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Prima di uscire di casa mi fermo sulla porta e cerco di fare mente locale: ho preso tutto?
Tasto le tasche del cappotto per esserne sicura. Cellulare, preso. Thermos con il caffè, preso.
Mi batto una mano sulla fronte e inizio a rovistare nella borsa. Dove diavolo è la penna USB?
Sbuffo e controllo l'orologio. Segna le sette e ventinove. Ovviamente, dimentico le cose quando sono di fretta. Ormai arriverò in ritardo a lavoro.
Lascio cadere la borsa per terra e corro in salotto a frugare nei cassetti e controllo anche che non sia rimasta attaccata al portatile. Non c'è traccia di questa benedetta penna USB.
"Fai mente locale, Sonia," penso, "dove l'hai messa?"
L'ho usata ieri pomeriggio, per salvare la relazione che avevo scritto. L'ho rimossa e poi..
L'ho messa nell'altra borsa!
Corro per arrivare nella mia camera, ma sono costretta a bloccarmi di colpo una volta arrivata davanti alla porta. Inizio ad aprirla con una lentezza disarmante, cercando di non svegliare il ragazzo all'interno -sempre se non sia già sveglio. A quel punto sarebbe un problema.
Fortunatamente dorme ancora, i riccioli sono sparsi disordinatamente sul cuscino e ha un'espressione serena sul volto. Sono tentata dal togliermi le scarpe per non rischiare di svegliarlo col rumore dei tacchi perché non ho proprio voglia di rimanere a parlare con una delle mie scappatelle, ma sono già abbastanza in ritardo.
Mi avvicino all'armadio e inizio a cercare quella borsa, ma neanche di questa c'è traccia. Dove diavolo è finita?
Questa giornata non potrebbe iniziare peggio.
Può essere o nella stanza di Charlie, o nella stanza di Tanya. Charlie sta dormendo, e potrò anche arrivare tardi a lavoro, ma non la sveglierò. So come diventa quando qualcuno la infastidisce di mattina nei suoi giorni liberi. Tanya, invece, è uscita ieri sera e non è tornata per la notte. L'avrà presa lei, come sempre. Come ho fatto a non accorgermene?
"Cazzo."
Come se non bastasse, sento una specie di grugnito alle mie spalle; serro gli occhi, maledicendomi. Cazzo, cazzo, cazzo. Mancava solo questa.
Mi giro lentamente per vedere il ragazzo rigirarsi nel letto, e spero che non apra gli occhi e ritorni a dormire. Ma ovviamente, oggi niente va come vorrei.
Li apre lentamente e, con sguardo confuso e spaesato, si guarda un po' intorno, poi il suo sguardo si ferma su di me e sembra ricordare tutto. Un piccolo sorriso si fa spazio sul suo volto, anche se rimane sempre l'espressione spaesata e anche leggermente nervosa.
"Ehi," mugugna.
Cazzo. "Ehi," rispondo a disagio, facendola sembrare più una domanda che un saluto. Appena nota che sono vesita e pronta per andare da qualche parte, aggrotta le sopracciglia.
"Dove vai?"
"Emh, devo andare a lavoro." Dio, mi fa pena. "Tu puoi fare con comodo. La mia coinquilina sta dormendo nell'altra stanza, se hai bisogno di qualcosa." Da brava perfida che sono, rido mentalmente al pensiero della sua furia che si riversa su questo povero sconosciuto.
Come se non bastasse, la sua espressione accigliata si trasforma in una triste e delusa. Tipico. Ecco perché volevo andarmene prima che si svegliasse. Ovviamente la giornata non sarebbe potuta iniziare peggio. "Oh, okay," ti prego, non fare quegli occhi da cucciolo. Aspetta, come si chiama? Havy? Havery?
Doveva capitare a me, quello così? Non potrebbe semplicemente svegliarsi, dire "grazie, è stato bello" e andarsene?
"Allora.." Faccio una pausa, non sapendo cosa dire, visto la mia poca esperienza con i ragazzi che vorrebbero rimanere. Sono decisamente più abituata a quelli che se ne vanno ringraziando e basta. "Addio, Havy." Spero di aver azzeccato il nome. Ora che ci penso, che razza di nome è Havy?
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Instructions for use [h.s.]
Fanfiction"Beh, cosa facciamo adesso?" Ci penso un po' su, per poi girarmi di nuovo verso il ragazzo accanto a me. "Ti andrebbe di scopare?" E in un secondo, è di nuovo accovacciato sul gabinetto a vomitare.