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"Sonia!"

Sobbalzo dallo spavento al sentire una voce chiamarmi urlando. Chiudo di scatto la bocca e mi guardo intorno spaesata, sentendo poi qualcosa di umido sul mio viso.

"Sonia, cazzo, sono le otto!"

Passo la manica del mio pigiama sopra le mie labbra, vedendo poi un liquido trasparente su di essa. Ehw.

Faccio una smorfia di disgusto, tappandomi poi le orecchie al sentire che alle urla provenienti da fuori la mia stanza si aggiungono forti pugni contro la porta e il fastidioso miagolare del gatto; cosa che non aiuta per niente il mal di testa post sbornia che non tarda a colpirmi le tempie, costringendomi a ricadere con la testa sul cuscino quando cerco inutilmente di alzarmi.

"Sonia, farai tardi a lavoro. Te lo dico per l'ultima volt-"

"Sono sveglia, cazzo!" Urlo disperatamente, nascondendo la testa sotto le coperte. Non ho né la forza, né la voglia di abbandonare il mio letto oggi.

"La prossima volta me ne fregherò di te, così imparerai ad ubriacarti così tanto la sera prima." Il rumore dei passi di Charlie continua ad affievolirsi sempre di più, segno che è andata via. Sembrerebbe più irritata del solito, il che è molto grave; già per il fatto che sia sveglia a quest'ora. Magari le hanno anticipato il turno al bar, penso, anche se è piuttosto improbabile. Hanno tutti paura di Charlie di prima mattina.

Mi trascino fuori dal letto, gattonando fino alla porta. Una grossa palla di pelo si avvicina a me, strisciando la testolina pelosa sul mio braccio e facendo le fusa.

"Ruffiano," borbotto. Lui emette un miagolio sbiascicato, per poi sedersi e passarsi la zampa sul punto della testa dove l'ho precedentemente accarezzato, dopo essersela leccata. Continuo per la mia strada, arrivando davanti alla porta. Allungo un braccio fino ad aggrapparmi alla maniglia, facendo poi forza su di essa per alzarmi. Solo una volta in piedi la abbasso, aprendo poi la porta. Guardo entrambi i lati del corridoio per accertarmi che Charlie non sia nei paraggi, mentre Cookie saltella fuori velocemente, in attesa di essere nutrito; devo tenermi ad almeno venti metri di distanza da lei, non vorrei dover subire ulteriormente la sua furia, soprattutto con i postumi di una sbornia.

Mi infilo sotto la doccia, e solo allora mi permetto di pensare alla sera prima; nonostante i ricordi siano piuttosto sfocati e confusi e siano formati da soli spezzoni di tutta la serata -che per quanto io mi possa sforzare, non riesco mai a mettere insieme- una cosa spicca tra di essi, un ricordo nitido sul quale vorrei che l'alcol facesse maggior effetto, cancellandolo dalla mia mente: io ed Havy, nello sgabuzzino di quel bar. Avrei addirittura gradito il fatto che avessimo eventualmente portato a termine quello che avevamo -o stavamo per- iniziare, ma forse al ragazzino era appena venuto il ciclo, ed era dovuto scappare. Perché davvero, non riesco a trovare un valido motivo per cui abbia dovuto farlo.

Oppure, forse è gay.

Mi infilo le mani tra i capelli in modo che il mio viso sia coperto dalle mie braccia, poi dò libero sfogo a un urlo che fortunatamente esce attutito dal getto dell'acqua e dalle braccia davanti alla mia bocca. E' un avvenimento decisamente da archiviare, nascondere sul fondo di una bottiglia della coca-cola, rinchiuderla in un forziere, chiuderlo a chiave, dare la chiave in pasto a Cookie e buttarlo nelle profonde acque dell'oceano pacifico. Non il mio gatto, ovviamente. Il forziere. E perché no, gradirei buttarci anche Havy.

Dopo aver fatto rilassare i miei muscoli, esco dalla doccia. Per il mal di testa, invece, niente da fare. Ho decisamente bisogno di una pillola. Torno in camera mentre mi tampono i capelli bagnati con un'asciugamano, vedendo Cookie corrermi incontro. Gira intorno ai miei piedi rendendomi difficile camminare verso la mia stanza, rischiando anche di farmi inciampare. Evidentemente Charlie è così incazzata - per un motivo a me ancora sconosciuto ma che potrei pure fare a meno di scoprire per ora, per la mia incolumità - da non aver voluto nemmeno dare da mangiare al gatto. Povero Cookie.

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