non fece in tempo a finire la frase che Alan gli aveva già tappato la bocca con una mano, mentre con l'altra gli aveva piantato una siringa narcotica nel collo. Lo aveva fatto in maniera troppo agile perché il comandante potesse reagire, provò a liberarsi ma presto gli mancarono le forze e si accasciò a terra. Alan cercò il registro e lo trovò in un cassetto della scrivania. Strappò le pagine e le gettò nello scarico del water del piccolo bagno del capitano.<<Sono in posizione>> la voce di Martina arrivò ad Alan <<affermativo>>rispose lui, sperava di non avere bisogno della sua copertura. Finita l'operazione estrasse il detonatore e lo attivò. Il rumore sordo dell'esplosione arrivò fino alla cabina, la nave tremò leggermente e si inclinò verso il lato dove erano detonati gli esplosivi. In quel momento di caos uscì dalla cabina, corse fino al ponte di coperta e si diresse verso le ringhiere. Due soldati gli si pararono davanti, dietro di loro un uomo che Alan identificò come primo ufficiale sempre per via dei gradi. Dovevano avere intuito che lui c'entrasse qualcosa con ciò che era appena accaduto. Alzarono i fucili e gli intimarono di alzare le mani. Alan guardò la riva, vide il riflesso del mirino di Martina. <<Spostati a destra>> la voce nell'auricolare arrivò insieme al suo pensiero, si spostò in modo che lei avesse sia il primo ufficiale che un soldato allineati sulla linea di tiro. Un colpo risuonò forte e il primo ufficiale volò di lato, metà busto ridotto a un ammasso sanguinante. Uno dei due soldati stramazzò anch'egli colpito al torso. L'altro rimase stupito giusto il tempo necessario ad Alan per colpirlo alla trachea con la mano di taglio, rompendola e condannandolo a morire per asfissia. Si girò verso il mare e ciò che vide lo stupì. Una piccola poetarinfuse avanzava verso di loro, scortata da tre motoscafi armati di mitragliatrici che facevano fuoco sulla grossa nave ormai inerme. Tutte le imbarcazioni battevano bandiere russa.
<<O Dio santo>> le parole di Martina riecheggiarono nella mente di Alan, vuota e senza un piano preciso. Cominciò a sudare freddo e le gambe gli tremarono quando vide altri motoscafi andare velocemente verso riva, verso la sua ragazza, verso l'unica cosa a cui teneva. Si sentiva terribilmente impotente, come anni prima, alla casa famiglia...

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